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Recensione concerto Verdi e La Fenice - Teatro La Fenice di Venezia

Maria Cristina Chiaffoni, 29/04/2021

In breve:
Venezia, il 26 aprile 2021 - Recensione del Concerto Verdi e La Fenice in scena il 26 aprile 2021 con il baritono Luca Salsi e il basso Michele Pertusi.


Concerto Verdi e La Fenice 2021

E' stata una grandissima emozione, non solo da un punto di vista artistico-musicale, ma anche per il pubblico originale presente in sala: noi critici musicali eravamo le uniche presenze mature in mezzo ad un freschissimo e spontaneo pubblico di giovanissimi, o secondo il linguaggio odierno "i millenials", nati tra il 1981 ed il 1996: quelli che hanno compiuto il loro primo o ultimo anno da teenagers (età 13-19) durante il corso degli anni 2000.

Il mitico, dorato scrigno del Gran Teatro La Fenice, lunedì 26 aprile, ha finalmente accolto il suo pubblico, dopo tanto silenzio, dopo tante registrazioni in streaming, sicuramente ottime e gradite dal pubblico, ma raggelanti per tutti gli artisti coinvolti proprio perché mancava la linfa stessa del teatro: il pubblico.

Concerto Verdi e La Fenice 2021


Il target di età è stato ideato e fortemente voluto dal M. Fortunato Ortombina, sovrintendente del teatro veneziano, e devo ammettere che ci ha visto bene.
La grande magia è stata creata proprio da questi spettatori, così emozionati, vestiti “da teatro” e già naturalmente tutti belli, vista la freschezza dell'età.
Si sono emozionati, hanno applaudito con forza, scandendo alla fine con battimani ribattuti il loro apprezzamento e hanno ampiamente dimostrato di recepire l'intensità dei sentimenti espressi dai due grandissimi interpreti in scena.
Era, peraltro, un concerto non semplice da seguire per chi è "digiuno d'opera" o "non bazzica il melodramma".

Non c'erano sul palcoscenico il soprano, con i suoi sovracuti, o il tenore con i do di petto, ma veniva presentato il coté paternalistico o più maturo del mondo operistico: il baritono e il basso.
Per questo "azzardo" la Fondazione veneta, da sempre innovativa e sperimentale, ha schierato due "pezzi da novanta": il baritono Luca Salsi e il basso Michele Pertusi - Due parmigiani alla corte del Doge si potrebbe dire…

Chi scrive aveva vagheggiato, li aveva già ascoltati in presenza al Teatro Comunale di Modena nel Don Carlos, trasmesso poi in streaming e dove impersonavano Rodrigo e Filippo II, e sperava, in questa occasione, di assistere a un concerto di duetti verdiani. E sono stata accontentata!

I due artisti sono apparsi emotivamente molto coinvolti, tanto che Salsi a fine concerto, dopo i tanti applausi costellati da hole e da urla piene di gioia, ha preso la parola e ha confessato: “Posso anche esprimere il pensiero del mio amico Michele Pertusi: dopo anni di gloriosa carriera in tantissimi grandi teatri, questi sono gli applausi più belli che abbiamo mai ricevuto”. E meritati, direi.

Concerto Verdi e La Fenice 2021


Luca Salsi in questo concerto ha dimostrato una sua grande peculiarità: oltre alla sempre ottima voce morbida, uniforme ed estesa, ha grandi abilità nel saper caratterizzare e porgere la parola. Mostra un'espressività trasfusa nel fraseggio e un sapiente uso della vocalità e delle mezzevoci in ogni personaggio che interpreta.
E così, scandendo bene le consonanti e rendendo luminose ed ampie le vocali, è stato un tronfio e sicuro di sé Carlo V nell'Ernani, premonitore del sovrano assoluto che diventerà in seguito. Il generale romano Ezio, in Attila, deluso nei suoi ideali e fiero, è stato dipinto dal cantante con slanci eroici nella la zona acuta e con piglio guerresco e baldanzoso.
Monumentale si è rivelato nel Rigoletto, per come ha saputo elaborare ogni singola sillaba, sofferta e ben studiata, cosa già ascoltata e apprezzata nel Rigoletto di Firenze.
Il Germont di Salsi è un padre amorevole, si distingue nei pianissimi con cui rende un gioiello l'aria "Di Provenza" propoponendoci un ascolto nuovo e intimo della celeberrima aria di Traviata. Conclude il suo programma con uno straordinario Simone Boccanegra, eseguito caratterizzando diversamente il corsaro protagonista nel Prologo, pieno già di rimpianti e con slanci giovanili ed irruenti, e il Doge morente nell'ultimo atto, consegnandoci un'interpretazione sublime.

Concerto Verdi e La Fenice 2021


Michele Pertusi è l'eleganza che diviene somma arte, costellata da una profondissima e pregnante umanità. E' una voce che arriva dritta al cuore, intensa, bronzea e insieme avvolgente, una vocalità che accarezza l'anima.
L'artista non interpreta, semplicemente è il personaggio cui da vita.
Il suo Silva ha una grande cavata epica, ogni parola è cesellata e colorata da un fraseggio sapiente.
Attila è gigante, in tutti i sensi. L'aria "Mentre gonfiarsi l'anima" e la successiva cabaletta restano scolpite nel cuore di chi ascolta.
Da antologia è il fascinoso e lunghissimo re grave emesso nel duetto Sparafucile - Rigoletto in cui Pertusi tratteggia un sicario senza pietà, ma allo stesso tempo nobile e deciso.
Fiesco, in Simone Boccanegra, appare ben determinato nel suo gelido rigore, che sfocia nell'emozione profonda del finale.
Le due voci si fondono perfettamente, un suono di velluto unico ed affascinante.

Concerto Verdi e La Fenice 2021


Il Coro del Teatro La Fenice, diretto dal Maestro Claudio Marino Moretti, brilla in alcuni interventi con la consueta e conosciuta bravura: da menzionare un soavissimo coro interno nel Simone Boccanegra versione prima per la Fenice, eseguito con pianissimi perlacei e suggestivi dalle sezioni femminili.

Il direttore Stefano Ranzani, turbato piacevolmente e commosso nel vedere il pubblico che riempiva il teatro (anche se in pieno rispetto delle disposizioni si era a metà capienza della sala) ha intessuto un ottimo dialogo strumentale con i solisti di canto, facendo risaltare alcune parti, a volte non sempre in rilievo. Ha ampiamente ricercato una gran tavolozza di colori nel ritmo e nel fraseggio, ed è stato molto ben seguito ed assecondato dall'Orchestra del Teatro La Fenice.

Sono da evidenziare le voci molto ben emesse, con ottima musicalità e presenza scenica incisiva delle parti comprimarie maschili: il tenore Cristiano Olivieri, il baritono Armando Gabba (il terzo parmigiano presente) e il basso Matteo Ferrara.
Ho apprezzato meno il mezzosoprano Chiara Brunello che, dal mio punto di vista, ho trovato eccessiva nelle movenze e poco gradevole nella vocalità.


Possiamo insomma affermare che La Fenice è ripartita con il botto e con un entusiasmo travolgente ed unico.


Verdi e La Fenice
con il baritono Luca Salsi, il basso Michele Pertusi

Orchestra e Coro del Teatro La Fenice
Direttore Stefano Ranzani

Maestro del Coro Claudio Marino Moretti

Chiara Brunello mezzosoprano
Cristiano Olivieri tenore
Armando Gabba baritono
Matteo Ferrara basso

 
 
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