Il Teatro alla Scala di Milano conclude la Stagione
Lirica 2010-2011 all'insegna del belcanto, con un nuovo allestimento de
La donna del lago di Gioachino Rossini, in
coproduzione con Opéra National de Paris e Royal Opera House di Londra,
firmato da LluÃs Pasqual.
Le scene di Ezio Frigerio sono imponenti,
splendidamente costruite e riproducono molto fedelmente un ipotetico teatro
neoclassico; come pure incantevoli sono i costumi di Franca Squarciapino
che, partendo dall'epoca originale in cui è ambientata la vicenda, si tingono di
un effetto onirico sorprendente. A tale magnificenza si aggiungono le
affascinanti e suggestive luci di Marco Filibeck, che
sanno creare momenti davvero piacevoli.
Purtroppo a tanta bellezza corrisponde altrettanta noia: l'idea del teatro
nel teatro e dell'utilizzo del coro alla greca è fin troppo inflazionata e in
un'opera in cui i fatti sono molti, ma effettivamente nulla accade in scena,
poiché arie e duetti non sono altro che racconti di sentimenti o di episodi già
accaduti, una simile rappresentazione diventa monotona e assolutamente
inefficace.
La guida dell'Orchestra del Teatro alla Scala è affidata a
Roberto Abbado, che dispiega le lunghe pagine dello spartito
con disinvoltura e fluidità. Il direttore milanese è abile e preciso, ma la sua
mano tende a romanticizzare la partitura; ciò forse rende più facile l'ascolto
ad un pubblico moderno, ma viene meno quella che dovrebbe essere l'intenzione
rossiniana. Ciò detto, l'effetto è comunque molto piacevole e di altissimo
livello.
Joyce DiDonato è un'Elena strabiliante, dotata di
tecnica eccezionale, davvero impareggiabile. Ogni nota è perfettamente al suo
posto, gli acuti sono saldissimi e limpidissimi, i gravi ben appoggiati e
proiettati, le agilità naturalissime si amalgamano con estrema scioltezza in una
linea di canto davvero omogenea, impreziosita di un fraseggio raffinato e di
un'incredibile capacità nell'uso dei chiaroscuri. Il rondò finale “Tanti
affetti… Fra il padre, e fra l'amante” è una vera e propria lezione di
canto e lascia l'intero teatro a bocca aperta.
La affianca un altrettanto meraviglioso Juan Diego Florez
nel ruolo di Giacomo. Tenore rossiniano per eccellenza, l'artista
peruviano si mostra in perfetta forma, elegante, quasi idilliaco nel primo lungo
duetto con Elena, assolutamente unico in “Oh fiamma soave”,
tecnicamente perfetto oltre che decisamente espressivo nell'interpretazione, nel
fraseggio e nei cromatismi. Ineccepibili le colorature e i luminosissimi acuti.
Daniela Barcellona è indiscutibilmente una cantante di prima
classe e sa dispiegare il repertorio del compositore pesarese con attenta
precisione e chiara intenzione. I suoi ruoli en-travesti sono sempre perfetti e
nella parte di Malcom non fa altro che avallare questa ipotesi, che
ormai è una certezza. La cavatina d'ingresso “Mura felici… Elena! Oh tu, che
chiamo!” è un ottimo esempio di tecnica ed espressione rossiniana, e la
seconda aria “Ah si pera… Fato crudele” una bellissima prova di
fraseggio nel cantabile e di virtuosismo nella cabaletta.
John Osborne è Rodrigo e, con la sua bella voce
brillante, è il giusto completamento di un quartetto davvero sorprendente. Le
sue mezze voci, le filature e i piani sono affascinanti e raffinati, buona la
tenuta dei fiati. Peccato che nel primo recitativo una nota grave sulla prima
frase, nella ripetizione di “miei prodi” e un acuto preso male rovinino tanta
perfezione, ma si tratta chiaramente di casi isolati e non è possibile mettere
in discussione né la vocalità né la tecnica di questo tenore, soprattutto
tenendo in considerazione la micidialità di questa cavatina. Nel drammatico
terzetto di secondo atto, intenso ed emozionante, i tre interpreti sono
un'impeccabile dimostrazione di apice tecnico e nei quasi venti minuti di musica
che compongono questa pagina, rappresentano la quintessenza dell'interpretazione
del pesarese.
Simon Orfila, nei panni di Douglas, si prodiga in
un'esecuzione più che corretta, ma non mirabolante come il resto dei
protagonisti. La differenza si nota soprattutto nell'esecuzione della regola
rossiniana.
Buona la prova di José Maria Lo Monaco nelle vesta di
Albina, soprattutto nel concertato del finale primo. Completano il cast Jaeheui
Kwon e Jihan Shin nei panni di Serano e Bertram.
Eccelso il Coro del Teatro alla Scala guidato da Bruno
Casoni.
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