Nonostante
i seri problemi politici, amministrativi, economici e finanziari del
Teatro Regio e del Comune di Parma, il grande veliero internazionale
del Festival Verdi 2011 salpa come da programma, e numerosi
spettatori stranieri sono presenti in sala come tutti gli anni. Il clima che si
respira nei corridoi del tempio della lirica è quello dell'incertezza, ma
all'apertura del sipario la qualità, che da sempre lo contraddistingue, è ancora
presente. Fortunatamente è confermato e mantenuto l'alto livello raggiunto con
alcune produzioni, ultima La forza del destino di gennaio.
È lo storico allestimento di Pierluigi Samaritani de
Un ballo in maschera ad inaugurare l'ottobre parmigiano, riveduto nella
regia ben disegnata da Massimo Gasparon, con luci di Andrea
Borelli e interessanti coreografie di Roberto Maria Pizzuto,
che sa cogliere tanto l'ambientazione tardo seicentesca quanto l'angosciante
doppiezza dei congiurati; peccato l'inadeguatezza di alcuni ballerini.
Nei panni di Riccardo è il debuttante Francesco Meli,
che incanta il pubblico già con “La rivedrà nell'estasi” e il finale
del primo quadro “Signori: oggi d'Ulrica” esibendo una piacevolissima
tinta lirica. La difficile “Dì tu se fedele” non è resa in maniera
impeccabile a causa dei repentini passaggi al registro grave, che
necessiterebbero di un accento drammatico più marcato e maggiore volume, ma di
questo non è possibile farne una colpa al bravissimo tenore genovese, che da
poco ha iniziato a spingersi verso ruoli più corposi.
Molto ben eseguita è la successiva “È scherzo od è follia”, come
pure tutto il duetto con Amelia di secondo atto, ma è nel finale che
Francesco Meli dà il meglio di sé, in “Forse la soglia
attinse” ed “Ella è pura”, con un fraseggio elegante ed
espressivo, con colori accurati e raffinati, con intensità emozionante e
toccante.
Accanto all'eccellente protagonista è un'altra debuttante. Nel ruolo di
Amelia è Kristin Lewis, giovane soprano lirico spinto, che
si fa certamente notare per la qualità della voce, dotata di forti tinte
drammatiche, e per l'inconfondibile eleganza. Ciò di cui difetta l'artista
americana sono la morbidezza del canto all'italiana, la dizione, la capacità di
usare i cromatismi nella valorizzazione del fraseggio, un migliore utilizzo dei
fiati per la resa dei pianissimi, mancanze a cui certamente sopperirà con
maggiore esperienza. “Ecco l'orrido campo” è eseguita col giusto
impeto, mentre la finezza dei gesti la contraddistingue per tutto il resto del
melodramma. Ci si augura di riascoltarla presto.
Vladimir Stoyanov è Renato, ruolo già interpretato
diverse volte e sempre con grande successo. Il pubblico lo accoglie
calorosamente fin dall'aria di sortita “Alla vita che t'arride”, ma è
soprattutto l'apertura di terzo atto il suo momento cruciale, con “Eri tu”.
La voce del baritono bulgaro appare meno stanca rispetto alle recite de La forza
del destino di gennaio, ma non è ancora tornata ad avere la luminosità degli
anni precedenti.
Serena Gamberoni interpreta un Oscar da manuale ed
ottiene un meritato successo personale. La tecnica è importante e ben salda, le
agilità sono fluide ed il personaggio è reso in maniera eccelsa, facendosi
notare non solo nelle arie “Volta la terrea” e “Saper vorreste”,
ma soprattutto nei pezzi d'assieme, tanto nei finali di primo e secondo quadro,
quanto nel quintetto che segue la congiura.
Elisabetta Fiorillo, che ha fatto di Ulrica uno dei
suoi cavalli di battaglia, colpisce per il saldissimo registro di petto. “Re
dell'abisso” è interpretata con intenso vigore e la scena che ne segue è di
particolare effetto.
Filippo Polinelli, Antonio Barbagallo e Cosimo Vassallo sono
efficaci nei rispettivi personaggi di Silvano, Samuel e il
Primo Giudice. Completano il cast Enrico Rinaldo ed
Enrico Paolillo nei panni di Tom e del Servo di
Amelia.
Gianluigi Gelmetti, con la consueta accuratezza, guida la
sempre precisa Orchestra del Teatro Regio di Parma, dosando i
suoni nella ricerca dei colori, degli accenti e degli effetti. Un plauso va
anche all'orchestra in palcoscenico e al violino solista di Anastasiya
Petryshak. Eccellente il Coro diretto da Martino
Faggiani.
|