I due Foscari, opera di repertorio del giovane Verdi,
musicata nel 1844 a Busseto, è il primo titolo messo in scena al Teatro Regio
di Parma in occasione del Festival Verdi 2009, dopo l'inaugurazione avvenuta
con Messa da Requiem nella Cattedrale. L'allestimento di ABAO di Bilbao e
Teatro Verdi di Trieste, coprodotto con il Teatro Comunale Luciano Pavarotti di
Modena, firmato dal regista Joseph Franconi Lee, con scene e costumi di
William
Orlandi, è perfettamente funzionale all'economia del dramma, ma risulta essere
privo del romanticismo di cui è intrisa la vicenda scritta da Lord Byron.
Purtroppo durante tutto il primo atto, l'impianto scenico monocromatico e
semovente sembra non avere alcuna connotazione particolare, anzi ricorda infelicemente
un gasometro. Nella seconda parte la prigione sotterranea è meglio disegnata
con l'intervento di una scala che pare portare in superficie ed il finale è
particolarmente suggestivo ed evocativo, soprattutto grazie al disegno luci di
Valerio Alfieri e la vista della città di Venezia che appare sullo sfondo. I
costumi in tulle indossati dal coro non aiutano certamente ad immedesimarsi nel
dramma.
La direzione di Donato Renzetti, alla guida dell'Orchestra
del Teatro Regio di Parma, è assai ben curata e la coesione tra buca e
palcoscenico mantiene alto il livello musicale dello spettacolo, tenendo
presente che tutti gli interpreti principali sono debuttanti nel ruolo. La
buona riuscita del terzetto "Nel tuo paterno amplesso" ed il seguente quartetto
in secondo atto, decisamente ardui sotto questo punto di vista, ne sono la
prova.
Claudio Sgura, alle prese con uno dei personaggi baritonali
più difficili del repertorio verdiano, non è particolarmente emozionante nella
prima parte dell'opera, ma la crescente tensione del dramma lo porta ad un
finale veramente toccante. Il giovane baritono dimostra di avere la giusta
vocalità e l'opportuna drammaticità per affrontare questo tipo di ruoli, con un
bel timbro e un acuto facile:
"Questa dunque è l'iniqua mercede" è seguita da un lungo e
meritatissimo applauso da parte del pubblico.
Anche Roberto De Biasio non sembra essere perfettamente a
suo agio nell'aria di apertura, privilegiando i forti in una romanza dove ci si
sarebbe aspettati di trovare diversi richiami belcantistici, essendo il
repertorio di provenienza del tenore di origine siciliana. Il secondo atto si
schiude invece con un'ottima interpretazione, soprattutto durante il recitativo
"Notte! Perpetua notte", anche se gli acuti sui versi "Cessa… la vista orribile
più sostener non so" sono un po' corti. Il successivo duetto con Lucrezia è
commovente e De Biasio riacquista tutta l'eleganza del belcanto, sfoggiando
raffinate mezze voci.
L'arduo ruolo di Lucrezia Contarini è affidato a Tatiana Serjan, astro nascente del repertorio drammatico.
"Tu al cui sguardo
onnipossente", dal recitativo e fino alla cabaletta, mette alla prova il
soprano pietroburghese su tutta la vocalità, dai gravi non troppo corposi agli
acuti ben appoggiati, con pianissimi e filati sostenuti da un buon respiro e
agilità riccamente espresse anche da alcune variazioni nel da capo, anche se il
bel colore è spesso sciupato da un vibrato a tratti troppo pressante. Le pagine
più liriche del secondo atto sono rese con grande credibilità, mentre l'ultima
aria "Più non vive" – di cui vengono ingiustificatamente modificate le parole –
non possiede il dinamismo e il virtuosismo necessari. Si tratta certamente di
una pagina infelice, sia musicalmente sia drammaturgicamente, ma l'esecuzione
non è delle migliori e gli acuti sono molto misurati.
Roberto Tagliavini interpreta Jacopo Loredano con la giusta
dose di cattiveria e nobiltà, la linea di canto è piacevolmente cantabile, mai
abbandonata ad inutili eccessi, ma le note più gravi purtroppo scompaiono sotto
il peso orchestrale. Completano dignitosamente il cast Marcella Polidori e
Alessandro Bianchini nei ruoli di Pisana e del servo del doge, mentre i tenori
Gregory Bonfatti e Mauro Buffoli non sono all'altezza delle parti comprimarie
di Barbarigo e del fante.
Esemplare la prova del Coro del Teatro Regio di Parma
guidato da Martino Faggiani, che sempre si distingue per la preparazione
meticolosa.
La galleria fotografica
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Foto 1
Claudio Sgura (Francesco Foscari)
Foto 2
Claudio Sgura (Francesco Foscari)
Foto 3
Claudio Sgura (Francesco Foscari)
Foto 4
Claudio Sgura (Francesco Foscari), Tatiana Serjan (Lucrezia Contarini)
Foto 5
Claudio Sgura (Francesco Foscari)
Foto 6
Tatiana Serjan (Lucrezia Contarini)
Foto 7
Tatiana Serjan (Lucrezia Contarini), Claudio Sgura (Francesco Foscari)
Foto 8
Roberto De Biasio (Jacopo Foscari)
Foto 9
Roberto De Biasio (Jacopo Foscari), Tatiana Serjan (Lucrezia Contarini)
Foto 10
Tatiana Serjan (Lucrezia Contarini)
Foto 11
Roberto De Biasio (Jacopo Foscari), Tatiana Serjan (Lucrezia Contarini)
Foto 12
Tatiana Serjan (Lucrezia Contarini), Claudio Sgura (Francesco Foscari)
Foto 13
Roberto De Biasio (Jacopo Foscari), Tatiana Serjan (Lucrezia Contarini), Claudio Sgura (Francesco Foscari)
Foto 14
Roberto Tagliavini (Jacopo Loredano)
Foto 15
Claudio Sgura (Francesco Foscari)
Foto 16
una scena dello spettacolo
Foto 17
Tatiana Serjan (Lucrezia Contarini)
Foto 18
Roberto De Biasio (Jacopo Foscari)
Foto 19
una scena dello spettacolo
Foto 20
Tatiana Serjan (Lucrezia Contarini)
Foto 21
una scena dello spettacolo
Foto 22
al centro Claudio Sgura (Francesco Foscari)
Foto 23
Gregory Bonfatti (Barbarigo)
Foto 24
Claudio Sgura (Francesco Foscari)
Foto 25
scena finale
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