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Il nuovo allestimento di Aida creato da Ferzan Ozpetek per l'inaugurazione della LXXIV edizione del Festival del Maggio Musicale Fiorentino forse non risponde alle attese, ma non può certamente essere definito una delusione o un brutto spettacolo.
La classicità regna sovrana, l'Antico Egitto è dipinto secondo tradizione e per la quasi totalità dell'opera nulla di nuovo è voluto e ideato dal regista di Istambul, se non per la quasi assenza di coreografie durante i primi due balletti, sostituite da movimenti mimici utili allo sviluppo della vicenda, e la sostituzione del celebre trionfo con un momento molto intimo, in cui una piccola schiava ferita dalla guerra e sporca di sangue irrompe in scena.
Interessante è inoltre lo scavo della tomba di Aida e Radamès già dall'inizio dell'opera; poi la caduta di terra e sabbia nel finale, a sottolineare l'imminente agonia dei due protagonisti, da sempre celata dietro la chiusura del sipario. Le scene di Dante Ferretti sono classiche ed efficaci, i costumi di Alessandro Lai sono ricercati, soprattutto nei personaggi di Amneris, Ramfis e del Re, accompagnati da un trucco importante, le luci di Maurizio Calvesi sono suggestive e soprattutto descrittive, le coreografie di Francesco Ventriglia sono efficaci, molto pulite e nello stile del teatro danza nelle scene del Tempio e degli Appartamenti di Amneris, utili alla narrazione durante il trionfo, a omaggio della battaglia in cui gli Egizi hanno appena vinto gli Etiopi.
Zubin Mehta dirige con polso l'Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino, sempre attento al suono e alla precisione dell'intera esecuzione, forse troppo, a discapito dell'effetto naturale e del realismo espressivo, costringendo i solisti a comprimere gran parte del fraseggio e dell'interpretazione a favore di una perfezione un po' arida e meno coinvolgente.
La sera della prova generale del 27 aprile 2011 Maria José Siri porta sul palcoscenico del Teatro Comunale di Firenze un'Aida intensa e corretta, con una vocalità dal timbro morbido, anche se l'uso dei colori, le sfumature più tipiche del ruolo, i pianissimi e gli accenti drammatici non sono resi in maniera particolarmente significante.         Â
Walter Fraccaro, alle prese con una parte che gli è vocalmente molto congeniale, sa cantare generosamente le pagine dedicate a Radamès, soprattutto nei passaggi più vigorosi, risultando particolarmente omogeneo, ma ciò che gli manca sono l'eleganza e la classe, elementi inscindibili dal teatro dell'opera.
Mariana Pentcheva non ha forse ancora lo stile e le finezze più tipiche e caratteristiche della principessa Amneris, ma sa rendere un personaggio sufficientemente misurato e gode di una vocalità scura e brunita che certamente alza la qualità e il livello della sua prestazione. Pur avendo un registro centrale e le note gravi molto piene e ben sostenute, possiede una buona tecnica del passaggio all'acuto, che risulta ben omogenea alla sua linea di canto, ulteriormente sorretta da una buona intonazione.
Enrico Iori, dopo dieci anni dal suo debutto nel ruolo in occasione dell'Aida creata da Franco Zeffirelli a Busseto per il Centenario Verdiano del 2001, ha al suo attivo ben oltre centocinquanta recite nel ruolo di Ramfis e sa portare in scena un personaggio ben strutturato, con una gestualità più marcata e piacevolmente intensa. Inoltre la vocalità cantabile e la presenza scenica del basso sono certamente un valore aggiunto ad una performance di alta qualità.
Il suo conterraneo Roberto Tagliavini è alle prese con la parte del Re, ben eseguita nel canto e ben misurata nell'interpretazione.
Anooshah Golesorkhi è un Amonasro incisivo, soprattutto nel duetto con Aida di terzo atto, ma mostra diverse lacune nella zona grave, poco corposa, e dove sembra perdere di intonazione.
Concludono il cast le belle voci di Saverio Fiore e Caterina Di Tonno nei rispettivi ruoli del Messaggero e della Sacerdotessa.
Buona la prova del Coro diretto da Piero Monti. |