Giovedì 11 agosto è andata in scena la seconda recita di
Madama Butterfly al Gran Teatro all'Aperto di Torre del
Lago: nato dalla collaborazione tra la Fondazione Festival
Pucciniano e l'NPO di Tokyo, con la partecipazione dell'Istituto
Italiano di Cultura della capitale giapponese, l'allestimento porta la firma di
Takao Okamura, cantante e regista che ha saputo impreziosire il
capolavoro del Maestro con un'interessante ricerca filologica.
Talvolta pensiamo che a certi grandi titoli sia impossibile aggiungere altro,
che di fronte a nomi tanto eccelsi il meglio da fare sia rappresentare (termine
tanto comune quanto traditore) fedelmente, seguendo in tutto e per tutto le
indicazioni dei padri di tali capolavori.
Puccini si spese molto per questa sua creatura, per questa
farfalla che, come ebbe a predire Giovanni Pascoli, avrebbe certamente spiccato il
volo; si spese malgrado l'incidente automobilistico che rallentò i lavori,
malgrado le incertezze e i frequenti ripensamenti compositivi di cui era preda,
malgrado quel clamoroso fiasco (reale o pilotato che fosse, comunque fiasco fu)
del debutto alla Scala.
Alla fine, indiscutibilmente, la farfalla iniziò un volo che tutt'ora
continua senza sosta, affascinando platee di tutto il mondo, davvero da Oriente
a Occidente, per usare un'espressione obsoleta, ma indubbiamente vera.
Baritono nativo di Tokyo, regista, direttore artistico dell'Associazione
Minna no Opera (L'Opera del popolo), Takao Okamura
riesce a superare, attribuire un importante valore aggiunto a tutto questo:
senza deludere quelle che certamente erano le volontà di Puccini e dei
librettisti Illica e Giacosa, la “sua”
Butterfly diventa occasione per andare alle radici della cultura giapponese, per
entrare nel dettaglio, correggere tutto ciò che di impreciso è rilevabile nel
testo, non tanto per negligenza degli autori, quanto per impossibilità logistica
di giungere a fonti del tutto corrette. Ecco, quindi, a corredo di questo
allestimento, da un lato alcune annotazioni che vanno a precisare espressioni,
vocaboli, comportamenti tipici delle usanze di quel popolo, dall'altro, sul
palco, un insieme di segni, gestualità ben evidenti e precisi come raramente è
possibile vedere.
Naoli Kawaguci disegna una sorta di Eden, di oasi incantata
dominata da delicati fiori posti sul proscenio e da rigogliosi alberi stilizzati
ai lati; al centro un grande ciliegio dalla generosa chioma fa da struttura
portante e tetto alla casa di Butterfly, fisicamente e simbolicamente divisa in
due parti ben distinte: a sinistra, il mondo orientale, con l'altare dedicato al
culto buddista, a destra, quello caratterizzato da un mobilio prettamente
occidentale, in cui campeggiano un crocifisso e le bandiere di Giappone e Stati
Uniti. Il fondo lascia spazio al Lago di Massaciuccoli, con un poetico richiamo
all'evocato porto di Nagasaki.
Questa è la cornice per la profonda riflessione di Okamura, che prende forma
attraverso l'esplicitazione del rituale giapponese, fatto di inchini, aggraziate
danze delle geishe (in scena sono presenti vere e proprie maiko, vestite con gli
splendidi, variopinti costumi di Yasuhiro Chiji, il mio famoso
creatore contemporaneo di kimono), fino all'impeccabile riproduzione
dell'harakiri, da intendersi non come una folle reazione istintiva, ma come un
gesto razionale e consapevole, che va a nobilitare chi lo compie. Il regista
pone particolare attenzione all'incontro-scontro fra religioni, delineando una
Cio Cio San impegnata in un'intensa, a tratti goffa, devozione a quel
crocifisso che in realtà non le appartiene: da un lato il kimono e il prostrarsi
all'altare di Buddha, dall'altro i vestiti da donna occidentale con tanto di
simbolo della Cristianità al collo.
A enfatizzare questo contrasto insanabile contribuisce anche il poetico
disegno di Fabrizio Ganzerli, con le scene in controluce svolte
dietro i paravento della casa; la frequente illuminazione soffusa di taglio
esalta invece la magia del luogo, in totale accordo con la delicatezza della
protagonista, così come il pressoché totale buio durante il Coro Muto dona
risalto alla cornice naturale torrelaghese, grazie anche alla presenza di una
luna complice.
Valerio Galli dirige con energia l'Orchestra del
Festival, ponendo particolare attenzione sia ai suoni dolci che
richiamano l'indole di Butterfly sia a quelli gravi che fanno
riferimento all'incombere della tragedia. I cantanti riescono bene a uniformarsi
alla lettura di Okamura, a partire da Massimiliano Pisapia, piacevole conferma
nell'ormai “suo” ruolo di Pinkerton; oltre a offrire convincenti performance
canore, Sakiko Ninomiya, nei panni di Cio Cio San, e
Mariella Guarnera, in quelli di Suzuki, riescono a
esprimere con eleganza e precisione tutta la gestualità a loro riservata;
Jun Takahashi è un Goro onnipresente, maschera del
ruffiano buffone che segue la vicenda quasi sempre in scena.
Sergio Bologna interpreta invece Sharpless,
rendendo efficacemente il ruolo di colui che, fin da subito, ha presagio della
tragedia che la vicenda porta con sé. I momenti d'insieme sono ben costruiti con
il giusto numero di personaggi, anche in questo caso nella creazione di due
fazioni contrapposte: il gruppo di americani al seguito di Pinkerton,
disinvolto nei movimenti e nella postura, a contrasto con la famiglia di
Butterfly, impalcata nelle regole imposte dal rituale.
Non possiamo che augurarci il successo di questo allestimento, che di certo
saprà affascinare e commuovere tutto il mondo, unendo in qualche modo due
culture totalmente differenti (e con esse i loro retaggi) e rinvigorendo il
potente messaggio universale di poesia che Puccini ha impresso nelle ispirate
note di questo capolavoro.
6-11-18 agosto MADAMA BUTTERFLY Tragedia
giapponese in due atti di Luigi Illica e Giuseppe Giacosa Musica di GIACOMO
PUCCINI nuovo allestimento coproduzione con NPO Tokyo
Maestro
concertatore e direttore Valerio Galli
Regia: Takao Okamura Scene:
Naoji Kawaguci Costumi: Yasuhiro Chiji
Cio Cio San: Sakiko
Ninomiya Suzuki: Mariella Guarnera (6-11 agosto) / Kimiko Suehiro
(18 agosto) Kate Pinkerton: Alessandra Meozzi B.F. Pinkerton:
Massimiliano Pisapia (6-11 agosto) / Leonardo Caimi (18 agosto) Sharpless:
Sergio Bologna Goro: Jun Takahashi Lo Zio Bonzo: Choi
Seung Pil Il Principe Yamadori: Veio Torcigliani Il
Commissario imperiale: Daniele Piscopo L'ufficiale del registro:
Claudio Minardi La cugina: Zhao Xuan La zia: Marianna
Lanci La madre: Monica Arcangeli Yakusidè: Antonio Tirrò
Dolore: Martina Donati
Disegno luci: Fabrizio Ganzerli Assistente alla regia: Luca Ramacciotti
Orchestra del Festival Puccini Coro del Festival Puccini Maestro Coro:
Francesca Tosi
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