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» Intervista a Pierpaolo, figlio del celeberrimo baritono Piero Cappuccilli

Antonio Guida, 16/04/2009

In breve:
Piero Cappuccilli, uno dei più grandi baritoni del '900 soprattutto per quanto riguarda il repertorio verdiano, è definito il "saggio" dei baritoni.


INTERVISTA A PIERPAOLO IL FIGLIO DEL CELEBERRIMO E INEGUAGLIABILE PIERO CAPPUCCILLI:
E' STATO IL "SAGGIO" DEI BARITONI


Piero Cappuccilli Le critiche del passato ce lo hanno sempre descritto come un artista della lirica dalle distinte virtù vocali e sceniche ma allo stesso tempo una figura dell'opera modesta e riservata. Uomo dunque dalla rara umiltà, rispetto e senso del dovere nei confronti sia della vita sociale che lavorativa, Piero Cappuccilli è stato uno dei più prestigiosi baritoni del teatro d'opera del ‘900, noto per i suoi "piedi di piombo" e rispetto nei confronti dei personaggi che interpretava solo quando la maturità glie lo ha consentito; la sua vocalità da autentico baritono verdiano, che di tanto in tanto gli licenziava tranquillamente acuti da far invidia ai più veritieri tenori veristi, realizzava il resto, un resto che il più delle volte faceva tranquillamente precipitare i loggioni dagli applausi


Ai microfoni di Antonio Guida, ce lo raccontato il figlio Pierpaolo.

- La carriera di Cappuccilli inizia in chiave da tenore. Cosa ha cantato suo padre da tenore?
Fino a 24 anni circa, mio padre cantava da tenore in giro per il Friuli in concerti e recital. In uno di questi concerti conobbe mia madre che oltre ad essere una pianista, era in un coro ed era mezzosoprano. Dato il pesante metallo che man mano ne risentiva la voce però, il suo maestro di canto gli suggerirgli di passare al registro di Baritono. Paradosso dei paradossi, in un audizione del 61 fu "bocciato" perché ritennero che la sua voce avesse ben poco da baritono.
Piero Cappuccilli

- Ben presto però, si assestò la sua voce ed iniziò la grande carriera. Agli inizi tenne tante recite di Barbiere, ma poi abbandonò presto tale ruolo. Come mai questa scelta?
Be gli inizi di un cantante lirico sono quasi sinonimo di esigenza. Agli albori della sua carriera, mio padre iniziò con il barbiere di Siviglia, un opera, che esigendo una vocalità da baritono leggero, non era proprio adattissima alle sue corde e con tale opera ha tenuto più di 90 rappresentazioni, ma il successo non lo tradì. Andando avanti con la carriera però, la sua voce si scurì ancora di più, spingendolo verso il repertorio verdiano del quale ne è stato un grande interprete, cantando molto di rado il barbiere o ruoli baritonali di altri compositori

- Suo padre non era un artista "mondano". Come trascorreva il suo tempo libero? Quali erano le sue passioni?
Quando lavorava ed era in teatro o era in prossimità di qualche recita, per lui esisteva solo quello ed era concentrato al massimo per fare del suo meglio, ma quando aveva finito la recita, il suo unico pensiero era la famiglia; era una persona semplice e amava la natura, gli animali, e il modellismo con i suoli galeoni che costruiva.
D'estate poi, possedendo una barca, portava tutta la famiglia in giro per il mediterraneo a fare immersioni, sport del quale lui era appassionatissimo. A noi figli non ci ha mai fatto mancare nulla, ma era rigido e severo al tempo stesso.

- Secondo Lui quali erano le peculiarità di un aspirante cantante lirico?
Voce, continuità nello studio e rinunce alle cose che potrebbero far male alla carriera.

-Qual'era il ruolo che Piero Cappuccilli aveva nel cuore?
Be è difficile rispondere a questa domanda, quello che è certo è che mio padre ha cercato sempre di affrontare con rispetto e maturità i ruoli che ha cantato. Non si è mai azzardato a fare ciò di cui non era sicuro; Il Simon Boccanegra infatti lo ha cantato dopo ben 15 anni di carriera e il Macbeth non prima dei 18, ed erano proprio questi due i ruoli che forse amava di più, senza ovviamente nulla togliere ai successoni avuti con Rigoletto, Don Carlo e Nabucco.

-Come reagiva Piero Cappuccilli prima di entrare in scena?
Era euforico e scherzoso; lo faceva per scaricare la tensione e rendere poi la giusta impronta al suo ruolo; lui diceva che se non reagiva in questo modo, sarebbe rimasto freddo e avrebbe allo stesso modo trasmesso freddezza al pubblico, cosa sbagliatissima.
Cosa strana inoltre, era che lui studiava molto con mia madre che era una pianista, ma non riscaldava mai la voce, non gli ho mai sentito fare un vocalizzo né a casa né da nessuna parte. Concepiva il canto e l'emissione come un comportamento naturale, diceva che cantare era come parlare, se non hai bisogno di riscaldare la voce prima di parlare, perché dovresti farlo prima di cantare? Mi ripeteva sempre!
Piero Cappuccilli

-Un andeddoto…inedito???
Be questa non la sa veramente nessuno: nel 60 mio padre cantò la Lucia con la Callas a Londra e in quell'occasione nacque mia sorella. Dopo 4 anni ricantò la Lucia a Milano con la Sutherland e nacque mio fratello. Nel 69, durante un'altra Lucia a Milano sono nato io. Da allora mio padre ha messo lo spartito della Lucia di Lammermoor nel ripostiglio per non ritrovarsi una squadra di calcio a casa. (Scherzo!)

- Cosa si aspettava ancora dalla vita Piero Cappuccilli?
Be sicuramente di non ultimare la sua carriera come poi si è conclusa. Dopo l'incidente del 92', avvenuto dopo una recita del "Nabucco" all'Arena di Verona, è iniziato un lungo calvario per mio padre che lo ha fatto girare da un ospedale all'altro per circa 10 anni; durante questo periodo ne ha vissute veramente di tutti i colori; sporadicamente teneva dei master class, ma nulla di più perché oramai fisicamente e psicologicamente non era più in grado di sostenere un opera.
E a pensare che già qualche giorno prima che avvenisse l'incidente, mio padre mostrò di non essere lucidissimo con la memoria..di soffrire di qualche cosa.

- Pierpaolo Cappuccilli, oggi che ricordo ha di suo padre?
Be la natura ha voluto che anch'io fossi dotato di una voce da baritono e svolgo l'attività di cantante lirico professionista. Mio padre ovviamente è stato il mio primo insegnante di canto ma purtroppo non ha avuto mai la possibilità di vedere il baritono maturo che era in suo figlio.
Oggi che non c'è più, spesso lo sogno e per me è ancora una carica molto forte; lui credeva molto in me ed io credevo nei suoi insegnamenti; perché oltre a darmi consigli sulla voce, mi ha insegnato anche ad apprezzare la semplicità delle cose e a vivere la vita con umiltà, qualsiasi professione si svolga.

Antonio Guida
 
 
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