Teatro Verdi di Trieste inaugura la Stagione 2009 - 2010
Gloria Bellini, 17/11/2009
In breve: Il 18 novembre p.v. Il Trovatore di Giuseppe Verdi inaugurerà l'ennesima stagione lirica del Teatro Verdi di Trieste, uno dei principali templi della lirica italiana, che da oltre due secoli ospita produzioni liriche che attirano spettatori da tutto il mondo. Abbiamo intervistato il Dott. Giorgio Zanfagnin, sovrintendente del Teatro, per conoscere da vicino come funziona la splendida "macchina del teatro d'opera".
Il 18 novembre p.v. Il Trovatore di Giuseppe Verdi inaugurerà l'ennesima
stagione lirica del Teatro Verdi di Trieste, uno dei principali templi della
lirica italiana, che da oltre due secoli ospita produzioni liriche che attirano
spettatori da tutto il mondo.
Nonostante il periodo congiunturale poco propizio, i vertici del teatro
stanno adottando strategie imprenditoriali intelligenti e sostenibili che
garantiscano percorsi culturali di qualità per il pubblico di oggi e di domani.
Il Teatro Verdi di Trieste è anche l'unico teatro in Italia ad ospitare un
Festival dell'operetta che mira a valorizzare e ad esaltare una delle forme di
spettacolo.
Abbiamo intervistato il Dott. Giorgio Zanfagnin, sovrintendente
del Teatro, per conoscere da vicino come funziona la splendida "macchina del
teatro d'opera".
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Intervista a Giorgio Zanfagnin (15 MB)
Dott. Giorgio Zanfagnin lei è uno dei sovrintendenti che ha accolto la
proposta di Liricamente “Ci vuole un teatro” che mira a portare quanti più
spettatori nei templi della lirica, cioè i nostri teatri di tradizione.
Leggendo qua e là ho scoperto che il suo slogan è: “Facciamo cultura da due
secoli e vorremmo farne per molti secoli di più”. Siamo agli albori della nuova
stagione 2009-2010 del Teatro Verdi di Trieste che si aprirà il 18 novembre con
il Trovatore di Giuseppe Verdi, ci parli un po' del cartellone di questa nuova
stagione.
L'apertura sarà il 18 novembre con un gran Trovatore. Ho visto le prove che
stanno andando molto bene: un gran direttore, un gran regista e due cast di
livello internazionale.
Sono reduce da un viaggio a New York, sono stato al Metropolitan Theatre e, in cartellone ci sono gli stessi nostri cantanti, quindi, per
quanto riguarda il cast degli artisti, abbiamo scelto degli interpreti di
qualità, pur contenendo i costi, con adeguate politiche organizzative.
Per quanto riguarda la stagione in generale, anche quest'anno abbiamo seguito un
percorso culturale, pertanto dopo Trovatore, il 22 gennaio sarà in
scena Maria Stuarda, opera che appartiene al Trittico di Gaetano
Donizetti dedicato alle regine, insieme a Roberto Devereux
(rappresentato la scorsa stagione) e Anna Bolena (prevista per il
prossimo anno).
Per il resto, proponiamo opere che non si davano nel nostro teatro da molto tempo,
come ad esempio Roméo et Juliette di Charles Gounod, in lingua
originale francese, che venne rappresentato più di quarant'anni fa a Trieste, ma
in italiano.
Il nostro obiettivo è portare al pubblico anche proposte nuove, affiancate ad
opere più popolari quali Il Trovatore e Otello di Giuseppe Verdi, che fanno parte della grande cultura dell'opera lirica italiana. Otello sarà diretta da Nello Santi, il direttore verdiano vivente
più importante al mondo.
Inizio e fine stagione con due opere verdiane e all'interno un percorso
culturale che comprende Maria Stuarda, Roméo et Juliette, Elisir d'amore,
Tannhäuser di Wagner. Trieste è una città mitteleuropea, pertanto ogni tre
o quattro anni inseriamo in cartellone un'opera di Wagner. Poi abbiamo
Madama Butterfly che è la nostra opera d'esportazione: quest'anno è stata
rappresentata a Seul, in Corea, a spese del governo coreano, ed è stata un grandissimo successo.
