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La salute del cantante

Gloria Bellini, 16/09/2009

In breve:
Abbiamo intervistato la Dott.ssa Maria Elena Berioli, luminare della medicina artistica internazionale, particolarmente specializzata nella cura dei cantanti che ci ha svelato alcuni segreti per imparare a conoscere il proprio organismo e valorizzarne tutte le potenzialità per garantire nel tempo le proprie performance artistiche.


Il cantante è un vero “atleta del palcoscenico” poichè, nella preparazione della performance e nell'esecuzione della stessa, presenta un consumo energetico e un consumo psicofisico analogo all'atleta e la sua attività è un'espressione di particolare virtuosismo psicomotorio (abilità) conseguente ad esercizi costanti e specifici (training) su doti fisiologiche genotipiche. Per gli sportivi esiste una “Medicina Sportiva”, ma per gli artisti non esiste una “Medicina dello Spettacolo”.
Abbiamo intervistato la Dott.ssa Maria Elena Berioli, luminare della medicina artistica internazionale, particolarmente specializzata nella cura dei cantanti che ci ha svelato alcuni segreti per imparare a conoscere il proprio organismo e valorizzarne tutte le potenzialità per garantire nel tempo le proprie performance artistiche.

1) Dott.ssa Berioli lei è il medico di numerosi cantanti lirici famosi, quali problemi riscontra con più frequenza?
(Se non vedi correttamente il player, scarica flash player al seguente link: Flash Player , oppure in alternativa clicca sul seguente link per ascoltare l'intervista, attendendo, però, che il file venga scaricato): Intervista a Maria Elena Berioli (13 MB)

Con maggior frequenza riscontro alterazioni al terzo medio delle corde vocali: ispessimenti, edemi stabili o ricorrenti, noduli molli... tutte patologie che portano ad alterazioni anche vocali.
Devo anche sottolineare una patologia che viene sottostimata dai cantanti e dai medici, ma che invece ricorre spesso: le ectasie venose. Queste non portano ad alterazioni funzionali evidenti, ma sono pericolose perchè sono i segnali (campanelli di allarme) di sforzi o di patologie organiche che un soggetto ha e che possono portare improvvisamente magari ad emorragie o polipi angiomatosi.

2) E nei giovani studenti?
Sempre patologie al terzo medio, più frequenti come nodularità, sempre le ectasie venose, soprattutto nelle donne. Le cause sono diverse tra cantanti professionisti e giovani studenti, anche se le patologie sono pressochè le stesse.

3) Ci può spiegare meglio cosa significa "terzo medio"?
Le corde vocali possono essere valutate in 3 parti:
1) parte posteriore
2) parte mediana
3) parte anteriore.
Il terzo medio è circa la metà della corda.

4) Qual è la profilassi che consiglia ad un cantante per prevenire i problemi che ci ha citato?
Consiglio:
a) l'acquisizione di una tecnica di canto che porti alla migliore vocalità con il minor consumo energetico possibile.
b) L'abitudine ad una vita igienica: esercizio, alimentazione, abitudini voluttuarie, non diversamente da un'atleta. Possiamo dire che il cantante è un atleta del palcoscenico;
c) l'accertamento che non ci siano malattie organiche (cioè malattie che riguardano tutto il corpo) che influenzino la funzione delle corde vocali e del respiro (ad esempio le allergie). L'allergia riguarda tutto l'organismo e crea problemi alle corde vocali e alla respirazione. Sottolineo che le patologie organiche sono il 60% delle malattie che poi portano ad un'alterazione sulle corde vocali. Mentre le alterazioni causate da una funzione cordale alterata (quindi da una tecnica errata) sono solo il 40%. Il cantante, quindi, dovrebbe stare più attento alle malattie generali che lo riguardano.

5) La prima condizione che ci ha posto è stata la "tecnica di canto". C'è un tipo di tecnica di canto che lei consiglierebbe ad uno studente?
E' una domanda delicata. Prima di tutto bisogna intendersi sul concetto di tecnica.
Personalmente ritengo che la tecnica sia un insieme di metodologie, anche tra loro differenti, che portino ad un prodotto vocale artisticamente valido e coerente con la partitura che si canta. Ciò premesso, come medico, il mio obiettivo è la salute: la salute del performer alla fine di un'opera.
Una buona tecnica deve consentire al cantante "star bene e non avere alterazioni" sia al termine di una performance sia in tutta la sua vita professionale.
Per ottenere questo, ci sono delle metodiche che vanno conosciute ed acquisite.
In sintesi: è l'acquisizione dell'appoggio e del sostegno del fiato. Appoggio e sostegno sono due condizioni differenti che vanno acquisite entrambe, non si possono equivocare; è l'acquisizione di una correlazione fra:
1) la giusta tensione elastica delle corde e il flusso espiratorio sottoglottico (ciò che viene definito bilanciamento pmeumofonico)
2) una buona gestione del vocal tract che determina gli armonici in base al flusso di fiato che lo percorre (bilanciamento risonantico).
Questi sono gli elementi base di una buona tecnica su cui si impostano tutte le varianti possibili.

