La figlia del reggimento di Gaetano Donizetti conclude gli
appuntamenti dedicati alla lirica del Bergamo Musica Festival, con la
pubblicazione dell'edizione critica della versione italiana dell'opera a cura di
Claudio Toscani, presentata al pubblico giovedì 19 novembre nella
suggestiva cornice della Casa Natale del Maestro.
Inaugurato lo scorso 12 settembre al termine di importanti lavori di
restauro, che hanno interessato tutto il palazzo situato in Borgo Canale, il
monumento nazionale in cui nacque il quinto di sei bambini di una povera
famiglia di tessitori è un luogo prezioso ed il suo ripristino, fortemente
voluto dal Comune di Bergamo, dalla Fondazione Donizetti e dalla Fondazione
Banca del Monte di Lombardia, rende un prestigioso omaggio al figlio più
illustre della città e a tutto il mondo culturale e teatrale.
L'opera comica su libretto di Callisto Bassi perde indubbiamente di
vigore rispetto all'originale francese, ma la riscoperta e la seguente pulitura
di un lavoro seguito personalmente dal compositore bergamasco ha certamente un
alto valore storico e artistico. Donizetti cercò di rimuovere i caratteri
tipici dell'opéra-comique voluti dai teatri d'oltralpe a favore di quelli
più tradizionalmente italiani dell'opera buffa, provvedendo a cambiare i
dialoghi parlati con recitativi in versi e musica, eliminando i couplets della
Marchesa e la romanza di secondo atto di Tonio, ricompensato con
la sortita “Feste? Pompe? Omaggi? Onori?” trasmigrata da Gianni di
Calais, e sostituendo il finale con un duetto amoroso. Ma se da un lato la
trasposizione curata dallo stesso Maestro rappresenta una grande abilità
musicale, che tra l'altro si preoccupa di abbassare la tonalità di alcune
pagine, per non mettere in difficoltà gli interpreti italiani abituati a un
diverso modo di cantare rispetto ai colleghi francesi, il nuovo libretto ha una
logica poco chiara e ciò contribuisce ulteriormente alla perdita di vivacità.
Realizzato dal Teatro Sociale di Como nel Circuito Lirico Lombardo, in
coproduzione con il Teatro Donizetti di Bergamo, il Teatro Fraschini di
Pavia, il Teatro Grande di Brescia, il Teatro Ponchielli di Cremona e il Teatro
Alighieri di Ravenna, il nuovo allestimento interamente firmato da Andrea
Cigni è ambientato nella Svizzera voluta dal compositore nella versione
italiana, divisa nei due luoghi di Maria: l'accampamento militare nel
primo atto e la casa della Marchesa nel secondo. Il regista toscano
utilizza dei simboli troppo marcati, rischiando eccessi di dubbio gusto, come
una bandiera Svizzera grande quanto l'intero arco scenico durante il coro di
apertura e un enorme orsacchiotto durante la seconda parte, a rappresentare la
casa giocattolo in cui la giovane è costretta a vivere, senza tra l'altro
considerare che si tratta di un pupazzo tipicamente anglosassone. Inoltre nel
procedere della vicenda, al gigantesco peluche sono tolte le zampe, viene
coricato e poggiato sul muso – forse a sottolineare che l'arrivo di Tonio
significa per Maria il ritorno al vecchio stile di vita – e i
protagonisti vi salgono sopra calpestandolo.
Nella recita di venerdì 20 novembre, Yolanda Auyanet nel ruolo del
titolo è una brava interprete, mascolina e militaresca al punto giusto, ma la
linea vocale non è sempre omogenea, più dotata di naturalezza che di tecnica. Le
arie “Convien partir” e “Le ricchezze ed il rango fastoso” sono
accolte con calorosi applausi ben guadagnati, dove il soprano dimostra di
possedere un buon fraseggio, mentre le parti più virtuosistiche e più acute come
“Ciascun lo dice, ciascun lo sa” e “Oh trasporto! Oh dolce ebbrezza!”
non riescono perfettamente nitide, dove qualche nota sovracuta sembra essere un
po' sporca.
Anche Gianluca Terranova fa più affidamento sulle doti di natura
piuttosto che sulle conoscenze tecniche, ma riesce ad ottenere il giusto
consenso del pubblico, soprattutto nella cabaletta “Qual destino, qual favor!”
che sostituisce la celebre “Pour mon âme” di cui concede il bis – della
sola infilata dei do acuti – dopo un lungo e fragoroso applauso, pur segnato da
qualche disapprovazione. Purtroppo la buffa aria di sortita non gli rende onore,
mentre gli accenti più lirici della sua voce si possono godere con piacere nel
lungo duetto con Maria “Che? Voi mi amate?”.
Francesco Paolo Voltaggio è un Sulpizio poco appariscente e non
va oltre la correttezza. Mentre Dionisia Di Vico, nei panni della
Marchesa, pur essendo penalizzata dall'edizione italiana con il taglio di “Pour
une femme de mon nom”, sa comunque mostrare la corposità e la rotondità
della sua voce scura e le sue qualità interpretative.
Completano il cast Giuseppe Pizzicato, Andrea Tabili, Sara Palana e
Michele Mele, diretti da Alessandro D'Agostini alla guida dell'Orchestra
I Pomeriggi Musicali di Milano. La scelta del direttore di accompagnare i
recitativi con fortepiano violoncello e contrabbasso e quella di utilizzare
alcuni strumenti storici in organico è volta al recupero, nel limite del
possibile, delle sonorità volute dallo stesso Donizetti ed il risultato è
interessante.
Il Coro As.Li.Co. del Circuito Lirico Lombardo è diretto da
Antonio Greco.