Domenica 21 giugno La Bohème di Giacomo Puccini
ha visto debuttare la nuova cornice dell'Opera di Livorno: l'auditorium
Oleandro del Green Park Resort di Calambrone, sala gradevole e
accogliente, sebbene l'assenza della buca crea qualche difficoltà per la
rappresentazione di spettacoli lirici.
L'appassionato allestimento di Goffredo Gori si
svolge su una scena semplice: suggerita da un tavolo, una stufa e un cavalletto
da pittore, la soffitta diviene il chiassoso Caffé Momus e la spoglia Barriera
d'Enfer attraverso cambi rapidi ed essenziali. Vitali nella resa della giocosa
amicizia che li unisce, i personaggi maschili si dimostrano affiatati seppur
quasi inconsapevoli dello spazio circostante, poco decisi in gesti e
spostamenti; problema analogo si riscontra nel secondo atto per i componenti
della Società Corale Pisana (diretta da Chiara Mariani),
proiettati in un caos non voluto che rende la scena di difficile lettura, dal
punto di vista teatrale.
L'interpretazione del tenore Giorgio Berrugi, nei
panni di Rodolfo, risulta convincente nell'interazione con i tre compari, meno
disinvolta nei momenti di romantica e travolgente relazione con Mimì. La voce
incantevole e il viso dolcissimo del soprano Silvana Froli, di certo la
più completa in scena, danno vita a una figura delicata e al tempo stesso
incisiva, a proprio agio nei passaggi musicali complessi. Altrettanto coerente e
piacevole la performance di Patrizia Cigna: seppur penalizzata da
soluzioni registiche poco felici, la cantante ben calibra il cambiamento
interiore di Musetta nel corso della vicenda. Paolo Rumetz, Fulvio
Massa e Alessandro Calamai (rispettivamente Marcello, Schaunard e
Colline) delineano tre personaggi di debole spessore, sostanzialmente
intercambiabili, facendo riscontrare insicurezza canora nelle scene d'insieme.
A suscitare le maggiori perplessità è la direzione di
Gian Paolo Mazzoli: pesante negli accenti, rende faticoso l'ascolto del
primo atto, per natura snello e rapido fino almeno all'ingresso di Mimì, così
come di tutti gli altri momenti energici e brillanti. Di sicuro non agevolata
dai problemi acustici della sala, l'Orchestra Massimo De Bernart esegue a
fatica, evidenziando incertezze in alcuni passaggi, specialmente per archi e
flauti.
Seppur condotto con oneste intenzioni, lo spettacolo
necessita ancora di molto lavoro, dalla linea registica al comparto
tecnico-musicale, passando per le soluzioni sceniche. |
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