La Stagione Lirica 2010-2011 del Teatro Municipale di Piacenza si apre con Maria Stuarda di Gaetano Donizetti, opera assente da diverso tempo dal palcoscenico piacentino.
Per l'occasione la Fondazione Teatri di Piacenza, in coproduzione con il Teatro Comunale di Modena, sceglie l'allestimento dell'Opéra Royal de Wallonie di Liegi firmato da Francesco Esposito, creato in Italia per il Teatro Donizetti di Bergamo e messo in scena all'Opera di Roma e al Teatro Bellini di Catania.
Il celebre regista e costumista, che si avvale delle affascinanti e suggestive scenografie di Italo Grassi e disegno luci di Fabio Rossi, sa creare situazioni altamente evocative, dipingendo sul palcoscenico la vicenda infelice della Regina di Scozia. Purtroppo lo spettacolo appare molto statico, risultando a tratti noioso; è piacevole e interessante nell'aspetto visivo, ma sembra più un susseguirsi di belle fotografie, fisse e immobili seppur pregevoli, piuttosto che lo svolgersi di una vicenda.
Nel ruolo del titolo è Mariella Devia, considerata innegabilmente la miglior interprete del belcanto italiano da tutto il mondo della lirica. Il celebre soprano assente da Piacenza, se si esclude l'attività concertistica, dai tempi di Linda di Chamounix nella messinscena bolognese di diversi anni fa, incanta il numeroso pubblico accorso. La voce è sempre fresca e luminosa, la tecnica è da manuale, la linea di canto è perfettamente omogenea, le note sono uniformemente appoggiate in tutti i registri; degli accenti, dei fraseggi e dei virtuosismi nulla può essere criticato. Se in talune occasioni la signora del belcanto è stata rimproverata di freddezza nell'interpretazione, ciò non vale in quest'occasione, dove il personaggio di Maria Stuarda è dipinto in maniera eccelsa, dolce e arrendevole con Leicester, regale e autorevole nell'immaginario rapporto con Elisabetta, accogliente e rassegnata nei confronti della propria sorte. La scena madre dell'opera "Morta al mondo e morta al trono… Figlia impura di Bolena" concepita da Schiller e abilmente musicata da Donizetti, è resa con impeto ed intensità drammatica, mentre la preghiera "Deh! Tu un'umile preghiera il suono" è sinceramente commovente.
Mariella Devia è affiancata da Nidia Palacios nel ruolo di Elisabetta, credibile, imponente e maestosa nella presenza scenica. Purtroppo presenta fin dalla cavatina d'ingresso "Ah! Quando all'ara scorgermi… Ah! Dal cielo discenda un raggio" una vocalità molto leggera, poco corposa nei centri, arrivando ad essere quasi vuota nei gravi, che sono ingrossati, e negli acuti, che appaiono poco puliti.
Anche il Leicester di Adriano Graziani sfortunatamente non è dei migliori. Il giovane e promettente tenore, che era stato particolarmente chiaro e brillante nel ruolo di Edmondo in Manon Lescaut lo scorso aprile, qui appare opaco e poco squillante, sperando che si tratti solamente di un'indisposizione temporanea. L'aria "Ah rimiro il bel sembiante" strappa qualche mormorio nel pubblico, che poi esprime il proprio dissenso al termine dello spettacolo.
Il ruolo di Talbot è affidato ad un efficace Ugo Guagliardo, dall'accento e dal fraseggio belcantista, mentre Gezim Myshketa veste i panni di un valido e sicuro Cecil. Conclude il cast l'Anna Kennedy di una convincente Caterina Di Tonno.
Antonino Fogliani, sul podio dell'Orchestra Regionale dell'Emilia Romagna, non sa portare i musicisti alla raffinata precisione dell'orchestrazione donizettiana, privo di eleganza e con poca espressività nel suono e nei colori, risultando quasi dozzinale e approssimativo. Sufficiente è la prova del Coro del Teatro Municipale di Piacenza diretto da Corrado Casati. |