Atmosfera giocosa, primaverile, quasi in accordo con l'apparente clima
dell'opera che si svolge sul palcoscenico del Maggio Musicale Fiorentino,
ci coglie a Firenze prima di assistere in presenza alla registrazione dell'opera
“Così fan tutte” di W.A. Mozart, che la Fondazione fiorentina,
con lodevole impegno e professionalità pregiata, porta avanti in questo
durissimo momento.
La scena, allestita da Julian Crouch, è costituita da un
grosso cilindro che, a seconda dello svolgimento dell'azione, si apre o si
chiude e fa da schermo a deliziose proiezioni (a cura dell'interactive designer
americano Josh Higgason) che propongono tavole enciclopediche
del Settecento o vedute marine molto suggestive. Due ripide scale con passerella
completano il campo visivo. Il tutto illuminato con sapienza dalle luci
gestite da Alex Brok, morbide ed efficaci.
La parte visiva in questo spettacolo fa la parte del leone e merita quindi
l'intro della recensione.
Completano i delicati ed appropriati costumi di Kevin
Pollard, mentre la regia di Sven-Eric Bechtolf,
pur molto efficace e fluida nel far scorrere con garbo l'azione, a volte risulta
troppo insistente e banale nella gestualità dei personaggi in scena, un esempio
fra tutti il ripetersi della marcetta militare che compiono i coristi in “Bella
vita militar” che li fa assomigliare ai monelli di Carmen
nel primo atto dell'opera di Bizet o il “braccia su e giù” dei quattro
amanti o nella hola più volte ripetuta da solisti e coro in molte
scene.
Il capolavoro mozartiano è già leggiadro e piacevolissimo di suo, ricco di
doppisensi finissimi e gustosi, e, a mio avviso, non ha bisogno di
sottolineature che possono risultare puerili ed addirittura pesanti in
determinati momenti dell'azione. Risulta, poi, evidente anche la difficoltà dei
cantanti nel salire e scendere, per poi cantare, le suddette ripidissime scale,
movimento che devono ripetere varie volte un po' tutti e sei.
E queste difficoltà si riscontrano, quasi ci fosse una specularità tra le due
componenti dell'esecuzione, anche nella parte musicale.
Spesso si avvertono scollamenti tra cantanti ed orchestra, anche se la
compagine strumentale del Maggio Musicale Fiorentino è sempre
pregevole nel suono aderente al luminoso stile mozartiano, senza sforature o
separazioni tra sezioni, contraddistinta da un tappeto sonoro ed unico,
determinato dal direttore d'orchestra Zubin Mehta, un mito per
chi scrive e che mantiene sempre la sua indiscussa grandezza artistica.
Pur tuttavia spesso alcuni cantanti sembrano arrancare o non aderire
completamente al ritmo vorticoso e brillante imposto dal mitico direttore
onorario.
Fiordiligi è impersonata dal soprano Valentina Nafornita
che incarna un personaggio melanconico e molto umano, con voce bella e ben
emessa, forse un po' pesante per il ruolo e lo stile dello stesso. Le agilità
non sono molto sgranate e si avverte anche qualche momento di dizione non
efficace, oltre a sofferenza nel sostenere il ritmo brioso nei momenti più
veloci. La cantante moldava da il meglio di sé nelle parti di lirico abbandono,
impreziosendole con un fraseggio molto accurato e pianissimi perlacei.
Dorabella è il mezzosoprano russo Vasilisa Berzhanskaya,
gradevole vocalità, ma un po' mancante di personalità e fuoco propri del suo
ruolo. Esegue con proprietà di suono e senza incertezze la sua parte, ma
all'ascolto risulta fredda e non da rilievo alla sorella più impulsiva e
determinata. La voce è chiara, uniforme ed aderente alla tipica vocalità del
soprano secondo ideato dal genio salisburghese.
Elementi che si riscontrano anche nel tenore Matthew Swensen,
Ferrando, forse l'anello più debole nel sestetto degli esecutori
vocali. Voce molto piccola, che a volte non si sente o scompare negli assiemi,
anche se si avverte una qualità molto buona del mezzo e pertinente allo stile .
Il suo compagno d'armi, Guglielmo, è incarnato dall'ottimo
Mattia Olivieri, dalla voce brunita, estesa ed importante e molto bravo
scenicamente.
Come in serata di grazia e sicuramente senza alcun dubbio la migliore in
scena è la deliziosa ed incisiva Despina di Benedetta Torre,
affscinante vocalità e buona musicalità, molto protagonista e sicura, aderente
in tutto al suo essere deus ex machina della storia e dotata di voce squillante,
estesa e dalla sicura tecnica ed emissione.
Thomas Hampson, qui Don Alfonso, è un nome notevole
in campo mozartiano e non solo. Tiene sicuramente fede alla sua fama, ma qui
risulta un po' troppo sopra le righe, forse per volontà registica, calcando con
effetti non sempre graditi su alcune frasi con la voce che è sempre importante e
musicalissima. L'artista americano si contraddistingue comunque per una naturale
eleganza scenica e musicale, donando una pregevole interpretazione del vecchio
filosofo.
Il Coro del Maggio Musicale Fiorentino, guidato dal
M. Lorenzo Fratini, regala nei brevi momenti a cui è chiamato, la
consueta ottima musicalità ed uniformità di suono che lo contraddistingue.
Wolfang Amadeus Mozart Così fan tutte O sia la scuola degli amanti
Dramma giocoso in due atti K. 588 di Lorenzo Da Ponte
Maestro concertatore e direttore Zubin Mehta
Regia Sven-Eric Bechtolf
Scene Julian Crouch
Costumi Kevin Pollard
Luci Alex Brok
Video Josh Higgason
Personaggi ed interpreti
Fiordiligi -
Valentina Naforniţa Dorabella - Vasilisa Berzhanskaya Ferrando - Matthew
Swensen Guglielmo - Mattia Olivieri Despina - Benedetta Torre Don
Alfonso - Thomas Hampson
Coro e Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino
Maestro del Coro Lorenzo Fratini
Foto di scena Michele Monasta
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