Il capolavoro del catanese è un'opera del grande repertorio spesso presente sulle scene italiane, pertanto non occorreva produrre un ennesimo nuovo spettacolo, soprattutto in un triste e prolungato momento di crisi economica e culturale; ancor meno necessario se ideato senza alcuna originalità, mantenendo ferme e costanti le caratteristiche idilliache e pastorali volute da Bellini.
Oggi purtroppo non è più possibile celebrare l'innocenza, la purezza e l'incontaminazione attraverso l'impiego della tradizione, mentre sarebbe auspicabile trovare sul palcoscenico nuovi spunti per un pensiero più contemporaneo e adatto all'attualità di un'umanità non sempre e per forza colpevole, impura e corrotta. Pertanto, anche nelle essenzialissime scene martello e chiodi di Susanna Rossi Jost, continuiamo a trovare un immaginario villaggio di campagna con la ruota del mulino e una stanza dell'albergo di Lisa con una portafinestra da dove entra la sonnambula.
La direzione di Massimo Lambertini, alla guida di un'approssimativa Orchestra I Pomeriggi Musicali, non contribuisce certamente a risollevare le sorti semplicistiche dello spettacolo – colorato solo nei costumi della Rossi Jost e nelle luci di Paolo Coduri De' Cartosio – e subisce la disapprovazione del pubblico al termine della rappresentazione.
Jessica Pratt è un'Amina dolce e candida che non si abbandona ad inutili infantilismi. La vocalità del soprano di origine australiana è certamente importante, naturalmente dotata di agilità, di filati, nonché di facilità negli acuti e nei sovracuti e la linea di canto è piacevolmente morbida ed omogenea, soprattutto nel passaggio. Soltanto il fraseggio ha bisogno di essere reso più espressivo e forse la tecnica sugli acuti richiede alcuni miglioramenti: tali note fanno parte della bellezza innata della voce di Jessica Pratt, ma pur essendo ben sostenute, non sempre sono perfettamente pulite.
Degne di nota sono le colorature nella cabaletta dell'aria di apertura "Sopra il sen la man mi posa" e nel finale "Ah! Non giunge uman pensiero".
Enea Scala, giovane tenore agli esordi, già interprete de Il barbiere di Siviglia, L'italiana in Algeri, Il viaggio a Reims, Radoski in Sigismondo e Arbace in Idomeneo, si rivela carico di promesse. L'artista ragusano porta a termine l'impossibile parte di Elvino senza alcuna sbavatura, dimostrando di possedere una voce chiara e brillante, leggera e duttile, squillante e ben appoggiata sugli acuti, intonata e ben impostata, con una buona emissione e proiezione. Il difficile ruolo belliniano sembra calzargli a pennello, risolvendo l'altissima tessitura con estrema naturalezza. Si trova perfettamente a suo agio nell'angelica "Prendi l'anel ti dono" e nella successiva ed ardua "Tutto, ah! Tutto in quest'istante" ed è particolarmente intenso nel finale primo "Voglia il cielo che il duol ch'io sento": sarebbe interessante udirlo in "A te, o cara" ne I puritani; la speranza è comunque quella di ascoltarlo presto in un altro ruolo.
Alexej Yakimov anche se possiede una buona intonazione ed esegue correttamente l'aria di sortita "Vi ravviso o luoghi ameni" resta molto scolastico. Le note gravi sono quasi completamente vuote, le agilità sono tutte legate, la voce è pressoché sempre coperta dalla compagine orchestrale e l'interpretazione è ai minimi termini, tanto che il pubblico disapprova apertamente la sua prova al termine dello spettacolo.
I panni di Lisa sono vestiti da Marina Bucciarelli, vincitrice del concorso As.Li.Co. Anche il venticinquenne soprano teatino è molto scolastico, ma mostra qualità vocali naturali degne di nota, che con il giusto studio tecnico potranno essere entusiasticamente espresse. La resa del personaggio è molto buona, seppur con una gestualità forse troppo marcata e Marina Bucciarelli risulta essere una Lisa davvero antipatica.
Nadija Petrenko, come sua consuetudine, mostra al pubblico una vocalità morbida e piena e la sua Teresa è tanto efficace quanto realistica. Il cantabile "Sapete che l'ora s'avvicina" è sinceramente gradevole ed espressivo.
Completano il cast l'Alessio quasi assente di Mihail Dogotari ed il traballante notaio di Luca Granziera. Sufficiente la prova del coro del Circuito Lirico Lombardo guidato da Antonio Greco.
Spettacolo grazioso ma privo di intensità, da parte di tutti, eccetto per Enea Scala. |