Il 10 ottobre si è tenuta la finale di questo celebre concorso,
che compie trent'anni di vita e porta il nome del soprano milanese, ma padovana
d'adozione, Iris Adami Corradetti, sublime Lodoletta,
Francesca, Giulietta e musa di Zandonai, brillante docente fortemente voluta da
Karajan a Salisburgo ai corsi al Mozarteum.
Questa serata, oltre a
ricordare il compleanno di Giuseppe Verdi, coincide con la lieta novella che
finalmente i nostri Teatri che tanto hanno sofferto durante la pandemia
riapriranno al 100% della loro capienza, ritornando a vivere pienamente con il
loro pubblico in toto.
L'elegante e splendente sala del Teatro
Comunale Giuseppe Verdi di Padova respira e vibra di aria di festa e di
gioia.
Quest'anno la giuria, schierata in platea, è davvero prestigiosa
e magnifica: dal meraviglioso soprano drammatico Mara Zampieri,
presidente di giuria, alla mitica Cecilia Gasdia,
Sovrintendente di quell'Arena di Verona che l'ha vista comparsa, artista del
coro e poi sublime Liù, vivace Rosina e cantante di raffinata musicalità e
grande carriera, fino ai castings Directors dei più importanti teatri europei,
quali Peter Mario Katona, direttore artistico del Covent Garden
di Londra, Christoph Seuferle, Deutsche Opera di Berlino,
Robert Korner, Wiener Staatsoper, e tanti altri.
Sul
palco dieci giovani promesse della lirica, i dieci finalisti scelti dopo
un'impegnativa settimana di audizioni su 205 domande di partecipazione, evento
mai successo nella storia del Concorso.
Salta all'occhio, scorrendo il
programma di sala, la totale mancanza delle voci gravi sia maschili sia
femminili: non un basso, non un mezzosoprano (nella città della compianta
Lucia Valentini Terrani!!) e tantomeno un contralto! Nella
lizza spiccano due italiani, una spagnola, una tedesca e due ucraine, più due
baritoni e due tenori coreani.
Personalmente ho amato il gusto sublime
del fraseggio, lo studio di ogni respiro, pausa musicale e parola, seppur
ammantati in una voce piccola, ma curatissima del soprano Rosalia Manuela Cid Tarrio,
di Santiago di Compostela che ha interpretato "Oh quante volte, oh quante" da “I
Capuleti e Montecchi” di Bellini e “Caro nome” dal Rigoletto
verdiano.
La morbidezza della vocalità, l'eleganza di accento
soprattutto in "Salut
demeure" dal Faust di Gounod del tenore coreano Beomjin Kim
lo rendono degno di nota.
Colpiscono la valanga di voce e la grande
sicurezza del baritono, sempre di nazionalità coreana, Youngjun Park,
secondo classificato, che presenta due arione da far tremare i polsi ad ogni
baritono "Prologo" da Pagliacci di Leoncavallo
e "Nemico della Patria" da Andrea Chénier di
Giordano. L'artista, però, a mio avviso manca totalmente di
passionalità ed interpretazione: non vibra un'anima in quella bellissima voce.
Uguale impressione riscontrata nella vincitrice del concorso, la
giovanissima tedesca Ann-Kathrin-Niemczyk, giunonica e vigorosa
inteprete wagneriana nella prima aria dal Tannhauser "Dich,
Teure halle", dotata di voce estesa, pastosa e potente, ma deludente, a mio
avviso, nell'abbandono e nel legato del "Vissi d'arte" pucciniano,
seppur coronato da un La siderale.
Dotato di sentimento, di voce
maschia, vigorosa e splendida, fraseggio buono ed acuti lanciati come frecce di
fuoco, il vincitore del terzo posto, sempre figlio della Corea del Sud ScokJong
Back che ha entusiasmato il pubblico con "E lucevan le stelle" e soprattutto con
"Nessun dorma".
Il giovane tenore Davide Tuscano, elegante
musicalità e voce curata tecnicamente ha brillato nella "Gelida manina".
Altra italiana, bella e musicalissima, con una voce perlacea ed uniforme, è
il soprano lirico Elisa Verzier: avrebbe meritato più rilievo,
ma forse la penalizza essere appunto italiana e qui mi taccio.
Come pure
ho apprezzato la passionalità e la personalità del soprano ucraino Yulia
Merkudinova, la classe nell'accento e nell'emissione, seppur in una
voce piccola, del baritono Jungmin Kim, molto meno il soprano
ucraino Viktoria Melnyk, con ottimo materiale vocale, ma
incertezza nel porgere e insicurezza interpretativa.
A dirigere questa
autentica maratona del canto è stato il Maestro Nicola Simoni,
alla guida della gloriosa Orchestra di Padova e del Veneto, che
ha impresso un carattere molto personale ad ogni brano, evocando le giuste
suggestioni di ogni brano, ben seguito dalla compagine orchestrale sempre
presente, dal ricco suono unico e privo di sbavature (tranne un momento finale
negli ottoni).
Bella, professionale, forse un po' algida, ma godibile la
presentatrice Elena Filini, scintillante in un abito dorato, ha
portato per mano con garbo il pubblico durante il concerto.
Sono tre le
borse di studio assegnate: la prima, illustre e ormai consueta, è dedicata alla
memoria di Lucia Valentini Terrani e va al tenore italiano
Davide Tuscano.
La seconda, offerta da Silvia Silveri
in memoria del padre il celebre baritono Paolo Silveri, va al baritono coreano
Jungmin Kim.
La terza, intitolata ad Antonio Favarato,
grande appassionato di lirica, offerta dalla famiglia Favarato,
va al soprano spagnolo Rosalía Manuela Cid Tarrio.
Una
serata ricca di gioventù, di speranza e che rende evidente il fatto che la
musica lirica non sta morendo, ma anzi si rinnova e rivive nella freschezza e
nelle speranze pronte ad essere stupende realtà di questi giovani interpreti.
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