L'ultimo bellissimo e vaporoso sogno in scena del grande Maestro
Franco Zeffirelli è tornato a splendere ieri sera in Arena di
Verona, a sua volta onirico e reale monumento della grandezza romana
divenuto immortale contenitore di musica e meraviglia per volere del tenore
Giovanni Zenatello.
Emozioni e stupore hanno coinvolto i tanti spettatori stranieri che, per
fortuna, stanno ricominciando a venire nel nostro Belpaese.
In scena appare la "casa di bambola", riccamente adornata della cortigiana
Violetta, con molta gente in palcoscenico durante le due scene di
massa. Ciò fa percepire ancora di più il dramma di questa "povera
donna, sola, abbandonata nel popoloso deserto che appellano Parigi" nelle
scene, invece, più intime della campagna, dove si consuma il dramma con il
duetto che rappresenta il fulcro della vicenda e della casa nella scena finale
di quella morte che Dumas e la realtà hanno voluto sola e straziante, mentre
Verdi e Piave regalano alla loro protagonista di spirare tra le braccia di "quanti
ha cari al mondo".
E' un allestimento ripreso e già visto, che si apre con il funerale della
mondana e cast di tutto rispetto guidato da un Marco Armiliato
sul podio che rende privata, personalissima e suggestiva la struttura musicale
del capolavoro verdiano, indugiando in rallentandi aerei ed eterei e ben
calibrando colori e pause. Fulminee e possenti sono le scene d'assieme, in
bruciante contrasto con le lunari ed intimi momenti solitari o a due o tre. Il
maestro è ben seguito e supportato dall'Orchestra della Fondazione Arena
di Verona dal pastoso suono unico ed affascinante, con momenti di rara
bellezza come l'assolo dopo il duetto o il Preludio ultimo.
Nina Minasyan è una Violetta dalla bellissima voce
pastosa e setosa, uniforme e tecnicamente perfetta dal registro grave al
sovracuto (il mi bemolle del Sempre libera è tenuto e ben proiettato ed
il La dello straziante Addio del passato è emesso piano poi rinforzato
e sfumato con grande maestria), ma l'interprete non arriva mai a schiantare il
cuore di chi ascolta, regala pochi brividi autentici e non decolla mai. Si
riscatta un po' nel finale, ma non regala brividi e non inumidisce gli occhi.
Cosa che, invece, fa ampiamente il suo Alfredo, il tenore
Vittorio Grigolo che, nella serata, almeno per chi scrive, raggiunge la
perfezione vocale ed interpretativa, con voce bella e potente, sicura negli
acuti, con grande scavo del personaggio nel fraseggio e nei pianissimi
incorporei, risultando quasi il protagonista dell'opera. L'attore, aiutato anche
da aspetto fisico molto bello ed atletico, rende perfettamente il carattere
focoso e istintivo del giovanotto provinciale e meridionale nella Francia dell'Ancient
Regime.
Altro meraviglioso protagonista, nobilissimo, dal canto perfetto e di gran
classe, dotato di una eccelsa e brunita vocalità è Ludovic Tézier,
che regala al pubblico areniano un Germont da antologia.
Eleganti, appropriati e degni di nota sono tutti gli altri componenti del
cast: la bella e civettuola Flora di Lilly Jorstad, il
suo simpatico e musicalissimo Marchese Dario Giorgelè,
il sonoro e corretto Matteo Mezzaro (Gastone), la
dolce e sicura Annina di Yao Bohui, l'incisivo
Dottore di Francesco Leone, il sicuro Barone di
Roberto Accurso, Max Renè Cosotti un
Giuseppe di lusso, e l'appropriato domestico di Stefano
Rinaldi Milani.
Il Coro della Fondazione Arena di Verona, diretto dal M. Ulisse Trabacchin è
una sicura realta musicale nel panorama italiano, anche se si è notato qualche
leggero scollamento dovuto alla distanza nelle scene con l'intervento della
banda interna.
Fa bene al cuore ed alla vista ammirare il Ballo della Fondazione Arena di
Verona, coordinato da Gaetano Petrosino, nel suo fluido ed aggraziato movimento,
una realtà troppo spesso negletta e dimenticata, costituita da autentici
professionisti della danza che meriterebbe piu importanza e visibilità. Primi
ballerini molto bravi Eleana Andreoudi e l'atletico Matias Santos. La
coreografia molto bella ha la firma di Giuseppe Picone
Un bellissimo spettacolo reso meraviglioso dai mirabili costumi di Maurizio
Millenotti e dalle luci di Paolo Mazzon, che ha suscitato l'entusiasmo nel
pubblico con varie chiamate al proscenio negli applausi finali.
DIRETTORE Marco Armiliato
REGIA E SCENE
Franco Zeffirelli
COSTUMI Maurizio Millenotti
LUCI Paolo Mazzon
COREOGRAFIA Giuseppe
Picone
VIOLETTA VALÉRY Nina Minasyan
FLORA BERVOIX Lilly Jorstad
ANNINA Yao Bohui
ALFREDO GERMONT Vittorio Grigòlo
GIORGIO GERMONT
Ludovic Tézier
GASTONE DI LETORIÈRES Matteo
Mezzaro
BARONE DOUPHOL Roberto Accurso
MARCHESE D'OBIGNY Dario Giorgelè
DOTTOR GRENVIL Francesco Leone
GIUSEPPE Max René Cosotti
DOMESTICO/COMMISSIONARIO Stefano Rinaldi Miliani
PRIMA BALLERINA Eleana Andreoudi
PRIMO BALLERINO Matias Santo
ORCHESTRA, CORO, CORPO DI BALLO E TECNICI DELLA FONDAZIONE ARENA DI VERONA
MAESTRO DEL CORO Ulisse Trabacchin
COORDINATORE DEL BALLO Gaetano Petrosino
FOTO ENNEVIIATA
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