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Buona la prima per l'Idomeneo di Mozart che il 21 febbraio scorso ha
debuttato al Comunale di Bologna.
L'allestimento dell'opera, già sperimentato al
Regio di Torino (con altro cast), trattandosi di una coproduzione fra i
due teatri, rimane segnato dalla regia di Davide Livermore: una messa in scena
di alto livello per un'opera che si pone come spartiacque nella carriera di
Mozart portando in sé i segni premonitori delle opere successive più celebri.
E
proprio Elettra, in questo allestimento, può essere visto come il personaggio
chiave, l'unica in grado di agitare le acque calme in cui vorrebbero muoversi
gli altri personaggi immersi in una sorta di gigantesco acquario.
Le pareti sono infatti tutte con disegni di bolle di acqua, ma si tratta di una
realtà generata dalla complessità del personaggio di Idomeneo.
Livermore rende
ancor più chiaro il significato della scena e l'identificazione fra Idomeneo e
Nettuno fin dall'Ouverture: il re di Creta è di fronte a un acquario come un
sacerdote davanti a un altare e vi getta quei pochi elementi che troveremo poi
sulla scena. E' quindi l'uomo in senso lato che crea la religione, è egli la
religione stessa, è il limite di se stesso e degli altri.
La scelta di
rappresentare l'opera in questa sorta di acquario pone il tutto in uno spazio
senza tempo, vasto e confinato allo stesso tempo; del resto si tratta di un mito
valido per tutte le epoche e come tale viene trattato, per quanto vengano
inseriti anche elementi come una macchina anni '50.
Importante la scelta dei
costumi che, mentre per alcuni personaggi resta classica, per altri è molto più
moderna come il cappotto di plastica trasparente di Arbace in stile Blade Runner.
Una modernità che non disturba ma anzi avvicina un mito classico ai nostri tempi
senza pericolosi stravolgimenti.
Affascinanti certe trovate sceniche come quella
del naufragio e le video proiezioni. Tuttavia alcune contestazioni, ma anche
calorosi applausi, alla fine della rappresentazione arrivano proprio a Livermore
e a Elettra, l'altro personaggio che emerge: rappresentata come una donna
“rifatta”, mangia uomini, vestita di rosso fuoco, è colei che, dominata dalla
passione, rischia di stravolgere gli equilibri, mandare all'aria i buoni
sentimenti e le convenzioni, distruggere la sfera di cristallo in cui si muovono
gli altri personaggi.
Emblematico il momento in cui, agitata da un furore
incontenibile, durante l'aria “Tutte nel cor vi sento”, incendia con una
sigaretta il letto di Ilia.
Un personaggio contraddittorio: da una parte è la
falsità basata sull'apparenza dell'uomo contemporaneo, dall'altra un essere
agitato da sentimenti passionali molto meno cerebrali, più “veri” e in grado di
portare novità capaci di sovvertire l'ordine immutabile, il destino. Se si pensa
che, mentre scriveva l'Idomeneo, Mozart guardava già al futuro auspicando la
propria libertà da Salisburgo e la possibilità di mettere in atto tecniche
compositive che avrebbero rivoluzionato la musica, Elettra assume una valenza
ancora più carica di significato e ben interpretata da Angelas Blancas Gulin
capace di catturare magneticamente la scena in ogni momento.
Buono anche il
resto del cast sotto la bacchetta di Michele Mariotti che ha diretto l'Orchestra
e il Coro del Comunale di Bologna. Francesco Meli (Idomeneo) è apparso un po'
legato inizialmente ma ha conquistato il pubblico a partire da “Fuor dal mar”.
Applausi anche per Enea Scala (Arbace) e Giuseppina Bridelli
che, con ottima
pulizia e slancio vocale, ha indossato con destrezza i panni di un Idamante
ancora sbarazzino e agitato da sentimenti contrastanti. Barbara Bargnesi (Ilia)
ha dimostrato professionalità nel sottolineare le sfumature vocali e
interpretative di un personaggio delicato e riflessivo.
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