Il Festival Verdi 2009 è stato inaugurato il 1º ottobre con l'attesa
esecuzione di Messa da Requiem, con Lorin Maazel alla guida dell'Orchestra
del Teatro Regio di Parma in sostituzione dell'assente direttore musicale
Yuri Temirkanov.
Il capolavoro verdiano è stato realizzato nelle splendide cornici della
Cattedrale di Parma e dell'Insigne Chiesa Collegiata di San Bartolomeo
Apostolo di Busseto, suggellando ancora una volta il legame che il Festival
ha prodotto nelle terre di Verdi.
Il direttore statunitense è da sempre uno dei più grandi artisti del panorama
musicale internazionale e dirige con una maestria ed una precisione
inarrivabili, ma la recita di sabato 3 ottobre pare un po' sottotono e il
risultato non è dei migliori. Il Maestro Maazel sa guidare Coro e Orchestra
nelle insidie della partitura, dai pianissimi ai fortissimi, con una cura e una
diligenza uniche, ma non riesce a scavare nell'anima di Verdi, ottenendo
perfezione musicale – se la musica è intesa come scienza – ma mancando di
trasporto emotivo. Forse la vicinanza con i luoghi del compositore gli è di
aiuto e l'esecuzione bussetana produce effetti più felici sotto il profilo
emozionale.
Il Coro (diretto da Martino Faggiani) e l'orchestra sono in forma smagliante e
concedono al pubblico ottime prove della loro professionalità.
Svetla Vassileva, al suo debutto nel ruolo sopranile del Requiem verdiano, non
ottiene grandi consensi. Nel Duomo di Parma è schiacciata dal peso orchestrale
di oltre ottanta elementi e ci si accorge della sua presenza soltanto a partire
dall' “Offertorio” ed il “Libera Me” non è particolarmente incisivo e manca di
tutta la drammaticità necessaria alla parte. Il soprano bulgaro è più a suo agio
nella Collegiata di Busseto, ma vengono a galla errori ed inesattezze. La voce è
indiscutibilmente di ottima qualità, di bel timbro morbido e naturalmente dotata
di armonici, ma la linea di canto è discontinua e certi passaggi non riescono
sempre bene, soprattutto nei piani e nei filati, che in passato si rivelavano un
suo punto di forza, mentre ora sono sporchi e senza appoggio. Purtroppo si è
assistito ad un progressivo peggioramento delle tecniche vocali della signora
Vassileva ed è auspicio di molti che possa prendere una pausa e ripristinare le
doti che l'hanno contraddistinta e le hanno permesso di ottenere un meritato
successo internazionale.
Daniela Barcellona è indubbiamente una grande professionista e le sue qualità di belcantista messe alla prova nel repertorio verdiano le permettono di ottenere
risultati di altissimo livello. Il mezzosoprano triestino è certamente
facilitato nel registro più acuto, purtroppo il colore non è particolarmente
scuro e l'emissione del suono perde potenza nei passaggi più gravi, rischiando
di scomparire nei momenti più intensi della partitura orchestrale.
Francesco Meli, che dà buona prova della sua vocalità già nel “Kyrie”,
interpreta un “Ingemisco” con trasporto e devozione, con l'eleganza delle mezzevoci e la raffinatezza dei chiaroscuri, mostrando classe con pianissimi
esemplari e vigore con uno squillo particolarmente saldo e armonioso. Durante
l'esecuzione bussetana è sostituito da un altrettanto eccellente Roberto De Biasio – attualmente impegnato ne
I due Foscari sul palcoscenico del Teatro
Regio di Parma – debuttante nel ruolo tenorile dell'opera sacra. Pur avendo un
timbro più scuro e una vocalità più pesante del collega genovese, anche il
tenore siciliano sa far sapiente uso dei filati e gli acuti sono ben appoggiati.
Alexander Vinogradov, pur avendo un curriculum di prestigio, è parso abbastanza
scolastico. Nel “Confutatis” si è denotata una certa ricerca nel suono e nel
fraseggio, ma senza emergere particolarmente. Al contrario Roberto Tagliavini,
intervenuto a Busseto, ha dimostrato una certa musicalità e una buona linea di
canto e della sua esibizione è possibile criticare solo una poco adeguata
proiezione vocale nel registro grave.