Massima autorità tra i musicisti piacentini, Nicolini, al quale è
intitolato il Conservatorio, ha lasciato più musica che cronache della
sua vita.
Nato a Piacenza il 29 gennaio 1762, qui morì il 18 dicembre 1842.
Cresciuto musicalmente alla scuola napoletana del conservatorio di Sant'Onofrio,
dove l'aveva collocato suo padre Omobono, maestro di cappella a Piacenza, è tra
i musicisti italiani che per vivere non devono varcare i confini.
Sostituirà infatti il padre come maestro di cappella nella sua città natale
(1819) e i suoi 45 lavori teatrali seri o giocosi tengono cartellone a Roma e a
Milano, a Firenze e a Venezia, come in vari teatri d'Europa. Attivo anche come
autore di musica sacra, Nicolini si ritrova a fare da apripista al genio di
Gioachino Rossini nel nuovo gusto di far teatro accogliendo le idee che
dilagarono in tutto l'Occidente dopo la Rivoluzione Francese.
“L'amor mugnaio”, testo di Giuseppe Foppa rimaneggiato da
Cosimo Mazzini, ed oggi trascritto e revisionato anche nella partitura da
Mauro Sironi, andò in scena nella primavera del 1794 al Teatro Sant'Agostino
di Genova con il titolo “I Mulinari”, poi modificato nelle
successive rappresentazioni che fecero la fortuna di questa partitura.
In quella occasione di Nicolini andò in scena anche “Il principe
spazzacamino” assieme a “Il burbero di buon cuore” di Vicente
Martin Soler.
In contemporanea Nicolò Paganini tenne il suo primo concerto il 26 maggio
nella Chiesa di San Filippo a Genova.
Per l'autore piacentino non fu un inserimento di poco conto visto che nei teatri
genovesi, in quella stagione, vennero messi in scena “Il matrimonio segreto”
di Cimarosa, “La frascatana” di Giovanni Paisiello, “La
notte imbrogliata” di Luigi Piccinni. Una sorta di festa grande della
scuola napoletana, cui si aggiunse “Pigmalione” del genovese Francesco
Gnecco.
Piacenza ha avuto l'intelligenza di realizzare questa riproposta unendo le forze
di enti locali, conservatorio, banca della città che hanno consentito si
sollecitasse la curiosità pubblica grazie all'”ingresso libero”.
Lo spettacolo così offerto è una sorta di giardino delle delizie dove finalmente
l'utilizzo di immagini in movimento dà vitalità alla scena facilitando la
lettura del racconto, con la bellezza delle riprese appositamente realizzate dal
nobile obiettivo di Paolo Guglielmetti.
Sonia Grandis, coadiuvata per i costumi – semplici ma efficaci - da
Daniela Casati Fava e da Laura Villi per i perfetti, utilissimi
movimenti scenici, ha firmato la regia di uno spettacolo che sarebbe scandaloso
non riproporre in teatro e non consegnare alla storia con un DVD. Un CD sarebbe
assolutamente insufficiente per onorare la memoria di Nicolini che ha bisogno
sia testimoniato proprio quello che poteva accadere sui palcoscenici che
ospitavano la sua musica.
Una musica di grande piacevolezza che Fabrio Dorsi, con l'orchestra
sinfonica “A. Zanella” ha riletto con la giusta eleganza e
leggerezza, non priva di appropriate ironie, che erano i sapori delle farse
musicali, o intermezzi che dir si voglia, del passaggio tra ‘700 e ‘800.
Puntualissimo e autorevole il supporto al cembalo dell'ottimo Vito
Lombardi coadiuvato con altro cembalo da Enrico Fasoli.
Il baritono Davide Rocca ha portato in scena tutta la sua esperienza nel
teatro giocoso, resuscitando un divertente Bartolone marito di una
Lauretta (figlia in arte di Zerlina) che ha goduto della grinta scenica di
una bella specialista di questo repertorio come il soprano Patrizia Zanardi.
Armidoro (fratello in miniatura di Don Giovanni) ha avuto la gradevole
voce e la buona esperienza nella musica barocca del tenore Manuel Pierattelli,
mentre l'ex flautista Francesca Lanza ha confermato la sua maturità
artistica ben calandosi nei panni della quasi-tradita Lisaura (“cuginetta”
della mozartiana Donna Anna).
Con loro assolutamente importanti i baritoni Lee Won Jun (minaccioso
Pippo) e Matteo Mazzoli (adeguatamente impacciato Cibandola).
Con un gesto di non giustificata generosità si è voluto dar campo vocale anche
ad un personaggio che in origine non esisteva o, al più, aveva come interprete
un mimo: la servetta affidata a Raffaella Montini che a prologo intona
un'aria appiccata come un francobollo dal “Geloso Sincerato” di Giuseppe
Nicolini.
Se ne raccomanda il taglio nella edizione CD o DVD per la storia. |