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Gianandrea Noseda riesce ad eseguire, con la consueta precisione e purezza di suono, il sentimentalismo del compositore russo, approfondendo l'analisi psicologica dei personaggi attraverso l'andamento musicale. Diverso è invece l'approccio di Kasper Holten, che crea uno spettacolo decisamente valido e accattivante nell'impianto visivo, coadiuvato dalle belle scene di Mia Stensgaard, dai costumi splendenti di Katrina Lindsay e dalle luci suggestive di Wolfgang Göbbel, ma troppo orientato alle menti e ai cuori tormentati dei protagonisti, perdendo quasi completamente l'aspetto di grandeur operistica previsto dal compositore. È vero che Ciajkovskij voleva rappresentare una vicenda intima, addirittura scegliendo di farla debuttare in un teatro secondario per non essere costretto entro i canoni del grand-opéra in voga all'epoca, ma è anche vero che egli era figlio di un'epoca e l'importanza delle feste e dei balli inseriti nel melodramma non andrebbe sottovalutata.
Vasilij Ladjuk è un buon Onegin. Voce baritonale piena ed intensa; personaggio misurato, ma energico; raffinato nei piani ed espressivo nel fraseggio.
Svetla Vassileva non smentisce se stessa, né nei pregi, tantomeno nei difetti. È sempre la grande artista e la grande interprete già vista e ascoltata in numerosissime altre occasioni, dotata di presenza scenica abbagliante. La voce è sempre bella, con timbro morbido e fare elegante, fraseggio eloquente e filati raffinatissimi. Ma l'intonazione talvolta rischia la precarietà e questa è una lacuna che la grande professionista si è sempre portata dietro. Il personaggio di Tatjana è ineccepibile: innamorata, speranzosa, affranta, ma infine stoica, onesta e fedele a sé stessa.
Maksim Aksënov, nel ruolo di Lenskij, mostra una vocalità limpida, ma al tempo stesso dotata del giusto spessore, uno squillo luminoso e la capacità di rendere delle piacevoli sfumature. La scena del ballo a casa Larin riesce col giusto impeto, travolgente ed emozionante.
Nino Surguladze è un'esecutrice sempre precisa, musicale, attenta al suono e alla parola, dotata di voce calda e brunita. È davvero un peccato che il ruolo di Olga non sia provvisto di una pagina solistica.
Aleksandr Vinogradov è eccellente nella resa musicale dell'aria dedicata al principe Gremin, in cui si prodiga in valide sfumature, piacevoli colori e accenti ben posizionati. Peccato che il suo personaggio è voluto, presumibilmente dalla regia, troppo ingenuo e modesto, andandosi a perdere tutta l'autorità principesca che invece dovrebbe sorreggere la difficile decisione di Tatjana.
Marie McLaughlin è una Larina efficace, eccellente nella resa del personaggio, anche se non troppo precisa nell'intonazione; mentre la njanja di Elena Sommer spicca per il suo timbro scuro. Molto buona è la prova di Carlo Bosi nelle vesta di Triquet, che esegue sapientemente e finemente la bella canzone “À cette fête conviés”, con prodigio di mezze voci.
Adeguati Vladimir Jurlin nei panni del capitano delle guardie e Scott Johnson nelle vesta di Zareckij.
Buona la prova del coro diretto da Claudio Fenoglio.
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