| Un pomeriggio assolato e caldo nella bella Verona, insolito per il periodo, 
fa da cornice naturale all'elegante e raffinata produzione messa in scena dalla
Fondazione Arena di Verona per l'inaugurazione della Stagione 
autunno/inverno al fulgido teatro Filarmonico, satellite al chiuso a quel sogno 
di pietra che si chiama Arena.  Il titolo è da far tremare i polsi perché si tratta del capolavoro di 
Amilcare Ponchielli, “La Gioconda”, mitico per Verona 
ed evocatore di ricordi dell'indimenticata Maria Callas che 
debuttò nella parte della cantatrice errante nel lontano 1947 proprio 
nell'anfiteatro veronese. 
 Meraviglia per gli occhi, di grande scuola e purezza di linee, è la 
messinscena a cura di Filippo Tonon, giovane e talentuoso 
regista attivo in Fondazione, architetto, cantante lirico ed assistente di Hugo 
de Ana. Il suo background di studi ed esperienze artistiche è determinante nel 
rivelare una regia intelligente, mai eccessiva o banale. La trasposizione al 
1876, anno in cui l'opera nasce sulle scene italiane, avviene con estrema e 
colta delicatezza e nobiltà, rendendo, anche grazie alle scene, firmate dallo 
stesso Tonon, in movimento e pannelli che determinano lo spazio dell'azione, i 
vari momenti dell'opera simili a dipinti del naturalismo francese. Notevoli gli 
affascinanti giochi di luce, ad opera di Fiammetta Baldisseri, 
che avvolgono spazi e personaggi e fanno risaltare i magnifici costumi a cura di
Carla Galleri e Filippo Tonon.  
 Gioconda è un'opera che mette a dura prova le voci e da soddisfazione a chi 
la interpreta. E qui abbiamo una buona compagnia di canto, palesemente affiatata 
e ben costruita. A cominciare dalla protagonista, umanissima e passionale, 
interpretata dalla giovane Monica Conesa. Soprano 
cubano-americano, di soli 26 anni, ha una voce molto particolare, in qualche 
punto quasi graffiante che fa pensare a un probabile buon posto nel repertorio 
wagneriano e una tendenza a riecheggiare toni propri della divina Maria, ma 
sostiene con ottimi consensi la perigliosa e svettante parte fino alle agilità 
che preludono il suicidio davanti al terribile cantor Barnaba. Avremmo 
preferito più definizione coloristiche e più fraseggio, ma siamo ricompensati 
dal si in pianissimo e flautato al termine della scena del Rosario del primo 
atto “Madre, Enzo adorato oh come v'amo" e da un dolente e sofferto “Suicidio” 
da commuovere.  Il lugubre deus ex machina dell'opera, alla fine al pari del Mefistofele di 
Boito, ed il libretto è appunto del poeta e musicista capofila della 
Scapigliatura, gabbato dalla sua stessa vittima, la spia-cantastorie Barnaba 
è un ottimo Angelo Veccia, baritono dalla morbida e sinuosa 
voce, di grande musicalità, che rende ben vivo nella sua malvagità sopraffina 
sia musicalmente sia scenicamente il suo personaggio. Gran prova tecnica e ben 
declamata la sua Aria “Oh monumento”. 
 Altro artista che si distingue, con voce maschia e piena, ben proiettata e 
capace di magici e flautati pianissimi è il tenore Angelo Villari, 
un impetuoso ed affascinante Enzo, che trova nell'aria “Cielo e mar“ 
il giusto consenso entusiastico del pubblico. E' notevole quello smorzare 
rapidamente l'acuto in un sussurro filato per poi riprenderlo in un suono pieno 
e vigoroso.  Nobile, tenebroso, in possesso di un gran mezzo vocale e solida tecnica è l'Alvise 
di Simon Lim, basso coreano che si sta ben distinguendo nelle 
produzioni nei teatri italiani. 
 Bella in scena, con voce dall'impostazione slava, un po' tendente al 
rigonfiare le note in zona medio-grave è la Laura di Agnieszka 
Rehlis, che ha nelle sue corde una vocalità imponente che ben si 
accoppia a quella della Conesa nel duetto del secondo atto. Agostina Smimmero eccelle nella parte della Cieca 
rendendola quasi una protagonista, anche se non mi sembra possegga il colore del 
vero contralto, ma tratteggia con ottima tecnica e vocalità e anche bel tratto 
scenico un grande personaggio.  Sicuro e ben condotto lo Zuane di Alessandro Abis, 
ottimo e grande professionista è Francesco Pittari (Isèpo) 
e degni di nota, con belle voci e musicalità le parti affidate agli artisti del 
coro che si distinguono e rendono incisivi anche i piccoli momenti a loro 
affidati: Francesco Azzolini (Un Cantore), 
Maurizio Pantò (Un pilota), Nicolò Rigano (Un 
barnabotto), Dario Righetti (Una voce) e 
Jacopo Bianchini (Un'altra voce). 
 Dal luminoso e incisivo suono unico e personale è apparso il Coro 
della Fondazione Arena di Verona, diretto dal maestro Ulisse 
Trabacchin, e molto bravo è anche il Coro delle Voci bianche 
Alive diretto dal M. Paolo Facincani. A guidare questa imponente nave musicale è un giovane e talentuoso direttore 
d'orchestra veneziano, il Maestro Francesco Ommassini, che dona 
un colore potente, un suo gesto trascinatore e un sapiente uso della tavolozza 
coloristica della partitura a chi ascolta, da lasciarlo conquistato e colpito. 
Due momenti molto vivi e intensi sono stati il languido preludio del secondo 
atto che evoca i brumosi notturni marini e il doloroso preludio del quarto atto, 
che rieccheggia l'animo tormentato della sfortunata protagonista. Il direttore è 
stato assecondato e ben seguito da una buona Orchestra della Fondazione 
Arena di Verona. Non risultano gradevoli e degne dello spettacolo le coreografie di
Valerio Longo, con movimenti taglienti e non fluidi e con echi 
di danze rituali indiane che non trovano corrispondenza alla leggiadria della 
Danza delle ore, interpretata da danzatrici non appartenenti al Corpo di ballo 
dell'Arena di Verona (una mancanza dolorosa pensando alla gloriosa storia della 
compagine areniana). E' stasto uno spettacolo di grande effetto e di grande valore giustamente 
premiato da unn numeroso pubblico che alla fine ha decretato con battimani e 
manifestazioni di entusiasmo il successo della produzione e dell'intero cast.
 LOCANDINA
 
