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» Recensione di La fille du régiment di Donizetti al Teatro Verdi di Trieste

William Fratti, 20/05/2009

In breve:
14/05/2009 - La fille du régiment di Gaetano Donizetti, opéra-comique troppo spesso bistrattato dai teatri di tradizione, torna a risplendere sul palcoscenico del Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste in un nuovo allestimento firmato da Davide Livermore, con scene di Pier Paolo Bisleri e i bei costumi di Gianluca Falaschi.



La fille du régiment - Scena

La regia dell'artista torinese è molto divertente, ma rischia di eccedere in un pout-pourri di effetti e allusioni da varietà. L'antefatto dell'abbandono di Marie è narrato da alcune azioni mute sulle note dell'ouverture, ma la fine del racconto è purtroppo sciupata da una serie di petardi scoppiettanti. I soldati del reggimento ricordano un gruppo di simpatici burattini, Sulpice è ferito e dotato di un divertente braccio meccanico, mentre Marie assomiglia alla Lady Oscar disegnata da Riyoko Ikeda. Inoltre durante i recitativi si odono alcuni riferimenti a Frankenstein Junior, Fantozzi e Gialappa's Band. La scenografia è funzionale, ma non sempre interamente visibile dalla platea, mentre i costumi sono giustamente in linea con la caricatura dei personaggi.


La fille du régiment - Silvia Dalla Benetta Silvia Dalla Benetta è una Marie strepitosa, e la sua tecnica importante le permette di affrontare il faticoso ruolo con facilità, sia nelle parti più liriche sia nei tratti ricchi di colorature. Il recente cambiamento di repertorio che sta affrontando il soprano vicentino, che l'ha portata a debuttare ruoli più drammatici come le verdiane Gulnara e Odabella e a riprendere Violetta, le sta conferendo un colore più scuro e una maggiore dimestichezza nel registro grave, senza intaccare la sicurezza nei sovracuti e la delicatezza nei piani e nei filati. Il pubblico la accoglie calorosamente fin dalla sortita “Au bruit de la guerre” e dall'inno “Chacun le sait, chacun le dit”, riccamente contornati di agilità molto ben eseguite e note sovracute saldamente appoggiate, e la applaude lungamente sia alla conclusione de “Il faut partir”, dove si mostra più lirica e raffinata, sia in secondo atto con “Par le rang et par l'opulence” e “Salut à la France”. Oltre alle doti vocali Silvia Dalla Benetta si distingue anche per le sue spiccate qualità interpretative, che in questo allestimento la portano ad essere un vero e proprio maschiaccio, e presenta un personaggio molto credibile. La fatica fisica che deve sostenere per cantare, correre e saltellare sul palcoscenico per tutta la durata dell'opera è certamente apprezzabile.


La fille du régiment Gianluca Terranova è un Tonio vocalmente più scuro di quanto non siano i tenori solitamente impegnati in questo ruolo, ma ciò non gli impedisce di eseguire correttamente la cabaletta “Pour mon âme”, attesa da tutti gli spettatori. Le tecniche di appoggio e di emissione non sono delle migliori, ma l'artista possiede certamente tutte le qualità necessarie per poter diventare un grande interprete del repertorio lirico.


La fille du régiment Dionisia Di Vico veste i panni di una divertente Marchesa, subito ben accolta dopo l'aria “Pour une femme de mon nom”, dove mostra la corposità della sua voce mezzosopranile, mentre Sulpice è interpretato da Giovanni Guagliardo. Completano il cast Manrico Signorini, Gianluca Bocchino, Giuliano Pelizon e gli attori Ariella Reggio e Massimiliano Borghesi nei ruoli degli spassosi Duchessa di Krakentorp e del figlio.

 


Il coro del Teatro Lirico Giuseppe Verdi è diretto da Lorenzo Fratini, mentre la guida dell'Orchestra è affidata a Gérard Korsten, che purtroppo risulta essere privo della verve donizettiana fin dalla sinfonia e per tutta la durata dell'opera, tanto che in alcuni punti gli interpreti sembrano dettare il tempo con i loro gesti in palcoscenico.
 

 
 
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