| Quando si esce commossi e soddisfatti dal Teatro è una sensazione davvero 
bella: e questo è quello che ho provato alla fine della recita di Luisa Miller 
dell'8 giugno.  Il teatro era pieno, brulicante di vita e pubblico felice di esserci e di 
riempirlo, così come i giovani che affollano la movida nelle vie adiacenti al 
teatro felsineo.  In palcoscenico abbiamo apprezzato una compagnia di canto eccellente, sul 
cartellone è la seconda, ma merita il primo posto!  Le briglie dello spettacolo sono ben salde in pugno al direttore d'orchestra
Daniel Oren che, con estrema aderenza al volere del genio 
verdiano, scolpisce un'esecuzione dalla passione bruciante, percossa da fremiti 
armonici e da pianissimi lunari, vivendo e cantando sul podio in toto la 
partitura verdiana assieme ai cantanti. E' molto interessante seguire il suo 
gesto che sottolinea ogni momento ed ogni inciso, tirando fuori il meglio da 
ogni voce o strumento. Già dalla Sinfonia, eseguita con foga e languida 
bellezza, si percepisce che il Maestro israeliano vive di e per la musica. E' ben assecondato da un'Orchestra del Teatro Comunale in 
gran forma, dal suono sontuoso e compatto, con importanti e ben eseguiti momenti 
solistici delle prime parti.  In scena c'era una straordinaria protagonista che, a mio avviso godrà di gran 
carriera e successo, il soprano Marta Torbidoni, dotata di 
bella, calda e sontuosa voce che sa usare perfettamente e piegare a pianissimi 
perlacei o lanciare in acuti folgoranti, ottimamente girati e rotondi anche se 
estremi, capace di affascinare con un uso sapiente del fraseggio. L'interprete 
commuove e cattura l'attenzione del pubblico con sincera e contenuta dolcezza, 
propria della parte, senza strafare o uscire dalle righe. Come si dice? 
Sentiremo parlare di lei e molto presto!  Suo ottimo e degno patner il tenore Giuseppe Gipali, un 
Rodolfo dalla vigorosa e raggiante voce tenorile, con acuti proiettati 
ottimamente che riempiono la sala del teatro e splendide mezzevoci, usate 
soprattutto nella famosa aria “Quando le sere al placido”, che 
commuovono gli spettatori. Il tutto è condito da una perfetta musicalità e 
prestanza scenica, nonostante il costume da carcerato, poco adatto al figlio di 
un Conte, seppur in incognito. Il baritono coreano Leon Kim è un Miller dalla 
morbida e duttile voce brunita, ben condotta e ben guidata nel gestire le 
molteplici emozioni di questo sfortunato padre, e colpisce per la sua forza 
espressiva, forse eccessiva in alcuni momenti, ma sempre da preferire ad altri 
interpreti più algidi. L'altro padre, completamente diverso nella sua superbia dal Miller, 
il”cattivo” della situazione, il tenebroso conte di Walter era 
Abramo Rosalen, che ha reso con eccellente maestria, supportata da 
ottima musicalità, il complesso carattere del personaggio. Elegante, 
mirabilmente dosato nella gestualità e dalla voce brunita, molto interessante e 
tecnicamente perfetta, ha in pieno reso onore al conte omicida. Bellissima nel suo vestito da gran sera, anche quando si trattava di andare a 
caccia, un fisico da mannequin con una bella, bronzea e sicura voce da 
mezzosoprano, è stata Sofia Koberidze che ha incantato la 
platea nella parte di Federica, inanellando con una cascata di perlacee 
note la cadenza nel duetto con il tenore. Ha, inoltre, ben sostenuto il temibile 
quartetto a cappella del secondo atto con il soprano ed i due bassi.  Un "bravo" supplementare a tutti loro perché era perfettamente 
intonato.  Altro cattivo affascinante è stato il basso Gabriele Sagona, 
un Wurm incisivo, ferrigno e ben delineato musicalmente e scenicamente 
dall'artista.  In un cast così ben assortito si sono rivelate ottime anche le parti 
cosiddette di fianco la Laura di Veta Pilipenko 
(mirabile il suo acuto in pianissimo sul coro all'inizio dell'ultima scena!) ed 
il Contadino dalla sicura voce tenorile di Haruo Kawakami. Il Coro del Teatro Comunale, guidato dal maestro Gea 
Garatti Ansini, ha donato momenti di forte suggestione con un 
bellissimo suono unico ed avvolgente. La parte visiva non è stata all'altezza della parte musicale. Regia, scene 
costumi e luci erano a cura di Marionanni, molto approssimativa 
ed inconcludente con spunti di discussione inespressi, a cominciare dai costumi, 
come già accennato, non aderenti alla situazione.  Trovo indovinate solo le luci: taglienti e ben delineate.  Tutto questo non ha comunque scalfito l'entusiasmo giusto e caloroso del 
pubblico che ha richiamato più volte i talentuosi artisti alla ribalta. |