(Clicca sulle immagini per allargarle - Foto tratte dal sito del Maggio Musicale Fiorentino)
Con Don Pasquale il compositore bergamasco firma la sua ultima incursione nel comico: come di consueto per il tempo, lo spunto è dato da un soggetto preesistente, Ser Marcantonio (di Stefano Pavesi, su libretto di Angelo Anelli, autore anche de L'italiana in Algeri rossiniana), che a sua volta recupera il consolidato cliché dell'anziano alle prese con una giovane da cui viene immancabilemente raggirato. Il lavoro di Donizetti non si limita a questo tipo di recupero, ma pone le basi di una tendenza che, svincolandosi dagli stereotipi di tradizione settecentesca, andrà verso una più complessa analisi della dimensione umana.
I personaggi, le vicende e i cambi scena vengono ridotti per dare maggior spazio alle personalità, che si esprimono grazie a unastruttura composta da molti momenti d'insieme ben saldati tra loro, più liberi dalle cesure dei numeri chiusi.
Isabella Bywater realizza una deliziosa casa delle bambole che, a inizio spettacolo, si apre al pubblico mostrando tutti gliambienti della dimora borghese di Don Pasquale: tre piani con cucina, soggiorno, studio e camere da letto, intervallati da rampe di scale a scandire le periperzie dei personaggi. Mobili, suppellettili e decorazioni varie sono curate nei minimi dettagli, così come i costumi (firmati ancora da Bywater) e il trucco, che va a marcare l'aspetto farsesco dell'opera.Con un unico sguardo è quindi possibile assistere al frenetico ed esilarante andirivieni delle comparse, del Coro e dei quattro protagonisti che, seppur inquadrati in una tipologia ben riconoscibile, mostrano i primi segnali di un'evidente emancipazione.
Ecco Don Pasquale, maschera trasformata in eroe tragicomico, su cui si innesta la rottura con il passato: il suo toccantescorforto a seguito dello schiaffo ricevuto lo rende umano, più complesso di una maschera; il riso suscitato in precedenza si trasforma quindiin sentito coinvolgimento verso la sua reazione. Bruno de Simone convince nell'espressione della complessità caratteriale, anche se tradisce varie difficoltà a seguire la bacchetta di Riccardo Frizza.
Retaggio di modelli preesistenti, in parte vicina alla Rosina rossiniana in "So anch'io la virtù magica", Norina si mostra “moderna” nella compassione verso il vecchio: è lei depositaria del moralistico lieto fine, che tuttavia non risolve quell'amaro innestato nel corso della vicenda. Nei panni della fanciulla, la melodiosa voce di Cinzia Forte, puntuale e armoniosa nei virtuosismi.
Ernesto resta fedele allo stereotipo dell'innamorato, anche se a lui sono riservate le invenzioni musicali più belle di tutta l'opera: è interpretato dal limpido timbro di Mario Zeffiri, che talvolta inciampa in alcune incertezze tonali.
Fabio Capitanucci è un vigoroso Dottor Malatesta, il simpatico orditore della trama.
Sul podio dell'Orchestra del Maggio, Riccardo Frizza esalta la leggerezza della scrittura donizettiana, la bellezza della Sinfonia costruita sui temi dei due innamorati e la scorrevolezza delle varie scene, che fanno di Don Pasquale un piacevole fluire di emozioni e musica: sono gli albori di tutto ciò che avverrà in seguito, con le terrene vicende degli eroi verdiani e pucciniani. |