Oltre alle opere ci sono due balletti internazionale: uno su musica di
Cajkovskij realizzato dal corpo di ballo del teatro Stanislavskij di
Mosca e uno spagnolo.
Questo è in sintesi il cartellone della stagione lirica 2009-2010.
In tempo di “crisi” e di forti cambiamenti, quali sono i fattori su cui
punta la vostra organizzazione per superare le difficoltà di questo momento? Ha già attuato una politica di salvaguardia e di autotutela del teatro
che si basa su due strategie principali:
1. l'organizzazione del lavoro: bisogna lavorare all'interno con i minori
costi possibili. Ciò significa che non bisogna produrre un'opera alla volta, ma
contemporaneamente due o tre.
2. gestione accurata dei rapporti con i registi e gli artisti. Io ho
adottato una politica di precontatto-precontratto che consiste nel prendere
contatto per tempo con gli artisti, senza firmare alcun contratto fino
all'approssimarsi della recita, perchè nel frattempo potrebbero verificarsi
tagli governativi ai budget di produzione, come è avvenuto negli ultimi due
anni. Se si verifica ciò, io riapro la trattativa con gli artisti e ridefiniamo
gli accordi.
Fino ad oggi le trattative sono sempre state riaperte e quasi nessun artista ha mai
rinunciato all'incarico, pur con un compenso ridotto rispetto agli accordi
iniziali.
Ho risparmiato milioni di euro!
Ci sono poi altre strategie basate su sinergie che si traducono in
coproduzione con altri enti. Il Teatro Verdi di Trieste collabora con
i teatri del nord-est: Verona e Venezia, soprattutto.
Con un esempio le spiego come funziona: mi serviva l'allestimento di Tosca, sono
andato nei magazzini del Teatro di Verona e ho preso gli allestimenti. E'
stata data qui a Trieste con grande successo, senza spendere un euro perché, in
pagamento dell'allestimento, ho aperto le porte dei miei magazzini e a Verona hanno
presentato
un'operetta con il nostro allestimento. C'è stato quindi uno scambio, un pagamento in natura,
senza esborsi monetari.
Naturalmente, poi, si risparmia stanno ben attenti ad eliminare gli sprechi di
energia elettrica, le bollette, etc.
In definitiva le parole chiave per il successo sono 3: organizzazione,
sinergie e criteri imprenditoriali applicati alla nostra struttura che di fatto
produce servizi.
Da economista, quindi, deduco che ha operato al fine di recuperare
efficienza, cioè prestazioni migliori a costi contenuti, aumentando la
produttività. Esatto.
Adesso "spargo un po' di lacrime": le ho detto che sono stato a New York la scorsa
settimana, ebbene, leggendo le loro brochures ho letto i lunghi elenchi di signori
che devolvono al teatro più di 30 milioni di dollari all'anno, o più di 15 milioni di dollari all'anno: mi creda, da restare a bocca aperta!
E ci potranno essere anche in Italia? No, è difficile. Io sono personalmente un sovrintendente che lavora
gratuitamente per il teatro e che sostiene il teatro con cifre anche ingenti.
Ma la beffa è che su quello che io dò al teatro pago pure sopra le tasse,
perché non è deducibile.
Tutto questo non aiuta le nostre organizzazioni. Se a livello normativo non
cambiano queste leggi, non c'è alcun vantaggio per i privati a sostenere i
teatri.
Io penso, poi, che i privati sarebbero anche maggiormente incentivati a
sostenere i teatri se avessero la certezza che le risorse siano gestite in modo
efficiente. Si, ma non basta. E' necessario che nel contorno ci sia un tessuto
economico importante. Trieste è una città importante, ma dal punto di vista
economico non ha un tessuto industriale o finanziario rilevante come possono
avere Milano, Bologna, o Firenze. Pensi, che la nostra Fondazione Verdi è tra le
prime dieci aziende della città!
