E' stato il viareggino Nicola Luisotti ad aprire il 16 gennaio la
stagione lirica del Comunale di Bologna, con la Salome di Richard Strauss,
un'opera che, dal suo primo apparire, suscitò entusiasmi ma anche clamori sia
per la musica che andava a colpire il sistema tonale sia per il soggetto.
Un successo indiscusso per Luisotti che ha reso molto più lirica
un'opera che talvolta rischia di vedere accentuati i caratteri musicali più
aspri.
Abbiamo intervistato il Maestro Luisotti che sta concludendo le
repliche dell'opera riscuotendo acclamazioni a ogni serata.
Salome è un'opera certamente impegnativa sotto molteplici punti di
vista. Quali sono state le difficoltà maggiori dal punto di vista musicale?
Una delle più grandi difficoltà che ho riscontrato durante lo studio della
partitura è la struttura stessa dell'Opera. Salome, si sa, è estremamente
complessa poiché si basa principalmente su molteplici idee che si intersecano
tra loro, apparentemente senza logica. Il lavoro di analisi che ne segue è
pertanto assai arduo e riuscire a "legare" tutte le cellule tematiche per dare
quel senso di un unico respiro a tutta la partitura è veramente difficile. Una
volta però trovata la chiave di lettura, si può procedere al lavoro con gli
Artisti e con l'Orchestra, e a quel punto la Musica di Strauss diventa la vera
protagonista della serata.
In questo allestimento Luisotti ha lasciato la sua impronta
interpretativa? Se sì, in quale modo?
Credo che Luisotti non possa trovare niente di più di quello che il
compositore ci ha lasciato. Il mio compito infatti è quello di rileggere,
assieme ai miei musicisti, un capolavoro assoluto, in questo caso, di Strauss.
Cosa ha significato lavorare a fianco di Gabriele Lavia? Ha influito
anche sul modo di concepire l'opera?
Credo che Gabriele Lavia, oltre ad essere un amico, sia anche un
ottimo collega. Ci influenziamo volentieri a vicenda ogni volta che facciamo
qualcosa assieme. Parliamo molto delle nostre scelte e della direzione nella
quale vorremmo andare. Io faccio parte di quei direttori d'Orchestra che vanno a
tutte le prove di regia, poiché sono fermamente convinto che uno spettacolo
d'Opera debba nascere tra la collaborazione stretta dei due responsabili dello
spettacolo. Così è stato anche a Bologna.
Lei è originario delle terre dove ha vissuto Puccini. Crede che Strauss
operista possa essere valutato maggiormente nel nostro Paese?
Tra Puccini e Strauss, si sa, non c'è stata a suo tempo
molta stima reciproca. Credo che le ragioni siano da ricercarsi nel percorso,
così diverso, che i due musicisti hanno fatto. Il successo di questa Salome
bolognese dimostra comunque che Strauss è un compositore più che amato in
Italia ed io, trovandomi molto spesso all'estero dirigendo Puccini, mi
sento di dire che anche lui è assai amato fuori dal suo paese. I grandi talenti,
i geni del passato, del presente e del futuro, hanno avuto, hanno ed avranno
sempre il loro spazio ovunque
Da dove crede che abbiano origine i limiti nella ricezione dell'opera
da parte delle nuove generazioni?
Io credo profondamente che le origini della mancanza di un vero
interesse per la grande Musica dipenda soprattutto dall'educazione. Si
dovrebbero infatti insegnare meglio ai nostri giovani i grandi valori
provenienti dal passato. Non dobbiamo dimenticarci che i nostri ragazzi, che
chiamiamo con l'innocuo sostantivo "giovani" un giorno alcuni di loro saranno i
nostri amministratori e tenderanno a valorizzare ciò che hanno imparato quando
erano appunto...giovani. Se non avranno maturato, nell'età giusta, quali sono
i veri valori del loro Paese, tenderanno quindi a disprezzarli. Gli esempi
nell'attualità credo non manchino. Non mi sembra infatti vi sia un'attenzione
così rilevante da parte dei nostri politici per la fruizione della Musica nel
nostro Paese, così importante anche per l'immagine dell'Italia all'estero. Non
basta dunque dare dei soldi (ultimamente anche risicati), si dovrebbe invece
anche pensare seriamente ad un piano educativo per la salvaguardia della nostra
tradizione. Purtroppo, ultimamente siamo stati tutti messi in un grande
calderone dove i buoni e i cattivi debbono cuocere assieme. Ma io sono
fiducioso, l'Italia è un grande Paese ed ha dimostrato sempre di esserlo, anche
nei momenti più difficili. Mi auguro pertanto di assistere ad un progressivo
e radicale mutamento della mentalità attuale e che la grande Musica, vera
portatrice sana di emozioni incontrastate, possa tornare ad essere l'orgoglio
delle nostre future generazioni. |
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