Una Verona cupa e dolorosa ci aspetta domenica 23 febbraio, atmosfera
insolita in una città gioiello di solito fulgida e bellissima.
Purtroppo il malefico virus ha steso la sua ombra nera anche qui. Ma già
entrando in Filarmonico, la splendida sede invernale di Fondazione ARENA,
il cuore si sente meno stretto, e ci si rasserena.
Ma e' l'opera che va in scena ed il suo allestimento che corona (oh mamma!!)
l'effetto.
Godibilissima, con effetti simili ad un coloratissimo libro per bambini, luci
fulgide e dorate, lieve e spumeggiante è come una fiaba che ti rapisce con
gentilezza e lievita'. E ti fa dimenticare, per tre ore, il bombardamento
mediatico da fosco film catastrofico che purtroppo e' la nostra realtà odierna.
Le scene sono semplici ma coloratissime, i costumi sono
ricchi molto aderenti ad epoca e stile, la regia è molto vivace ed in movimento
con il tenore che addirittura sembra un acrobata da come si muove.
STEFANO VIZIOLI (regia) UGO NESPOLO (scene
e costumi), PIERLUIGI VANELLI (movimenti mimici)
e PAOLO MAZZON (luci) curano i dettagli dello spettacolo.
Evidenzio solo qualche appunto alla regia qualche incongruenza nella scena
finale perchè non si capisce bene la fuga dei tre italiani, ma il resto ritengo
sia molto garbato e simpatico, senza forzature, nel pieno rispetto del discorso
musicale rossiniano che viene tracciato, dapprima incerto, ma poi sempre più
sicuro e scoppiettante, dall'ORCHESTRA DELL'ARENA DI VERONA
condotta con buona bacchetta ed estremo gusto musicale nel disegno del fraseggio
del grande genio pesarese, dal giovane direttore FRANCESCO OMMASSINI.
Il mattatore assoluto uno splendido ed in ottima forma CARLO LEPORE
trionfatore autentico come Mustafa'. Voce di grande bellezza e potenza,
ottima padronanza dello stile rossiniano e pronuncia di diamante e'padrone
assoluto della scena.
Lo seduce il mezzosoprano russo VASILISA BERZHANSKAYA,
Isabella, autentica fuoriclasse per fraseggio ed ottima musicalità, ma a
mio modesto avviso troppo soprano, pur con un grave da contraltone ad arte
gonfiato ed un po' ingolato. Infatti è nell'acuto, settore con cui stravolge la
parte notoriamente da contralto auténtico, che risalta e rende splendida la sua
voce. Nel centro non si sente. L'attrice ha una splendida figura, ma le manca il
pepe. Seduce comunque per uno stile eccellente di canto rossiniano, agilità
sgranate e perlacee.
Il giovane tenore argentino FRANCISCO BRITO, Lindoro
è atletico e gradevolissimo. Canta in maniera ottima con agilità a fuoco e ben
sgranate. La voce e' leggera ma ben a fuoco, la musicalità è anch'essa ottima.
Taddeo, suo rivale in amore sfortunato e' lo spassosissimo e valido
BIAGIO PIZZUTI, baritono con ottima scuola, voce brunita e
musicalissima, dizione e scena splendide.
Sono ben delineati anche il godibilissimo e con voce degna di parti più
importanti Haly cantato da DOUGHO KIM, la dolce e
svettante Elvira (anche se nel finale primo l'avrei preferita più a
fuoco nei suoi acuti svettanti su tutti) di DANIELA CAPPIELLO e
la Coretta e gradevole Zulma di IRENE MOLINARI.
Si divertono con la consueta maestria e bellezza di suono gli artisti del
CORO DELL'ARENA DI VERONA guidati dal maestro VITO
LOMBARDI.
Lo spettacolo e'un raggio di luce in un momento buio, ma temporaneo.
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