6) Qual è una "buona igiene" per il cantante?
Una buona igiene significa avere una vita sana in base all'alimentazione, alle abitudini voluttuarie, all'esercizio quotidiano che bisogna fare, perchè il canto è un virtuosismo che non si può mai abbandonare, così come il ballerino che ogni giorno deve provare per mantenere il fisico in salute, dato che è un atleta del palcoscenico.
Quindi deve avere un'attività fisica complessiva sana come un atleta.

7) Come fare per verificare di non avere patologie organiche che possano pregiudicare la salute vocale?
E' necessario che il cantante faccia riferimento sistematicamente ad un professionista capace di assisterlo.
Questo dovrebbe essere il primo contatto ancor prima di accedere all'apprendimento. Lo studente deve sapere se è sano, a quale range vocale appartiene la sua costituzione anatomica, per fare scelte professionali di un certo tipo. Deve sapere se ha delle particolarità: ad esempio, una cavità laringea molto profonda potrebbe creare delle problematiche nel giro del suono se affronta un certo tipo di tessitura, oppure un'epiglottide retroversa può favorire un intubamento della voce. Ci sono metodiche per ovviare a questi inconvenienti: il cantante e l'insegnante lo devono sapere!
Il controllo medico come primo inquadramento, quindi, è necessario perchè sia lo studente sia l'insegnante devono avere il quadro clinico.
Poi il medico dovrebbe proporre l'inquadramento anche delle eventuali patologie organiche che potrebbero influire sul risultato quali l'allergia, il reflusso acido, le cefalee, disturbi ginecologici nelle donne. Ce ne possono essere altri che vanno ricercati con il medico.

8) Secondo lei, com'è cambiata la vocalità del canto lirico nel corso del '900?
La musica fa parte dell'arte, della cultura dell'uomo ed è soggetta al cambiamento che c'è nell'ambito delle conquiste umane e del pensiero.
Cambiando la musica cambia anche la vocalità.
Il più grosso cambiamento è stato quello del romanticismo. Cambiando l'orchestra in maniera decisa (gli orchestrali sono triplicate in termini numerici), sono favoriti alcuni strumenti (più strumenti a fiato), si è formato un "muro d'orchestra", per cui la tecnica di canto del periodo precedente non era più sufficiente per superarlo.
E' nato, quindi, il metodo dell'abbassamento laringeo, in quanto la cavità di risonanza che ne deriva consente di produrre degli armonici in grado di sostenere l'interpretazioni di nuove vocalità con un volume adeguato.
Poi a fine '800, inizi del '900 nasce l'impressionismo (in Italia si sviluppa il verismo di autori quali Mascagni, Puccini...) e cambia in modo deciso il concetto di armonia, melodia e orchestrazione.
Non è che questo comporti un grosso cambiamento della metodologia o della tecnica vocale, ma viene richiesta una tecnica molto più solida perchè l'orchestrazione è maggiore, da un punto di vista melodico si hanno salti di ottava con declamati, imperativi che richiedono tecniche sicure.
Vengono richieste tenute di suono in grandi arcate melodiche lunghissime.
Complessivamente si può dire che nel '900 la vocalità diventa uno strumento sinfonico. Non si ha più l'opera costruita attorno alla vocalità, come nel secolo precedente, ma la vocalità nel '900 diventa come uno strumento di un'opera sinfonica (anche se è melodramma).
Direi che l'impegno tecnico è di grandissima intensità.

Per cantare il '900, secondo me, bisogna avere l'abilità del funambolo, ma anche la forza dell'atleta.

9) Avendo avuto modo di "visitare molte gole", secondo lei c'è stata un'evoluzione da un punto di vista fisico dei cantanti?
Da medico devo constatare che c'è stata innanzitutto un'evoluzione nella struttura biologica delle persone. Sempre più mi trovo di fronte a giovani strutturati biologicamente in modo diverso rispetto ai cantanti di un tempo. Basti pensare, per esempio, all'altezza!
All'altezza corrispondono lunghezze differenti del tubo fonatorio.
Il mescolamento di razze ha contribuito anche allo sviluppo di nuove fisicità con nuove caratteristiche sia respiratorie sia timbriche.
La laringe di per sè non è cambiata molto, come lunghezza, larghezza e ampiezza.

10) Questa evoluzione porta ad avere una vocalità più importante oppure meno importante?
A questo punto dipende dalla bravura del soggetto e dell'insegnante.

