La scelta del Rossini Opera Festival di rappresentare Matilde di Shabran nella versione per Napoli è certamente una decisione che rispetta il Rossini più puro, trattandosi di un'edizione in cui lo stesso compositore andò a rimusicare molte pagine, riadattandone anche il libretto, che precedentemente furono scritte da Pacini o mutuate da opere precedenti. È un vero peccato che così venga a mancare l'aria del protagonista, in origine presa a prestito da Ricciardo e Zoraide, ma si tratta di una scelta obbligata.
Il lavoro musicale svolto dal direttore Michele Mariotti e del maestro collaboratore responsabile Giulio Zappa è davvero sorprendente e rispettoso di quell'intenzione rossiniana che al ROF si cerca di mantenere inalterata. La lettura di Mariotti è davvero appassionata fin dall'ouverture e col procedere della vicenda diventa sempre più sublime, raffinata e ricchissima di chiaroscuri. L'amalgama creato nei pezzi d'assieme è meraviglioso, sia per l'intensità emotiva, sia per la precisione e perfezione esecutiva. Alla fine del difficilissimo e riuscitissimo quintetto di primo atto, il pubblico è davvero in visibilio.
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Olga Peretyatko è una Matilde sopraffina ed elegantissima, sia nella voce che nell'interpretazione. Nel duetto con Aliprando si mostra subito aggraziata ed accurata, eccellente nell'uso dei colori e sinceramente sorprendente nell'appoggio e nel sostegno delle note più gravi. Altrettanto incantevole lo è nel quintetto e nel finale primo. Tutta la parte è eseguita così bene che non riesce a superare se stessa nel rondò finale, anch'esso comunque reso con dovuta perizia tecnica ed interpretativa.
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Juan Diego Florez è un Corradino insuperabile sotto ogni punto di vista. Nel primo quartetto il celebre tenore palesa immediatamente la sua magia, donando al pubblico una vera e propria lezione di canto. Le tinte drammatiche di “Alma rea!” sono ammirevoli; il personaggio è efficacissimo nella trasformazione da serio a comico e il finale di primo atto è divertentissimo. La voce sempre avanti, il canto sul labbro, le incantevoli mezze voci, l'accurato vibrato rossiniano e la cesellatura nelle agilità sono i segni distintivi di questo fuoriclasse che ha saputo fornire di una tecnica veramente importante le doti naturali ricevute dal cielo.
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L'Edoardo di Anna Goryachova può essere considerato il solo anello debole di questa produzione. Indiscutibilmente ha le doti per diventare una grande professionista, ma si sente che è ancora acerba e la strada da percorrere è molta. Soprattutto si nota un passaggio all'acuto decisamente acidulo.
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Nicola Alaimo è un Aliprando ben dosato nel personaggio, davvero eccellente nell'esecuzione del duetto con Matilde. Ottimo nei pezzi d'assieme.
Nel ruolo di Isidoro è Paolo Bordogna, che ridà vita alla parte scritta in dialetto napoletano. L'eccellente baritono non è avulso da questo genere di performance e lo fa con voce brillantissima da vero interprete rossiniano, con un vibrato, uno squillo, un uso dei colori più che perfetti, a cui si aggiungono spiccate doti di attore.
Ginardo è interpretato da Simon Orfila, musicale ed omogeneo tanto recitativi quanto nel canto spianato e nei virtuosismi, ma ha il suo tallone di Achille nelle note più basse, che perdono di ampiezza e talvolta di intonazione.
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Sorprendente è la resa del ruolo della Contessa d'Arco. Chiara Chialli è dotata di forte personalità e di una voce ben impostata, con un bel timbro particolarmente brunito, anche se non è sempre perfettamente pulita nell'esecuzione.
Molto bene anche l'Egoldo di Giorgio Misseri e il Raimondo di Marco Filippo Romano.
Il riallestimento dello spettacolo firmato da Mario Martone, realizzato nel 2004, si rivela essere una scelta adeguata ed efficace, cui contribuiscono le valide scene di Sergio Tramonti, i bei costumi di Ursula Patzak e le luci suggestive di Pasquale Mari.
Ottime le prove dell'Orchestra e del Coro del Teatro Comunale di Bologna diretti da Michele Mariotti e da Lorenzo Fratini.
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