Il Turco in Italia di Gioachino Rossini, opera spesso ed
ingiustamente non considerata allo stesso livello della rivale L'Italiana in
Algeri, prosegue la Stagione d'Opera e Balletto 2008-2009 del
Teatro Carlo Felice di Genova, con la ricostruzione della produzione
originale del Rossini Opera Festival 1983 in memoria di Emanuele Luzzati
a due anni dalla scomparsa.
Di sicuro effetto ed ancora attuali sono le scene
dello scenografo genovese, sapientemente rinnovate dall'allievo Michele G.
Olcese, oggi Direttore degli Allestimenti Scenici del Teatro Carlo Felice e
dagli ottimi collaboratori che lo hanno coadiuvato. I costumi e le maschere
sapientemente disegnati e particolarmente ispirati di Santuzza Calì sono
l'ideale, addirittura perfetto contorno di un allestimento che dimostra di avere
un solo filo conduttore che si snoda in un esemplare accostamento di arti
sceniche.
La regia di Egisto Marcucci ripresa da Elisabetta Courir è
elegante e raffinata, purtroppo talmente curata e di gusto, soprattutto nelle
parti corali, da risultare poco spontanea, togliendo brio all'esilarante stile
rossiniano. Lo stesso vale per la direzione di Jonathan Webb, bacchetta
sempre più emergente nel panorama lirico internazionale, particolarmente attento
ad ogni singolo passaggio, ma forse troppo concentrato sull'orchestra piuttosto
che sulla resa generale dello spettacolo.
Il vero fuoriclasse della rappresentazione alla quale abbiamo assistito domenica
25 gennaio è Antonino Siragusa nel ruolo di Don Narciso. Il tenore
siciliano si conferma nuovamente raffinato interprete belcantista ed ideale
interprete rossiniano, sicuro nel registro acuto, agile nelle colorature,
pregevole nei piani e nelle mezze voci e dotato di un ottimo vibrato. La
cavatina “Intesi! Ah, tutto intesi” con cabaletta strappa lunghi applausi
al pubblico e grida di consenso.
Il basso Carlo Lepore, nel ruolo del protagonista, non ci soddisfa alla
sortita “Bella Italia, alfin ti miro”e nel seguente duettino con
Fiorilla, mentre nella seconda parte dell'opera, soprattutto nel duetto
con Don Geronio “D'un bell'uso di Turchia”, sfoggia le sue
migliori qualità vocali nello stile del belcanto.
Donna Fiorilla è interpretata da Irina Lungu, artista di alto
livello che mostra le sue doti più eccellenti nel cantabile “No, mia vita,
mio tesoro” nel duetto col Don Geronio e nella successiva
stretta finale. La bella voce del giovane soprano moldavo dona valore aggiunto
al ruolo riscoperto in epoca moderna da Maria Callas, ma è assillata da alcuni
mesi da un piccolo problema nel registro acuto, che sembra in via di
risoluzione, pur continuando a farsi sentire, soprattutto nei piani e nei
filati. Non apprezziamo particolarmente la lettura de “I vostri cenci vi
mando” poiché ci ricorda “Teneste la promessa” de La traviata,
soprattutto nella firma “Don Geronio”, letta con la stessa cadenza di “Giorgio
Germont”.
Elia Fabbian e Vincenzo Taormina offrono al pubblico una buona
interpretazione di Don Geronio e Prosdocimo,
ottenendo calorosi applausi soprattutto nel terzetto con Don Narciso
“Un marito scimunito”.
Completano il cast Sara Allegretta e Federico Lepre nei ruoli di
Zaida e Albazar.
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