Yi-Chen Lin torna sul podio del Teatro Rossini dopo aver egregiamente diretto Il viaggio a Reims nel 2011 e dimostra chiaramente di possedere il polso giusto per questo repertorio. In termini di precisione è una vera e propria macchina da guerra, ma sa anche ricercare accenti, colori e sfumature, producendo suoni interessanti e musicali.
Anche Elena Tsallagova è reduce da un buon successo ne Il viaggio a Reims, ma vestire i panni di Corinna non è come portare quelli di Berenice, che necessita di maggiore sicurezza negli acuti e nelle agilità. Pertanto risulta essere adeguata nel canto patetico, dove si intravedono una certa delicatezza ed eleganza, soprattutto nei piani, ma le note alte sono sempre pungenti, con suoni mai arrotondati, tanto da apparire quasi fastidiosa, fino a perdere efficacia anche nel legato.
Enea Scala è sempre limpido e raffinato. La sua voce pare avere acquisito un poco di corposità, guadagnando in termini di morbidezza ed omogeneità. Il duetto di Alberto e Berenice “Se non m'inganna il core” è una delle pagine migliori dell'esecuzione.
Don Parmenione è Roberto De Candia, una garanzia in termini di interpretazione scenica e di correttezza nel canto, ma in questa occasione non spicca particolarmente e soprattutto appare leggermente opaco.
Eccellente è il Martino di Paolo Bordogna, cantante brillante e luminoso, fraseggiatore espressivo, attore accorto ed irrefrenabile, portatore della vera intenzione rossiniana.
Adeguata la prova di Viktoria Yarovaya, solo a tratti un po' troppo appuntita negli acuti affidati ad Ernestina, e di Giorgio Misseri, Don Eusebio musicale seppur modesto.
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