Cambiamo ora argomento, parliamo del pubblico. Cosa chiede oggi il
pubblico che viene a teatro? Io sono uno del pubblico appassionato! Ho visto centinaia e centinaia di
rappresentazioni di opere in tutto il mondo, e ho notato che ovunque il pubblico
è sempre uguale. Chi va all'opera non chiede intrattenimento, ma chiede di far parte di
quel "cerchio magico", che è l'opera in teatro e di esserne coinvolto. Una persona entra in teatro e per tre ore vede sulla scena degli accadimenti che
sembrano veri ed è coinvolto nello spettacolo.
Ecco cosa chiede lo spettatore dell'opera: di far parte del tutto. La lirica
è il cerchio magico della grande cultura musicale.
Se ritiene che rispetto al passato il pubblico sia cambiato, quali sono i
cambiamenti che ha riscontrato? Per me, nel nostro teatro, il pubblico non è cambiato. Noi abbiamo lavorato e
tutt'ora siamo molto impegnati, per portare l'opera soprattutto alla gioventù. Non
ci interessa che vengano con lo smoking, ma ci interessa che partecipino. Pensi
che con la musica sinfonica, abbiamo avuto ben duecento giovani abbonati in più rispetto agli anni
scorsi.
Per quanto ci riguarda, quindi, la platea si sta ringiovanendo. In genere, si
trovano anziani, che talvolta hanno anche delle difficoltà a rinnovare gli
abbonamenti, per ragioni economiche. In ogni caso, i melomani trasmettono anche
ai loro familiari la passione per la lirica, pertanto c'è un passaggio
generazionale che si mantiene nel tempo.
Io ho iniziato da piccolo ad appassionarmi alla lirica grazie alle opere-film
che venivano rappresentate al cinema, alla televisione. Conoscendola mi sono
entusiasmato e ho iniziato a fare le code ai botteghini per prendere i biglietti
del loggione a teatro, e via di questo passo.
Il pubblico è oggi più esigente da un punto di vista scenico, perché desidera
cantanti che siano anche bravi attori.
Per amare l'opera lirica, bisogna conoscerla, quali mezzi ritiene siano
più idonei per diffondere la cultura dell'opera? Ho una risposta sola: la televisione, ma non all'una di notte! Almeno
una volta al mese potrebbero trasmettere ai suoi milioni di telespettatori,
l'opera in prima serata. Naturalmente sarebbe meglio iniziare con opere "facili
all'ascolto" come Elisir, Traviata, Trovatore, Lucia di Lammermoor ... e io credo che la
televisione calamiterebbe persone che avrebbero poi l'interesse a vedere di fatto
cosa succede nel teatro vero. E' ovvio che in TV debbano essere trasmesse opere di
prim'ordine presentate bene, in maniera che la gente sia guidata all'ascolto e
possa comprendere tutti gli aspetti che affascinano nell'opera.
Se, per esempio, si spiegasse per bene che l'aria dei nove "Do" della Figlia del
Reggimento è un'impresa complessa tanto quanto correre i cento metri in dieci
secondi, forse il pubblico si interesserebbe di più, crescerebbe
l'attenzione.
Concludendo, per poter raggiungere un pubblico più ampio è necessario utilizzare un mezzo
di diffusione più potente. La maggior parte del potenziale pubblico va istruito perchè purtroppo conosce poco l'opera lirica e ritengo che la televisione sia un
importante mezzo per poter raggiungere questo obiettivo.
Ma la TV, purtroppo, snobba l'opera lirica. Ci sono poche trasmissioni
dedicate. C'è giusto quella di Canale 5 al sabato mattina "Loggione",
c'è "Prima della Prima" in Rai e poche
altre, che vanno in onda ad orari improponibili.
Cosa ne pensa dell'opinione di coloro che affermano che i teatri debbano essere
sostenuti dai privati e non dallo Stato?
Penso che sia impossibile. Costruire un'opera costa troppi soldi per un singolo
privato. I privati possono fare qualcosa, ma se ci si basa solo su questo è la
fine!
