L'inaugurazione della quarta edizione del Bergamo Musica Festival Gaetano
Donizetti coincide con due importanti avvenimenti: la riapertura del
Teatro Sociale e della Casa Natale del compositore dopo importanti
interventi di ristrutturazione.
Il Teatro della Città Alta, che ha subito un restauro sia conservativo sia
funzionale ed è considerato un gioiello dell'architettura teatrale italiana,
mostra al pubblico una serie di caratteri originali e ripuliti, come le
decorazioni, le pitture allegoriche di Alessandro Sanquirico del 1829 e i
pavimenti del giro palchi in cotto che ripropongono i materiali e il disegno
della posa realizzata nel 1808.
Dopo ottant'anni esatti l'opera in musica torna al Teatro dei Nobili
con la messa in scena in forma ridotta di Linda di Chamounix, capolavoro
donizettiano troppo poco rappresentato.
La sera della prima, venerdì 11 settembre 2009, il direttore Vito
Clemente e l'Orchestra del Bergamo Musica Festival Gaetano Donizetti si
cimentano in una toccante esecuzione dell'Inno di Mameli. Tutto il
pubblico, commosso, si alza in piedi e si ode qualcuno canticchiarne le parole.
L'allestimento firmato da Roberto Recchia, con scene di Angelo Sala,
costumi di Romeo Liccardo e disegno luci di Claudio Schmid, ha lo
scopo di evidenziare i caratteri dei personaggi con una accurata analisi, già
indicata nel libretto di Gaetano Rossi e ancor più accentuata con la
musica di Donizetti.
La forma semiscenica non disturba, anzi sembra essere un buon metodo di
risparmio in questi tempi di crisi per lo spettacolo e i teatri italiani, anche
se le signore coriste, ognuna diversamente abbigliata, dal pantalone all'abito
lungo con tanto di gioielli, sono un po' fuori luogo.
Linda è Majella Cullagh, che si esibisce in una buona
tyrolienne con delle piacevoli variazioni nel da capo. Gli acuti sono ben
appoggiati, anche se qualche sovracuto non è riuscito perfettamente pulito, la
linea di canto è naturale e i piani sono particolarmente accurati, ma manca di
eleganza nel gesto e nel movimento scenico. Di questo ne risente anche il duetto
con Carlo “Da quel dì che t'incontrai” che risulta essere senza
anima e privo di trasporto.
Il secondo atto è certamente più congeniale al soprano irlandese, dove la
limpidezza del carattere del personaggio è sostituita da un certo grado di
drammaticità. Il duetto col Marchese “Questo vostro appartamento”
è molto intenso e la regia contribuisce chiaramente a ridonare spessore alle
parole, anche se mitigate da una musica che deve seguire le caratteristiche del
personaggio buffo. Il pathos è mantenuto fino al termine dell'atto,
nell'incontro con Antonio – che ricorda numerose altre scene padre/figlia
per baritono/soprano musicate dai successori di Donizetti – e soprattutto
nella scena conclusiva “No, non è ver… mentirono” che rimanda
immediatamente alla cabaletta finale di Roberto Devereux “Quel sangue
versato”.
Il ruolo di Carlo è sostenuto da Roberto Iuliano, che non
eccelle in alcuna parte dell'opera, se non durante la romanza “Se tanto in
ira agli uomini” dove cerca di trasmettere una certa finezza nel canto,
purtroppo persa durante i duetti con Linda. A tratti il tenore milanese
sembra spingere la voce e in questo modo abbandona il gusto belcantista a favore
di un'interpretazione più naturalistica.
Pierotto è Chiara Chialli, che con il suo bel colore scuro
contribuisce ad una buona resa del ruolo en travesti. La ballata “Per sua
madre andò una figlia” è commovente e particolarmente intensa è la scena nel
finale secondo, durante il racconto delle nozze del Visconte di Sirval.
Giuseppe Altomare dona il giusto spessore al personaggio paterno di
Antonio. Nella romanza “Ambo nati in questa valle” dimostra di
possedere un bel fraseggio e già si è detto della tensione emotiva generata al
termine di secondo atto. Anche la scena con il Prefetto, interpretato da
Simone Del Savio, è alquanto toccante, dove gli artisti si esibiscono in
un duetto che, dal punto di vista musicale, nulla ha da invidiare ad altri
celebri brani per basso e baritono.
Il ruolo buffo del Marchese è accuratamente sostenuto da Maurizio
Leoni, che con la sua voce di baritono brillante, particolarmente adatta al
genere, sa divertire il pubblico con una certa espressività nel canto. La
sortita “Ah! Già in collera non sono” è correttamente eseguita, mentre si
nota maggiore smalto nell'aria di terzo atto “Ella è un giglio di puro
candore”.
Completano il cast Alessandra Fratelli e Livio Scarpellini nei
panni di Maddalena e dell'Intendente del feudo.
Molto interessante, in base all'edizione critica di Gabriele Dotto e
di certe considerazioni in merito ad alcune esecuzioni storiche dell'opera, è
stato l'utilizzo in organico della concertina inglese per mano di Gianfranco
Grisi, il cui suono ha una peculiare caratteristica “da strada” che
volutamente è stata immediatamente colta come componente attiva della vicenda.
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