Il Teatro Regio di Torino si riconferma produttore ed esecutore di alto livello anche nel caso di spettacoli low cost. La ripresa del Rigoletto a concorso firmato Fabio Banfo è un successo sotto ogni punto di vista. L'ambientazione rinascimentale, ma non troppo caratterizzata, è un adeguato compromesso tra il rispetto della tradizione e il volere originario di Giuseppe Verdi, il cui intento principale stava nel consumo di un dramma sul potere, l'orgoglio e la famiglia. Le semplicissime scene di Luca Ghirardosi, composte da soli cinque carri e poca attrezzeria, sono opportunamente efficaci e sapientemente illuminate dallo stesso Banfo; i costumi di Valentina Caspani, seppur adeguati ed in linea con l'intero allestimento, non sono sempre piacevoli alla vista, soprattutto quelli di Gilda e Rigoletto; le coreografie di Anna Maria Bruzzese sono efficaci. Le scelte di regia sono pulite e non invasive, anche se alcuni punti sembrano essere un po' vuoti e necessiterebbero di un maggior movimento.
Giovanni Meoni è un Rigoletto liricissimo, che dispiega le pagine del difficile ruolo in maniera molto intelligente, senza strafare, prodigandosi solo in alcune delle variazioni di tradizione. Il fraseggio è ottimo, ben arricchito da un buon uso dell'accento verdiano, anche se un po' deficitario di tinte drammatiche. La tecnica del passaggio è eccellente, in perfetto accordo con una linea di canto molto omogenea.
Désirée Mancatore è una Gilda strepitosa, precisissima nell'esecuzione dello spartito, accurata nelle belle e piacevoli variazioni intrise di acuti e sovracuti, eccellente nelle colorature, nei cromatismi, nei virtuosismi e davvero ottima è la tecnica dei fiati. Caro nome è una vera e propria lezione di canto e strappa al pubblico un lungo e scrosciante applauso.
Piero Pretti è un Duca dall'adeguato spessore vocale e ridona a questo ruolo, troppo spesso eseguito in maniera eccessivamente leggera, un maggiore tocco di verdianità. La linea di canto è particolarmente morbida, il passaggio all'acuto è ben omogeneo, la voce è squillante e corposa, i piani sono ben dosati e il fraseggio sa essere intenso ed emozionante. Lo studio continuo ed il confronto con i ruoli adeguati possono creare per il giovane tenore il giusto terreno per un futuro davvero roseo.
La scena più commovente di tutta l'esecuzione è il duetto che vede interpreti Désirée Mancatore e Piero Pretti, affiatati nella resa della drammaturgia ed eccellenti in ambito vocale.
Ziyan Atfeh, con la sua facilità all'acuto, dispiega sapientemente le pagine dedicate a Monterone. Altrettanto efficaci sono Armando Gabba e Davide Motta Fré nei panni di ma rullo e Ceprano. Adeguati sono Matthew Pena, Ivana Cravero, Franco Rizzo e Pierina Trivero nelle vesta di Borsa, la Contessa, un usciere e un paggio.
Purtroppo il risultato non è altrettanto felice per gli altri interpreti. Lo Sparafucile di Alessandro Guerzoni sembra possedere una voce compromessa dall'usura, ma ci si augura che sia soltanto un malessere passeggero. La Maddalena di Irini Karaianni non è assolutamente classificabile; già altre volte ha dato la medesima impressione nello stesso ruolo, pertanto ci si domanda come mai tante colleghe decisamente migliori siano a casa senza lavoro. La Giovanna di Maria Di Mauro è anch'essa fortemente inadeguata.
Eccellenti il coro maschile diretto da Claudio Fenoglio e l'Orchestra del Teatro Regio di Torino.
Una nota particolare va al talentuoso Daniele Rustioni, che dirige con buona intenzione verdiana, lasciando il giusto spazio alle variazioni, ai passaggi e alle cadenze dei singoli interpreti. Molte giovani promesse, nell'affrontare la partitura di Rigoletto, hanno disatteso le aspettative di pubblico e artisti. Ciò non accade al direttore di origine milanese che, seppur non compiendo una mirabolante lettura, esegue correttamente il suo dovere, con l'aggiunta di qualche bel colore. |