Il Teatro Verdi di Trieste, che ha un giro di circa 23 milioni di euro all'anno,
ne riceve uno dai privati, ma poi per il resto devono essere finanziamenti di
altro tipo, anche perché l'opera non è semplice intrattenimento, l'opera è cultura.
Le ho accennato prima alla Madama Batterfly che abbiamo portato a Seul,
ebbene, nel più grande teatro che io abbia mai visto (può ospitare circa 4.000
persone) tutti parlavano italiano, persino le maschere. Lei capisce che, l'opera
italiana è portatrice della nostra cultura in tutto il mondo e dev'essere
adeguatamente sostenuta.
In un'intervista che lei ha rilasciato recentemente, sostiene che esistono
agenzie liriche che addirittura fanno le stagioni dei teatri. Si, l'ho detto e lo confermo. Le agenzie, non tutte, fanno il loro
mestiere e propongono i loro cantanti. E' ovvio che più è grande l'agenzia, più
ha cantanti per ricoprire tutti i ruoli, pertanto arrivano a proporre l'intero
cast di un'opera.
Fanno, quindi, delle proposte a pacchetto.
Ci sono agenzie che propongono interi cartelloni che, le dirò, sono pure
fattibili!
Al Teatro Verdi di Trieste, chi è che decide i cartelloni delle
stagioni liriche? Le faccio io su proposta del direttore artistico e del consiglio dei
dirigenti che si riunisce due volte alla settimana.
Cosa ne pensa del livello dei cantanti di oggi? Io non ho vent'anni e ho conosciuto Di Stefano, Del Monaco, Corelli,
Ferruccio Tagliavini. Ho visto un livello di cantanti che oggi non
esiste più. Ci sono alcune eccezioni, come Marcelo Alvarez o Juan
Diego Florez, ma sono molto pochi! Ci sono cantanti orientali molto bravi
che stanno crescendo, coreani soprattutto, perché in Corea tutti i giorni nelle
scuole c'è un'ora di musica e il sabato gli studenti si ritrovano in palestra
per canto corale.
Là, la cultura musicale è molto curata. In Italia non è così.
Credo anche che non ci siano più i grandi cantanti perché non si studia
più un'accurata impostazione vocale.
Cambiamo argomento: il Teatro Verdi di Trieste è uno dei pochi teatri che
ospita un Festival dell'operetta. Non so se ci sono altri teatri che fanno un Festival dell'operetta. Noi
da più di quarant'anni ne abbiamo uno annuale.
L'operetta è chiamata la piccola lirica ed è straordinaria con compositori
sono eccellenti: Strauss, Lehar, ..., è molto piacevole, molto seguita, molto
ambita perché unisce un pizzico di più di intrattenimento, di sorriso, rispetto al melodramma che è per definizione più serio.
Le musiche sono veramente belle.
Trieste ha fatto parte per molti secoli dell'impero asburgico, patria dell'operetta,
quindi ha una tradizione storica musicale, nel campo operettistico, molto importante.
Lo scorso anno a causa dei tagli dei contributi abbiamo realizzato una sola operetta e poi
abbiamo portato in giro per la Regione delle forme concertate di operetta.
Nel 2010 non so ancora esattamente cosa riusciremo a fare. Dipende dai ricavi
che otterremo dalla mano pubblica.
Parliamo del vostro impegno nel diffondere la cultura della Grande Musica, quali
sono altre iniziative che avete in serbo? In questi giorni abbiamo presentato un libro su Piero Cappuccilli,
uno dei più grandi baritoni della storia della lirica che era triestino.
Abbiamo appena concluso un concorso internazionale per giovani direttori
intitolato a Victor De Sabata (triestino anche lui) che fu un genio assoluto
della musica che rivaleggiava con Arturo Toscanini. Questo concorso si è concluso nelle
scorse settimane con la partecipazione in giuria dei sovrintendenti dei
principali teatri nei quali De Sabata aveva diretto. Lo ripeteremo ogni due
anni.
Infine: i giovani da noi sono di casa.
Grazie. E' stato un piacere poter parlare con lei!
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