L'opera rielaborata nel 1881, dopo ben 24 anni dall'insuccesso della prima,
contiene tanti richiami alle precedenti ed anche alle successive composizioni,
ma la struttura è appunto innovativa, senza le tradizionali arie, i recitativi e
le consuete cabalette.
Tanto amata dai più grandi direttori d'orchestra non ha un'
ouverture vera
e propria, è quasi tutta una partitura sinfonica di raffinata strumentazione
affidata alla capacità espressiva dell'orchestra, sebbene presenti talune
difformità di stile causate dalle revisioni.
In questa edizione
Philippe Auguin riesce a risolverne la complessa
concertazione e la direzione ben assecondato dalla compagine orchestrale.
L'esperto maestro francese che ha diretto nei più prestigiosi teatri mondiali,
sa esaltare la ricchezza dei colori e dei timbri forti, prevalentemente nelle
pagine più altamente drammatiche, come nel prologo, nel perfetto concertato
della maledizione al termine del primo atto, nonché nel finale dell'opera, in
cui con vera maestria chiude le ultime battute del diminuendo in perfetto
sincronismo con Simone che avvelenato si spegne lentamente.
Ben diretto anche il coro dal maestro
Andrea Faidutti, particolarmente
raffinato al termine del primo atto in “
Sia maledetto” eseguito con un
colorato pianissimo, dopo il fortissimo del concertato.
Un'altra peculiarità dell'opera è la prevalenza delle voci maschili in chiave di
basso, affidate in quest'occasione a
Roberto Frontali –
Simon
Boccanegra,
Ferruccio Furlanetto –
Fiesco/Grimaldi,
Gezim
Myshketa -
Paolo Albiani e
Paolo Battaglia –
Pietro,
oltre a quella del tenore
Walter Fraccaro –
Gabriele Adorno ed a
una sola voce sopranile protagonista,
Amarilli Nizza nelle vesti di
Maria Boccanegra/Amelia Grimaldi.
Roberto Frontali – baritono in carriera di fama internazionale e tanto
apprezzato precedentemente al
Massimo in
Luisa Miller ed
I
Vespri Siciliani e prossimo
Nabucco - nel ruolo del titolo non ha
un'aria personale, ha certamente il compito più gravoso, deve essere nel
contempo padre e doge nobile che sa maledire, condannare e perdonare nello
stesso tempo, deve adattare l'estensione vocale dalle note più gravi a quelle
più acute degli ampi declamati. L'artista romano definisce il personaggio con
buona maturità interpretativa, forte delle precedenti esperienze in
Simone
e negli altri ruoli verdiani di cui è intenso ed equilibrato esecutore. Ottima
la sua determinazione nell'intensa invettiva "
Plebe, Patrizi, Popolo " e
nella maledizione contro
Paolo Albiani al termine del primo atto,
oltreché toccante nel duetto con
Amelia, ritrovata figlia dopo ben
venticinque anni e nella scena della morte.
Interessante il forte contrasto degli intensi duetti tra
Simone e
Jacopo Fiesco/Andrea Grimaldi sin dal prologo.
Ferruccio Furlanetto - protagonista di notevole statura artistica,
acclamato
Mefistofele nella scorsa stagione del
Massimo - nelle
vesti del fiero nobile genovese, assetato di vendetta, è un
Fiesco forte
ed autoritario come previsto dall'autore, dalla voce ben timbrata e molto scura,
che esegue con sicurezza di colore, d'estensione e di adeguato volume le note
più gravi dell'aria del prologo “
A te l'estremo addio.. ..Il lacerato spirito“,
nonostante qualche evidente segno di logorio vocale per l'intensa carriera di
basso svolta nei maggiori teatri del mondo.
La signora
Amarilli Nizza – frequente ospite al
Teatro Massimo
(già in
Pagliacci, nel Trittico, in
Aida; per il 2010 in
Nabucco e
Fanciulla del West) - esordisce nell'aria del primo atto di
Maria Boccanegra/Amelia Grimaldi “
Come in quest'aura bruna ”, con
un timbro troppo intenso, quasi drammatico. Non si riscontra in questo giovane
ed affermato soprano lirico in campo internazionale, dalle indubbie qualità
vocali, dall'ampia estensione e dal notevole naturale volume, quella chiarezza,
quella limpidezza melodica richiesta all'unica interprete femminile, che
dovrebbe essere invece di contrasto alle intense e cupe voci maschili medio -
gravi che prevalgono nell'opera.
Talvolta spinge oltre il necessario a discapito dei colori e con fraseggio poco
chiaro, tuttavia risolve con accurata professionalità la successiva “
Nell'ora
soave che all'estasi invita” ed il resto dell'opera, compresi i particolari
duetti con
Simone e con l'amato
Gabriele Adorno.
Walter Fraccaro, anch'esso artista sulle scene internazionali sin dalla
metà dello scorso decennio, migliorato sensibilmente negli ultimi anni sia
vocalmente sia sul piano interpretativo, è un efficace
Gabriele Adorno,
dal bel timbro esteso di tenore lirico, dai giovanili slanci appassionati nei
confronti di Amelia ed altrettanto spinti nel coinvolgimento del furore contro
Simon Boccanegra.
Applaudito interprete in “
O inferno, Amelia qui ” all'inizio del secondo
atto.
Esuberante il giovane baritono albanese
Gezim Myshketa, nelle vesti del
perfido e viscido
Paolo Albiani, vincitore di tanti concorsi,
specializzatosi con i più esperti insegnanti e che interpreta già personaggi di
rilievo. Fermo restando l'affinamento dello stile di canto che dovrà ancora
completare, è senz'altro destinato ad una bella carriera.
Dignitosa altresì la parte del popolano
Pietro del basso-baritono
Paolo Battaglia.
Piuttosto razionale, equilibrato l'allestimento in coproduzione con il
Comunale di Bologna, con la regia di
Giorgio Gallione e scene e
costumi di
Guido Fiorato, con architetture dalle belle prospettive
attorno ad un pavimento decorato sopraelevato, sempre presente in tutte le scene
e con colorati costumi dell'epoca.
In quest'edizione – con replica del 29 ottobre proiettata in diretta su diverse
sale cinematografiche – il pubblico con prevalenza di abbonati, pur esprimendo
vari consensi non è stato pienamente soddisfatto, soprattutto per i motivi
accennati in premessa, per un'opera cioè non popolare, che non è sufficiente
ascoltare soltanto in teatro per un corretto apprezzamento.
Gigi Scalici