 LA GIOCONDA
 Dramma lirico in quattro 
atti. Libretto di Tobia Gorrio (Arrigo Boito)
 Musica di Amilcare Ponchielli
 
 Direttore: Francesco 
Ommassini
 Regia e scene Filippo Tonon
 Assistente regista/scenografa 
Veronica Bolognani
 Costumi Filippo Tonon e Carla Galleri
 Luci Fiammetta 
Baldisseri
 Coreografie Valerio Longo
 
 Personaggi ed Interpreti
 
 La Gioconda Monica Conesa
 Laura Adorno Agnieszka Rehlis
 Alvise Badoero 
Simon Lim
 La Cieca Agostina Smimmero
 Enzo Grimaldo Angelo Villari
 Barnaba Angelo Veccia
 Zuàne Alessandro Abis
 Un cantore Francesco Azzolini
 Isèpo Francesco Pittari
 Un pilota Maurizio Pantò
 Un barnabotto Nicolò 
Rigano
 Una Voce Dario Righetti
 Un'altra voce Jacopo Bianchini
 Prime 
ballerine Evgenija Koskina
 Tatiana Svetlicna
 Mina Radakovic
 
 Orchestra, Coro e Tecnici della Fondazione Arena di Verona
 Maestro del Coro 
Ulisse Trabacchin
 Coro di Voci bianche A.LI.VE. diretto da Paolo Facincani
 Foto Ennevi
 |