Il Teatro Ponchielli di Cremona inaugura la Stagione
Lirica 2011 con I Puritani di Vincenzo Bellini,
cercando di ripetere lo stesso successo dello scorso anno con Medea,
affidando la messinscena a Carmelo Rifici e la direzione ad
Antonio Pirolli.
Purtroppo
il regista lombardo, pur avendo degli ottimi intenti e una buona linea
drammaturgica da seguire, opportunamente indicata nelle note del libretto di
sala, riempie la vicenda di assurdità, assolutamente poco piacevoli.
L'ambientazione sobria e austera, correttamente costruita da Guido
Buganza, accompagna il tracciato della vicenda in maniera opportuna; lo
sdoppiamento dei protagonisti per mezzo dei figuranti coadiuva appropriatamente
il sogno e il desiderio di Elvira e Arturo; ma il continuo
aprirsi e chiudersi dei loculi da cimitero – o delle cellette da obitorio – è
irragionevole, sgradevole, ad un certo punto addirittura imbarazzante e
ridicolo.
Se tale follia ha l'intenzione di rappresentare qualcosa, il messaggio
purtroppo non raggiunge la platea, inorridita ed infastidita. Soddisfacenti sono
i costumi di Margherita Baldoni e le luci di Fiammetta
Baldisseri.
Antonio Pirolli è a tratti molto veloce, ma soprattutto
troppo rumoroso. In certe pagine richiede un eccessivo volume orchestrale e
anche i solisti migliori vengono coperti da tanta musica scorrettamente
eseguita. Probabilmente la motivazione è da condividersi con l'Orchestra
I Pomeriggi Musicali, da sempre indolente e dozzinale, poco incline al
desiderio i migliorarsi. Lo stesso vale per il Coro del Circuito Lirico
Lombardo guidato da Antonio Greco.
Jessica Pratt si dimostra essere, nei panni di Elvira,
un'ottima interprete del belcanto, dotata non solo di un bel colore, ma anche di
raffinata eleganza, che purtroppo poco può esprimere nei piani e nei filati, che
solitamente la contraddistinguono, soprattutto nella celebre scena “Qui la
voce sua soave”, a causa dell'eccessivo fragore che arriva dalla buca. La
naturalezza della sua voce, come già notato in altri recenti spettacoli, è in
continua evoluzione grazie ai miglioramenti tecnici, che qui non sono
propriamente evidenziati se non in “Son vergin vezzosa”, poiché la
soprano si trova da sola a portare l'opera a compimento.
È affiancata dall'imbarazzante Arturo di Gianluca Terranova,
che strappa mormorii e risolini del pubblico fin dalla prima frase di “A te,
o cara”. Il tenore, ormai diventato una star internazionale, ha sempre
colpito per le sue qualità naturali, che in quest'opera purtroppo non sono
sufficienti. La parte di Lord Talbo necessita di una padronanza tecnica molto
importante, che chiaramente Terranova non possiede.
Alessio Arduini veste i panni di Riccardo,
mostrando uno squillo adeguato e un buon fraseggio, ma è troppo giovane e acerbo
per poter interpretare il ruolo con sufficiente spessore.
Luca Tittoto si conferma un esperto interprete del belcanto,
eseguendo la parte di Giorgio con adeguata perizia, soprattutto nelle
pagine più cantabili. Il duetto con Elvira “O amato zio… Sai
com'arde in petto mio… Sorgea la notte folta” è indubbiamente la parte
meglio eseguita di tutto lo spettacolo.
Angela Nicoli è un'Enrichetta molto scolastica, e
poco adeguati sono Luciano Leoni e Marco Voleri nelle rispettive parti
di Valton e Roberton.
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