Chi ben comincia è già a metà dell'opera! Il Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, dopo il successo inaugurale di Die Walküre, compie un altro prodigio musicale con Don Giovanni.
Zubin Mehta si ritrova per la terza volta sul palcoscenico fiorentino col celebre titolo mozartiano e la sua lettura è chiaramente quella di un esperto. La precisione esecutiva, la purezza del suono, la lettura perfettamente equilibrata tra l'eccellenza dello spartito e del libretto, la classe raffinata con cui conduce lo spettacolo, la delicatezza con cui guida ogni singola nota, sono i tratti distintivi della sua direzione.
Anche l'allestimento firmato da Lorenzo Mariani contribuisce all'omogeneità di questo amalgama, soprattutto con le scene di Maurizio Balò – che in perfetta sintonia con l'arte iberica fanno di buca e palcoscenico un unicum molto accattivante – e le luci di Linus Fellbon, molto ben posizionate, con dei tagli davvero interessanti. Ciò che più aggrada nel lavoro di Mariani è l'eleganza della gestualità, ma polverosa, mai eccessivamente classica, sempre lontana dalla volgarità. Efficaci i costumi di Silvia Aymonino e le coreografie di Ilaria Landi.
Alessandro Luongo, grazie alla morbidezza e alla duttilità della sua voce, sa districarsi tra le note affidate al ruolo del protagonista, più efficace nei cantabili – “Là ci darem la mano” e “Deh, vieni alla finestra” in particolare – che nei recitativi. Il personaggio è convincente anche se non entusiasmante, ma si intravede ciò che riuscirà a fare in futuro continuando a concentrarsi sulla parte.
Il Leporello Roberto De Candia si fa notare per l'omogeneità della linea di canto, il timbro piacevole e l'ottima dizione, che certamente aiuta anche l'espressività del fraseggio.
Caitlin Hulcup sa rendere giustamente il personaggio di Elvira, restando a metà strada tra i caratteri comici e drammatici, senza cadere nel patetico. Il suo canto è morbido e piacevole, ma perde tali qualità negli acuti più estremi. In effetti la parte sarebbe più adatta ad un soprano.
Yolanda Auyanet, annunciata indisposta, sa farsi valere nel temibile ruolo di Donna Anna, in particolare nell'uso degli accenti e nella resa dei tratti drammatici. Anche le note più alte, che inizialmente sembravano eccessivamente appuntite, hanno poi subito un graduale arrotondamento.
Paolo Fanale, reduce dal successo genovese sempre nei panni di Don Ottavio, mostra anche al pubblico fiorentino il suo gusto musicale raffinato e aggraziato, prodigandosi in toccanti mezze voci e pianissimi incantevoli, mostrando un eccellente controllo dei fiati e un'ottima purezza del suono.
Marina Comparato, che a Firenze ha vestito i panni di Despina e Cherubino oltre ad altri numerosi ruoli, torna nelle vesta di Zerlina, esemplare nella resa del personaggio, davvero moderato ed equilibrato. La sua vocalità, perfetta per questo ruolo, si fa sentire in tutta la sua morbidezza e nell'omogeneità della linea di canto, tranne in alcune note acute poco aggraziate durante la prima aria. Elegantissima nel celebre duetto con Don Giovanni.
Molto buona è anche la prova di Nicolò Ayroldi, che sa eseguire un canto giustamente intenso e ben pulito nel suono. La sua musicalità è premiante anche nella riuscita della recitazione e arriva a rendere Masetto meno anonimo di quanto non sia.
Stephen Milling è un Commendatore dalla prestanza davvero imponente, ma vocalmente ha più convinto nel recente ruolo di Hunding. Del resto manca lo spessore titanico delle note profonde, che non può essere sopperito dalla presenza scenica.
Buona la prova del Coro del Maggio Musicale Fiorentino diretto da Lorenzo Fratini, di Andrea Severi al cembalo e diÂ
Teatro gremito dai giovani in ogni ordine. Una vera gioia!
Â
|