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Giunto ormai al nono anno di attività, il progetto L.T.L. OperaStudio
dei tre teatri lirici di Lucca, Pisa e Livorno presenta Candide di
Leonard Bernstein: la coproduzione oltrepassa i confini regionali e
nazionali attraverso il sodalizio con l'Alighieri di Ravenna e il Wielki di
Poznan, la regia di Michal Znaniecki e la presenza di cantanti scelti
dopo circa duecento audizioni effettuate tra Italia e Polonia.
Il debutto è stato affidato al Teatro del Giglio con le tre serate del 12, 13
e 14 febbraio.
Come nella riuscitissima Aufstieg und Fall der Stadt Mahagonny della
scorsa stagione, anche questa volta il progetto è ambizioso, una vera e propria
sfida: individuare, educare e far lavorare insieme giovani promesse della lirica
alle prese con quell'indefinibile opera che è Candide.
Un super lavoro per un gruppo fortemente eterogeneo composto da italiani,
polacchi, turchi e russi, nel tentativo di superare il grande scoglio
linguistico. Già durante le prove aperte al pubblico scopriamo giovani
volenterosi, desiderosi di imparare, gustare questa grande esperienza in ogni
suo aspetto, ma anche insicuri, disorientati: privi di riferimenti, si aggirano
in una scenografia di difficile gestione, per quanto interessante, su un palco
in cui sembrano mancare certezze. Del resto, poche sicurezze sono offerte dal
capolavoro di Voltaire, Candide o dell'ottimismo, con le
tragi-comiche peripezie del puro protagonista volte a parodiare le teorie
leibniziane, e dalla trasposizione operata da Bernstein, in questo caso
nella versione del 1989 con i testi di Richard Wilbur.
Dal 1956 in poi il compositore americano rielabora, modifica, miscela generi
e suggestioni, creando una complessa architettura musicale dal Belcanto a
Gershwin, passando attraverso il tango. Impossibile dare una definizione
esaustiva: musical, opera, operetta, qualsiasi genere specifico lascia
insoddisfatti; qualsiasi registro decodificatore si voglia applicare sembra
essere insufficiente. Tanto sul palco quanto in platea, non resta che porsi in
umile ascolto, nel tentativo di non complicare ulteriormente la difficoltà di
lettura.
In scena si avvicendano voci belle e pulite cui corrispondono altrettanti
corpi forse inesperti per sostenere il surreale mondo a più livelli ideato da
Luigi Scoglio: la fermata “Voltaire” della metropolitana parigina in
proscenio apre un livello arretrato verso la cattiveria, le assurdità, il male
che il protagonista e gli altri personaggi, più volte morti e risuscitati, si
trovano a sperimentare. I laccati interni di Westfalia, la stanza di
tortura dell'Auto-da-fé, la gabbia dorata di Cunegonda, la gigante slot
machine veneziana accompagnano un divertente quanto drammatico meccanismo di
coazione a ripetere: ognuno è destinato a compiere sempre gli stessi errori, a
restare insoddisfatto malgrado un più o meno cosciente ed efficace sforzo di
cambiamento. La consapevolezza del fallimento porta alla rassegnazione o,
chissà, all'abbandonarsi sulle rotaie in attesa del treno.
Per quanto vitali e dinamici, gli interpreti non riescono a gestire i vari
livelli di narrazione, con evidenti difficoltà nella calibrazione dei volumi
durante le scene svolte in secondo piano, malgrado la corretta esecuzione dell'Orchestra
della Toscana, diretta dal Maestro Elio Boncompagni.
I corpi sembrano a tratti risucchiati, vinti dalla scenografia: assistiamo a
momenti di vuoto, non giustificabile con la definizione di Candide come
“opera a numeri chiusi”, e di caotico sovraffollamento, ulteriormente complicato
dall'indisciplinata esecuzione delle coreografie firmate da Aline Nari.
Gestualità e mimica appena accennate non bastano a restituire tutta la violenza,
pur stemperata da momenti di amaro divertimento, che la musica, le scenografie e
le cupe luci di Marco Minghetti suggeriscono.
I cantanti indossano quasi inconsapevolmente i costumi di Kornelia
Piskorek, che sceglie abbigliamento comune per i frequentatori della
metropolitana e sgargianti abiti caricaturali per i personaggi del “mondo
imperfetto”.
In questo ambito, l'interpretazione dimessa ed eccessivamente favolistica di
Tommaso Cavallo, nel ruolo del Voltaire/Narratore, va ad
appesantire ulteriormente un ritmo già compromesso.
Coscienti di non aver assistito a performance di veterani, viene spontaneo
riservare indulgenza e simpatia verso questo gruppo di giovani artisti, di cui
si respira il sano entusiasmo e la voglia di fare, e interrogarsi invece circa
l'opportunità di scelta e metodo. Se la messa in scena dell'altrettanto
complesso capolavoro di Weill e Brecht affrontata lo scorso anno
si era rivelata all'altezza della situazione, non è possibile dire altrettanto
di questo esperimento: per quanto esperienza formativa importante, essa
sottopone questi talenti a una prova per il momento troppo difficile da
sostenere e che non ha altro risultato sul pubblico se non quello di
intrattenere. Voltaire, Bernstein, e forse anche lo spettatore,
meritano di più.
(Recensione relativa alla replica di sabato 13 febbraio 2010)
Gli interpreti del Progetto L.T.L. OperaStudio:
Candide Wojciech Sokolnicki (13) / Leonardo Alaimo (14)
Cunegonde Ewa Majcherczyk (13) / Aleksandra Kubas (14)
Pangloss - Martin - Cacambo Nejat Isik Belen (13) /
Piotr Płuska (14)
Old Lady Sylwia Złotkowska (13) / Ozge Kalelioglu (14)
Governor - Vanderdendur - Ragotski Nicola Vocaturo (13) /
Sylwester Targosz (14)
Paquette Francesca Salvatorelli (13) / Agnieszka Świerczyńska
(14)
Maximilian - Captain Maciej Bogumił Nerkowski (13) /
Giuseppe Di Paola (14)
Inquisitor - Tzar Ivan Seweryn Ropenga (13) / Alberto
Zanetti (14)
Junkmann - Achemist - Bear keeper - Cosmetic merchant - Croupier -
Doctor - Stanislaus Cezary Roman (13) / Ignazio Nurra (14)
Inquisitor - Charles Edwards - Sultan Achmet - Crook Dmitro
Foshchanka (13) / Christian Moschettino (14)
Inquisitor - Hermann Augustus Mateusz Drab (13) /
Michele Pierleoni (14)
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