Un altro concittadino, il Mº Fabrizio Cassi, è alla guida della Filarmonica Arturo Toscanini, e a lui va non solo il merito di avere diretto una serata ricca di bella musica ben eseguita, ma anche il ringraziamento, come poi ha ricordato il sindaco Maria Giovanna Gambazza, per aver affrontato in prima persona le problematiche e gli ostacoli che, una volta superati almeno in parte, hanno permesso di riportare il Concorso in seno al Comune, il ritorno a Busseto di artisti di fama mondiale e il recupero, da parte della città che ha dato i natali al compositore più popolare del mondo, di quel minimo di dignità culturale che l'amministrazione precedente aveva miserabilmente calpestato.
Al termine dalla kermesse dei finalisti Vittorio Testa presenta al pubblico i giovani cantanti selezionati per l'esecuzione di Luisa Miller – il prossimo 27 luglio, cui seguiranno le rappresentazioni autunnali presso i teatri di Piacenza, Ferrara e Ravenna – partecipanti al Corso d'alto perfezionamento per interpreti del Canto Verdiano, in collaborazione con ATER Formazione, il cui docente principale è il celebre Leo Nucci. Ed è il baritono bolognese, presidente della giuria del Concorso, a nominare i vincitori.
Il terzo premio ex aequo è assegnato a Hong JuYoung (soprano, Corea del Sud), dotata di bella voce calda e vigorosa, oltre che di buona tecnica, col solo neo, durante la romanza “Pace, pace, mio Dio!” da La forza del destino, di usare l'emissione di petto per le note più basse; e a Na Gunyong (baritono, Corea del Sud), che con l'aria da Macbeth “Pietà, rispetto, amore”, che dimostra di avere una bella vocalità cantabile e di saper usare i colori.
Il secondo ex aequo è conferito a Hrachuhi Bassenz Khumaryan (soprano, Armenia), che si presenta con una vocalità particolarmente scura con “Ernani! Ernani involami”,  in cui devono convivere do sovracuti – non perfettamente incanalati – e si sotto il rigo – eseguiti con emissione mista, senza snaturare la voce, ma con perdita di volume – oltre a legati nel cantabile – piacevoli, ma non così delicati – e staccati lungo le agilità della cabaletta; e Oreste Cosimo (tenore, Italia), che rende molto bene “Ah, la paterna mano” da Macbeth, con voce limpida, passaggio omogeneo, belle sfumature e piacevoli accenti.
Tra i finalisti non vincitori, una menzione particolare va a Renata Campanella, soprano italiano con già alle spalle una carriera pluriennale. Si presenta con l'ardua “Arrigo! Ah! Parli a un core” e lo fa con bel fraseggio e i colori di un'esperta, eseguendo molto bene anche la terribile cadenza. È un peccato che non si sia aggiudicata un posto nel podio.
Il primo premio non viene assegnato e la motivazione risiede nel non aver individuato una vocalità particolarmente indicata al repertorio verdiano. A tale proposito Leo Nucci, su invito di Vittorio Testa, spiega cosa significa il canto verdiano, che non deve includere soltanto Nabucco, Macbeth e Otello, ma anche Un giorno di regno, Rigoletto e La traviata. È la parola scenica, l'accento, il fraseggio, a identificare la voce verdiana, idealmente riconosciuta nella maniera di Carlo Bergonzi. Il celebre baritono conclude dicendo: “l'opera non è il do della pira, credetemi!”
Grazie Maestro Nucci!
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