Per la sua interessante e vivace stagione lirica Modena propone in scena la
settima e sconosciuta ai più opera degli “anni di galera” di Giuseppe
Verdi: Giovanna d'Arco.
Un'eroina che nei suoi tormenti interiori, nella vittoria determinata dal
sacrificio della sua vita sul campo di battaglia (nella realtà storica
sacrificata invece sul rogo) rispecchia in pieno l'eroe romantico dello Sturm
und drang. Riprendere un episodio storico di un paese straniero, permetteva al
cigno di Busseto ed al suo librettista Temistocle Solera, sostenitori del
Risorgimento, di eludere gli strali della censura. La lotta di Giovanna contro
gli inglesi offriva anche un'occasione di identificazione con le donne italiane
che nelle insurrezioni del 1948 avevano una parte attiva. Il libretto attinge a
piene mani dalla tragedia di Schiller del 1801 “Die Jungfrau von Orléans”
(La Pulzella d'Orléans) ma ne semplifica di molto la drammaturgia e screma i
personaggi riducendoli da ventisette a cinque.
L'allestimento modenese è suggestivo, intenso, ha il sapore di un film
storico ben fatto e cattura gli spettatori.
Merito del direttore Roberto Rizzi Brignoli che imprime un
carattere focoso, ricco di afflati guerreschi ed impetuosi alternati a momenti
di intenso e magico lirismo nei momenti intimi e d'introspezione dei personaggi.
Lo segue fedelmente una splendida Orchestra dell'Emilia-Romagna Arturo
Toscanini, dal suono corposo (fin troppo a volte), ricco ed avvolgente, compatta
in ogni sua sezione. Degne di nota le prime parti dei legni nella Cavatina di
Giovanna ed il primo violoncello nell'ultima aria del tenore “Quale più fido
amico” impegnati in un momento musicale di altissimo livello.
La prima esecutrice della parte di Giovanna nel 1845 era Erminia
Frezzolini, un soprano di 27 anni, dotata di perfetta tecnica di canto,
di un timbro soave, di acuti d'una facilità sorprendente, ma con un registro
grave piuttosto limitato, che sarebbe stato invece utile per intonare ardenti
appelli al combattimento.
La titolare del ruolo a Modena, il soprano Vittoria Yeo,
rispecchia in pieno la vocalità della prima interprete, aggiungendo anche un
buon registro grave. La sua figura minuta ed aggraziata rende ancora più
virginea e fresca, immediata nel suo acerbo fascino quasi adolescenziale
tormentato la Pulzella. Esemplare nelle arie, dove regala momenti di grandissimo
fascino e magia con filati perlacei ed acuti siderali, svetta nei concertati con
piglio guerresco e sicurezza musicale. Fino all'ultima nota regala a chi ascolta
una voce di gran bellezza e musicalità.
Al suo apparire in scena, già dalla prima frase, il tenore Amadi
Lagha
(già apprezzato interprete di Calaf in Turandot)
regala il velluto intenso e maschio della sua splendida voce. Poi nel corso
dell'opera tratteggia un Re Carlo umanissimo, a volte la voce sembra
tesa al massimo e mostrare un po' la corda, ma offre un meraviglioso momento
musicale, intenso e sofferto nel lamento di Carlo menzionato sopra accompagnato
dal violoncello. Completano il tutto acuti che sembrano frecce di fuoco sicuri e
ben proiettati ed una buona disinvoltura scenica.
Il terzo protagonista, Giacomo padre di Giovanna è impersonato dal
baritono Devid Cecconi veramente notevole in questo ruolo. La
voce musicalissima, intensa e sorretta da ottima tecnica, rende intenso il
tormento di un padre ottenebrato da supestizioni e idee ristrette che porta alla
rovina proprio per questo la figlia amata. Di rilievo è l'arioso prima del gran
concertato “Speme al vecchio era una figlia”, condotto con gran
maestria e dovizia di colori ed il duetto con Giovanna del terzo atto,
una gara di bravura tra pianissimi e ricerca di colori tra padre e figlia.
Aderenti al ruolo, con buona musicalità e corretta emissione vocale e dotati
di voce importante sono il Delil di Alessandro Lanzi
ed il Talbot di Ramaz Chikviladze.
Il Coro Lirico di Modena, diretto dal Maestro
Stefano Colò ha donato un'ottima prova, con un suono maestoso, unico e
ricco di musicalità. Degno di nota è il racconto del primo atto di non facile
esecuzione “Allor che flebili”.
Hanno dato il loro apporto, di classe e scioltezza di movimenti fluidi, i
danzatori della Agora Coaching Project con le coreografie
firmate da Aurélie Barre.
L'allestimento evocava le atmosfere del film “Le Crociate”,
splendidamente sottolineato da proiezioni di alto impatto a cura di
Virgile Koering.
Il regista Paul-Emile Fourny ha voluto dare vita ad
un Oratorio in movimento, coadiuvato dalle scene e luci sapienti di
Patrick Méeus e dagli essenziali ma aderenti all'epoca
costumi di Giovanna Fiorentini.
Ne è scaturito uno spettacolo fascinoso, che ha rapito l'attenzione dello
spettatore e ha fatto riflettere.
Un pubblico folto, attento e partecipe ha decretato numerose ed entusiastiche
chiamate al proscenio per gli applausi finali.
Giuseppe Verdi Giovanna D'Arco
Carlo VII Amadi
Lagha Giovanna Vittoria Yeo Giacomo Devid Cecconi Delil Alessandro
Lanzi Talbot Ramaz Chikviladze
Direttore Roberto Rizzi Brignoli Regia Paul-Emile Fourny Scene e luci
Patrick Méeüs Costumi Giovanna Fiorentini Videomaker Virgile Koering
Coreografie Aurélie Barre Danzatori Agora Coaching Project_a cura di MM
Contemporary Dance Company Marek Brafa, Pietro Di Salvo, Daniele Natale,
Alessio Saccheri, Melissa Venturi
|