Dopo il grave insuccesso dell'opera inaugurale, la Stagione Lirica del Teatro Municipale di Piacenza si riprende magnificamente con una nuova produzione davvero riuscita de Le Nozze di Figaro del genio salisburghese.
Rosetta Cucchi torna, molto felicemente, al suo repertorio d'elezione. Già Mozart e Da Ponte, e prima di loro Beaumarchais, avevano scosso gli animi del pubblico portando in scena una commedia attualissima. Ora la regista pesarese, partendo dallo stesso presupposto, abbandona pizzi e merletti a favore di un più moderno e accattivante garage di un'ipotetica villa americana degli anni Cinquanta. E la scelta è vincente, soprattutto nel gioco delle piccole scenografie che escono dai portoni, ideate dall'abilissimo Tiziano Santi, nei bellissimi costumi di Claudia Pernigotti, che ha saputo disegnare una Contessa che farebbe invidia alla First Lady, e nelle luci suggestive di Daniele Naldi, soprattutto nel notturno quarto atto. È evidente che tutto l'impianto rientra nella categoria degli allestimenti a basso costo, ma ciò sta a sottolineare ancor di più che per creare un buono spettacolo occorrono le giuste idee e non necessariamente i milioni di cui i teatri di tradizione non dispongono più.
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L'altra carta vincente sta nelle mani di Mirella Freni, che dopo cinquant'anni di palcoscenico ha deciso di dedicarsi interamente all'insegnamento e i giovani che si sono esibiti in questa produzione, oltre alle loro qualità intrinseche, hanno portato in scena la tecnica di canto italiana. Grazie alla celebre artista modenese, il pubblico del Municipale ha potuto ascoltare dei giovani davvero ben preparati e, al termine dello spettacolo, le è stato tributato un sincero e toccante applauso, meritatissimo.
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Ruzan Mantashyan è una Susanna dalla voce soave, abilissima nel cantabile, già in possesso di una morbida linea di canto. Il suo timbro è leggermente pungente in acuto, ma molto probabilmente tenderà a rotondeggiare con l'avanzare del tempo, se la giovane cantante continuerà con questo tipo di studio. Notevole è l'esecuzione della seconda aria, dove la soprano, con eleganza e capacità di fraseggio, mostra padronanza anche nelle note più basse e nei pianissimi.
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Considerazioni simili valgono per Nozuko Teto nel ruolo della Contessa: la linea di canto è abbastanza omogenea e buona è la preparazione tecnica, pur con note acute piuttosto acidule e una dizione alquanto sommaria, ma evidente è il tracciato appreso dalla formazione che, considerata la sua vocalità davvero importante, certamente fiorirà nei prossimi anni.
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Valeriu Caradja è un Conte molto elegante, dalla voce particolarmente vellutata, un poco debole nelle note più gravi.
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Lo stesso ostacolo infligge qualche problema anche al Bartolo di Fumitoshi Miyamoto, mentre il Basilio/Don Curzio di Matteo Lippi è ben squillante. Sufficiente la prova di Sara De Matteis e Felipe Correira Oliveira nelle parti di Barbarina e Antonio.
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Tra i giovani studenti ben preparati spicca la carriera quasi ventennale di Simone Alberghini, che col suo Figaro porta sul palcoscenico del Municipale di Piacenza l'intenzione mozartiana, espressa tanto nell'interpretazione del personaggio, quanto nel canto sempre omogeneo, di cui il compositore austriaco, per dirlo con le parole di Mirella Freni, “è un'imprescindibile palestra sul piano della tecnica”.
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Lo affianca l'intrigante Cherubino della brava Annalisa Stroppa, che col suo bel timbro e abilità nell'uso dei colori e degli accenti, esegue il ruolo con ottimi risultati.
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Conclude il cast la Marcellina di Barbara Aldegheri, forse più efficace nella resa del personaggio che in quella vocale.
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Sul podio della brava Orchestra Regionale dell'Emilia-Romagna è Aldo Sisillo, che dirige senza infamia e senza lode. Nella prima parte dell'opera il suono è un po' forte, ma fortunatamente negli ultimi due atti se ne rende conto e ridimensionandosi sortisce un miglior effetto, soprattutto nelle voci.
Buona la prova di Giuliana Panza al clavicembalo e del Coro del Teatro Municipale di Piacenza diretto da Corrado Casati. |