NEL CUORE DELLA RINASCITA DELLA MUSICA IN ARENA Un colpo
al cuore. Tu musicista che hai sofferto durante quei pesanti mesi di silenzio
entri nell'anfiteatro che ti ha visto giovanissima spettatrice, poi corista ed
infine ancora spettatrice, ma in veste di critico o meglio cronista musicale.
Vederlo ancora vivo pure nelle ristrettezze imposte da un virus che ancora è
minaccioso in altre parti del mondo e giustamente tenuto in considerazione da
noi, mi ha commosso nel profondo. Vi parlo di due spettacoli, diversi tra di
loro, ma a mio avviso ben articolati e condotti.
Il primo è
REQUIEM di Mozart andato in scena all'Arena di Verona il 31 luglio.
Un piccolo incipit: non e' una critica, non lo può essere.
Da artista sfido chiunque a criticare o puntare il dito contro colleghi ed
artisti che lavorano in condizioni non ottimali anzi definirei estreme.
Basti pensare al coro distanziato in maniera tale che un soprano primo e' ad
un 400 m da un basso. Eppure il CORO DELLA FONDAZIONE ARENA DI VERONA
ha saputo ben sostenere con suono fermo e grande coraggio una sfida non facile.
Su tutto il sublime e perlaceo pianissimo da brividi nel “Voca me" dopo
il “Confutatis maledictis" da manuale eseguito dalle sezioni femminili.
Certo i tempi erano volutamente lenti, per evitare scollature rovinose nelle
fughe, qualche tenore ha sforato, ma niente di grave o inascoltabile. Un grande
plauso al coro Areniano ed al suo direttore VITO LOMBARDO .
Come è da lodare la direzione autorevole, quasi fiammante alla continua,
proficua ricerca di colori e fraseggio sopraffino, di MARCO ARMILIATO,
che ha saputo donare fuoco e suggestione all'ORCHESTRA DELLA FONDAZIONE
ARENA DI VERONA come anche al coro.
Per quanto riguarda i solisti su tutti ha brillato l'elegante porgere in
piena aderenza allo stile mozartiano del mezzosoprano SONIA GANASSI,
una splendida garanzia con la sua voce di velluto bronzeo.
Il soprano VITTORIA YEO ha una bellissima voce, ma più
adatta ad un Verdi piuttosto che al compositore austriaco.
Come anche il tenore, SAIMIR PIRGU, è stato eroico e
temperamentoso nei suoi interventi. Buono e stentoreo, musicalissimo, il basso
ALEX ESPOSITO si e' imposto con autorevolezza nel “Tuba
mirum".
E' stato uno spettacolo, un ascolto gradevole e soprattutto colmo di speranza
e volontà in un'Arena commossa che si è alzata in piedi per onorare, su invito
del sindaco Sboarina, le vittime di questa tragedia che ha scosso e coinvolto
tutti noi.
Il giorno dopo ho partecipato al concerto"LE STELLE DELL'OPERA".
L'Anfiteatro era quasi vuoto (forse 2000 persone), ma vi garantisco che
l'entusiasmo e gli applausi sembravano da Arena piena.
In scena ANNA NETREBKO, è stata semplicemente meravigliosa
in ogni personaggio presentato da Elisabetta di Valois ad Adriana
Lecouvreur, passando per Adina e Maddalena di Coigny
terminando con una Gilda nel quartetto di Rigoletto da
manuale. La voce pastosa e imponente sa giocare con immensa maestria con
pianissimi perlacei improvvisi ed acuti raggianti, rotondi e morbidi.
Suscita entusiasmo anche il suo compagno di vita, il tenore YUSIF
EYAVAZOV dotato di una voce che a mio avviso è notevolmente migliorata,
maschia, uniforme in ogni registro e con acuti eroici che riempivano l'Arena.
Oltretutto il tenore valorizza ogni parola, ogni pausa,ogni fiato con grande
maestria.
Un po' piu pallida nel confronto con gli altri è il mezzosoprano
EKATERINA GUBANOVA, dotata di voce molto bella, scura e brunito, con
ottimo slancio negli acuti, ma molto fredda nell'espressività e nel fraseggio.
Mi è parso affaticato l'unico italiano del cast, grandissimo,
AMBROGIO MAESTRI che comunque ha donato una memorabile “Nemico
della patria", stupendo nella sofferenza nella presa di coscienza del
proprio idealismo calpestato. La voce è molto bella sempre, autorevole, morbida,
musicalissima, ma all'ascolto si avverte un leggero affaticamento nella zona
acuta.
Il maestro MARCO ARMILIATO ha diretto con splendida forza e
ricerca sapiente di fraseggio l'ottima ORCHESTRA DELLA FONDAZIONE ARENA
DI VERONA. Da applauso sono stati alcuni momenti di sapiente e
suggestiva presa su chi ascolta delle parti solistiche in orchestra.
Come dicevo, gli spettatori hanno saputo trasformare un pubblico esiguo in un
pubblico gigante in applausi e manifestazioni di affetto verso solisti e
direttore.
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