11) Allora perchè non ci sono più le grandi voci?
A mio parere non è vero che non ci siano, perchè io le "vedo".
Io faccio una critica (in senso etimologico) riguardo all'acquisizione e all'insegnamento delle metodiche tecniche perchè credo che dovrebbe essere più curata. A mio modo di vedere l'insegnante deve modernizzarsi e cogliere meglio le particolarità del soggetto e valorizzarle, mentre dall'altra parte lo studente ha fretta, vuole arrivare presto, non ha pazienza, "brucia i tempi" di un'acquisizione che è lenta.
Si tratta di un apprendimento fisico che richiede di automatizzare atteggiamenti corretti spesso contrarie alla biologia naturale: si pensi per esempio che si respira con 16 atti respiratori al secondo, mentre si canta con 5 o 6, è evidente come cambino i nostri rapporti muscolari nel fiato di sopravvivenza e nel fiato vocalico.

Io sto assistendo ad un fenomeno strano: quello del "mordi e fuggi".
Molti studenti vanno da un insegnante e "rubano" cinque o sei lezioni illudendosi di portar via in così poco tempo chissà quali segreti della tecnica di canto, in questo modo non aiutano la loro capacità di apprendimento, perchè ci vuole tempo ed esercizio continuo.

L'altra critica è fatta al mondo commerciale del canto lirico per cui i giovani sono mandati allo sbaraglio. Si richiede loro atti interpretativi per i quali ci vuole una preparazione non solo fisica, ma anche di esperienza di vita e di cultura che una volta si chiedeva molto più tardi nel tempo. I cantanti accettano per poter restare "nel mercato" e così facendo favoriscono la nascita di patologie che necessitano poi di tempi lunghi di recupero.
Concludendo direi che le vocalità non ci sono più solo apparentemente, perchè ci sono errori metodologici di vita e di commercio che saranno da rivedere.

12) A un ragazzo che le chiede come fare a valutare il proprio insegnante di canto, da medico, cosa può suggerire?
La risposta è un po' difficile.
Per dare una valutazione corretta, è necessaria una conoscenza complessa e, in genere, il giovane la conoscenza non ce l'ha. Lo potrà dire dopo, in retrospettiva, perchè la conoscenza se la fa con l'esperienza!
Comunque un sapere iniziale il giovane la può già avere ed è la consapevolezza di sé.
Se ha già fatto una visita conosce la sua conformazione e sa se ha delle patologie che in seguito non potrà attribuire all'insegnante (ad esempio la presenza di nodulo).

Può valutare la capacità dell'insegnante se l'apprendimento avviene correttamente in tutte le metodiche necessarie per il virtuosismo vocale: appoggio, sostegno, immascheramento, copertura del suono, identificazione del passaggio e metodo per affrontarlo, etc...
Aggiungo, inoltre, che il maestro debba avere un linguaggio comprensibile: poichè non c'è un lessico stabilito per la vocalità (se non a livello medico).
Sono tante le metafore che vengono utilizzate dal maestro per comunicare con il ragazzo e lo studente potrebbe anche fraintendere ed impostare i suoi metodi fisici su un equivoco.
Se l'insegnante si accorge che lo studente persiste nell'errore tecnico, deve cercare di approfondirne le cause e non utilizzare in tutte le lezioni lo stesso sistema, sperando che scatti nell'allievo la comprensione per risolvere il problema.
Infine, l'insegnante deve cogliere i segnali di patologia. Vedo che spesso ad esempio la disfonia vocale, il velo nella voce a fine lezione viene giustificato come segno di stanchezza: non è vero, non se avviene sistematicamente. L'insegnante deve dare al ragazzo gli strumenti per imparare a sentirsi dentro, in modo di cogliere le alterazioni.
Queste sono secondo me le condizioni per un buon rapporto studente-insegnante.

Per contro, anche il ragazzo deve avere pazienza, costanza, non cercare di ottenere risultati veloci che di sicuro non ci saranno se non avrà automatizzato le corrette prassie.
Lo studente poi deve sviluppare anche una cultura artistica-musicale: bisogna studiare la musica, la storia della musica, gli autori.
Tutto questo aiuta anche l'insegnante nell'interpretazione. E' un rapporto ambivalente.

13) In questo rapporto tra insegnante e allievo abbiamo capito che comunque si inserisce anche la competenza del medico...
Si, assolutamente, al di là della stretta valutazione foniatrica, bisogna avere un'idea più ampia della medicina artistica, in cui tutto il corpo è compreso, non solo la produzione vocalica in sé.

Molto interessante, ma direi che magari questo è un tema che potremo affrontare anche in futuro... per oggi direi che la nostra prima chiacchierata sia stata già ben nutrita!
Se qualcuno volesse inserirsi nel nostro dialogo e desiderasse fare domande nello spazio sotto possiamo avviare anche una conversazione.

 
 
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