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» Recensione opera Un giorno di Regno di G. Verdi al Teatro Regio di Parma

William Fratti, 23/02/2010

In breve:
Parma, 31 Gennaio 2010 - Un giorno di regno, seconda opera di Giuseppe Verdi, sua unica incursione nel genere comico prima di Falstaff – l'ultimo capolavoro del genio bussetano – ha aperto la Stagione Lirica 2010, proseguendo l'ambizioso progetto del Teatro Regio di Parma di completare l'intero lavoro verdiano prima del Bicentenario del 2013, riprendendo ad alta risoluzione ognuna delle opere rappresentate


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Un giorno di regno, seconda opera di Giuseppe Verdi, sua unica incursione nel genere comico prima di Falstaff – l'ultimo capolavoro del genio bussetano – ha aperto la Stagione Lirica 2010, proseguendo l'ambizioso progetto del Teatro Regio di Parma di completare l'intero lavoro verdiano prima del Bicentenario del 2013, riprendendo ad alta risoluzione ognuna delle opere rappresentate.

Per l'occasione è stato riproposto lo spettacolo creato ed interamente firmato da Pier Luigi Pizzi nel 1997 per il palcoscenico parmigiano, andato nuovamente in scena nel 2001 al Teatro Comunale di Bologna, al Municipale di Piacenza e alla Scala di Milano.

Anna Caterina Antonacci (La marchesa del Poggio) - Un Giorno di Regno di Giuseppe Verdi - Teatro Regio di Parma 2010 L'imponente impianto scenografico neoclassico ed i colorati costumi settecenteschi non sembrano affatto invecchiati, godendo ancora della freschezza e dell'eleganza tipiche del regista milanese, che si è avvalso delle luci belle e suggestive di Vincenzo Raponi e delle coreografie di Luca Veggetti, semplici e d'effetto in alcuni punti, leggermente banali in altri.

Ad avvalorare la rappresentazione di domenica 31 gennaio è la partecipazione di Anna Caterina Antonacci, già titolare del ruolo della Marchesa del Poggio nella produzione originale di Parma e nelle riprese bolognesi e piacentine. La cantante ferrarese, che possedendo una voce scura e particolarmente flessibile è in grado di interpretare parti sopranili e mezzosopranili, molto apprezzata nel repertorio barocco e belcantista, è propriamente adatta a vestire i panni della Marchesa, ruolo inizialmente scritto per soprano, ma più confacente ad una vocalità brunita, che possieda corposità nelle note gravi e centrali. La Signora Antonacci entra in scena con la celebre cavatina “Ah! Non m'hanno ingannata!... Grave a core innamorato” e si prodiga in un canto efficace, sicura nelle pagine più liriche, abile nel trillo e nelle agilità della cabaletta “Se dee cader la vedova”. Ma è nel secondo atto che l'artista mostra intensità, salde doti tecniche e un buon uso dei chiaroscuri, con “Si mostri a chi l'adora” arricchendo la successiva cabaletta “Sì, scordar saprò l'infido” con interessanti variazioni. L'arduo "si" acuto, scritto da Verdi in un'aria che scende al "la" grave, non è perfettamente pulito, ma non è certo motivo di critica ed il pubblico accoglie calorosamente Anna Caterina Antonacci con uno scrosciate applauso e grida di approvazione.

Il ruolo del protagonista è affidato al giovane baritono Guido Loconsolo, che possiede una buona linea di canto, ma pare più adatto ad un repertorio differente. Il Cavalier Belfiore in effetti può essere considerato un ruolo protoverdiano, già precursore di Nabucco e necessiterebbe di maggiore squillo, sicurezza negli accenti e fraseggio espressivo.

Lo stesso vale per la Giulietta di Alessandra Marianelli, che non sembra sempre omogenea. L'aria “Non san quant'io nel petto” di gusto belliniano e che richiama la Leonora dell'Oberto, avrebbe bisogno di maggiore robustezza tecnica, come pure il duetto con EdoardoGiurai seguirlo in campo”. Decisamente migliore è “Cara Giulia alfin ti vedo… Questo bene inaspettato”, pagina ricca di spunti lirici e patetici, che potrebbe affiancare i più bei concertati del Verdi degli anni di galera, dove la Signora Marianelli e il Signor Magrì donano buon esempio di canto spianato.

Atto I, Coro del Teatro Regio di Parma - Un Giorno di Regno di Giuseppe Verdi - Teatro Regio di Parma 2010 Effettivamente la parte di Edoardo appare scritta per un tenore lirico leggero, che pur possedendo chiare connotazioni verdiane è permeata dell'eleganza del belcanto. Ivan Magrì possiede la giusta vocalità, intensa e squillante, ma esigerebbe di maggiore sicurezza negli appoggi, abilità nell'uso dei colori e padronanza del passaggio dal registro centrale a quello acuto.

Accanto alle due coppie di innamorati sono il Signor La Rocca e il Barone di Kelbar, unici ruoli per basso buffo scritti dal Maestro di Busseto, di derivazione chiaramente donizettiana e a tratti rossiniana. Paolo Bordogna nei panni del tesoriere, oltreche essere allegro e divertente, dimostra di essere un interprete di altissimo livello, che seppur impegnato in gag comiche e situazioni spassose – tanto da condurre i recitativi con accento emiliano durante la serata del 9 febbraio – non si esibisce mai a discapito della voce, sempre sicura, brillante, piena, ricca di accenti e con buona emissione. Esperto del repertorio buffo preverdiano, ma già interprete di Fra Melitone ne La forza del destino, palesa una vocalità luminosa e squillante che lo renderebbe adeguato anche per l'ultimo capolavoro del Cigno.

Lo affianca Andrea Porta, artista di indubbia qualità e di buon gusto, leggermente nascosto dalle innegabili doti del collega, col quale si trova impegnato in tre bellissimi duetti durante tutto l'arco dell'opera.
Completano il cast Ricardo Mirabelli e Seung Hwa Paek nei panni del Conte Ivrea e del servo Delmonte e il Coro del Teatro Regio di Parma, guidato da Martino Faggiani, mostra sempre uno standard elevato di preparazione, come pure l'Orchestra diretta da Donato Renzetti.

Nella recita del 9 febbraio il ruolo della Marchesa del Poggio è stato sostenuto da Davinia Rodriguez, che si trova in difetto a dover competere con l'eleganza e la presenza scenica di Anna Caterina Antonacci. Anche la parte vocale non è sgombra di imperfezioni, probabilmente dovute ad una tessitura troppo distante dalla sua vocalità.

Giulietta di Kelbar è interpretata da Arianna Donadelli, in possesso di una voce pulita seppur piccola. La cavatina sembra essere eseguita più lentamente rispetto al consueto, ma il giovanissimo soprano non si risparmia nelle agilità e nelle variazioni nel da capo.

Atto, I da sinistra, Guido Loconsolo (Il cavaliere di Belfiore), Ivan Magrì (Edoardo di Sanval), Paolo Bordogna (Il signor La Rocca), Andrea Porta (Il barone di Kelbar), Alessandra Marianelli (Giulietta di Kelbar) - Un Giorno di Regno di Giuseppe Verdi - Teatro Regio di Parma 2010 La scelta di affidare numerosi ruoli ad artisti agli inizi della loro carriera, fa onore ai teatri che decidono di offrire queste opportunità, ma non pare particolarmente appropriata in una rappresentazione che deve entrare a far parte della prima e più importante enciclopedia verdiana, ripresa in alta definizione e registrata su supporti video digitali.

 
 
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