Durante il Festival Verdi 2011, che in questa edizione si è diviso tra Teatro Regio di Parma, Teatro Farnese, Teatro Verdi di Busseto e Teatro Magnani di Fidenza, oltre a Messa da Requiem è anche Falstaff a essere allestito nello splendido gioiello ligneo del Palazzo della Pilotta. La cornice è davvero suggestiva ed emozionante, tanto più che Stephen Medcalf sa inserire perfettamente lo spettacolo nella cornice del proscenio e del palcoscenico barocco, creando un amalgama davvero sorprendente. Eccezionali dunque, in questo contesto, sono le scene e i costumi di Jamie Vartan e altrettanto suggestive le luci di Simon Corder.
Purtroppo i già citati problemi di acustica della sala, in quest'opera si notano ancora di più: Falstaff è un esempio di perfezione musicale, dove centinaia di brevissime melodie si rincorrono e solo pochissime vengono sviluppate, dove la preparazione tecnica di direttore, cantanti e musicisti sono elementi essenziali, ma le sfaccettature della partitura sono così tante e così minuziose che, in un teatro che non è stato costruito nè restaurato per l'opera, si perdono tutte quante. Eseguire l'ultimo capolavoro di Verdi al Farnese è come eseguirlo all'aperto. Con tali premesse non è possibile fare oggetto di critica la precisione e la purezza di suono di nessuno degli intervenuti, poichè l'effetto acustico potrebbe essere stato falsato.
La direzione di Andrea Battistoni, tanto acclamato per Attila, giudicato in maniera alterna per Barbiere, poi disapprovato pienamente per Rigoletto, sembra qui ritrovare il suo talento, anche se sarebbe auspicabile riudirlo su un podio più adeguato alla lirica.
Ambrogio Maestri veste i panni del protagonista con sapienza e passione, rendendo un personaggio davvero interessante. La voce è sempre ben impostata nel cantabile, soprattutto nelle zone più acute, ma il recitativo è più parlato che cantato. È davvero un peccato, considerando che ora dovrebbe essere nel pieno della sua maturità artistica, notare una perdita di brillantezza rispetto all'edizione che dieci anni fa gli ha permesso di lanciare la sua carriera.
Svetla Vassileva, nel ruolo di Alice, è costantemente se stessa: bella, dotata di presenza scenica invidiabile, forte personalità, timbro tra i più interessanti nel panorama lirico internazionale. Peccato che l'intonazione non sia sempre corretta, soprattutto nelle frasi più centrali e più lunghe.
Luca Salsi è un Ford davvero eccellente: si sentono chiaramente la vocalità verdiana, dotata di accenti e squillo, e l'esperienza nel ruolo. La difficile aria È sogno o realtà? è eseguita con la giusta intensità, dove si evidenziano un'ottima e omogenea linea di canto e un fraseggio particolarmente espressivo. Notevole anche la tecnica sui fiati.
Barbara Bargnesi è una Nannetta molto musicale, ma ancora molto acerba e soprattutto molto insipida. La parte è ben eseguita, ma non lascia un particolare ricordo di sé. La affianca un altrettanto poco significativo Fenton, interpretato da Antonio Gandia. I due solisti si prodigano in eleganti cantabili durante i duettini e le ariette, raffinati e corretti, ma ciò che manca è quel valore aggiunto che occorre nell'interpretare questo Verdi.
Romina Tomasoni è una brava cantante, ma una Quickly davvero sbagliata. Il personaggio è sempre sotto le righe, quando invece è il vero deus ex machina dell'intera vicenda. Gli accenti e il fraseggio sono quasi assenti: frasi celebri come “Reverenza”, “Povera donna” o “Quella quercia è un luogo da tregenda” sono pronunciate senza nervo. Maggiore enfasi è data dall'interpretazione di Meg da parte di Daniela Pini.
Eccellente il Cajus di Luca Casalin. Efficaci scenicamente Patrizio Saudelli e Mattia Denti nei ruoli di Bardolfo e Pistola.
Buona la prova del Coro del Teatro regio di Parma diretto da Martino Faggiani.
Al termine dello spettacolo il pubblico accoglie calorosamente tutti gli interpreti, nonostante il freddo patito durante tutta la recita. Purtroppo il Teatro Farnese, nella sua incomparabile bellezza, oltre ad essere inadatto all'opera, è anche molto scomodo, avendo tutte le problematiche di un luogo in disuso: mancanza di riscaldamento e impianto di condizionamento, con l'uscita della sala direttamente sullo scalone esterno; mancanza di un servizio di ristorazione in grado di servire bevande calde; mancanza di toilette, sopperita con la messa in funzione di qualche bagno chimico – per un pubblico di oltre mille persone – all'esterno, sotto ai portici della Pilotta; è possibile solo immaginare le altre problematiche nel back stage. A questo punto ci si domanda se sia davvero il caso di continuare ad usare questo luogo per il melodramma, o soltanto per la sinfonica, con spettacoli molto più brevi, senza pause, e opportunamente amplificati.
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