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Recensione opera lirica Rigoletto di Giuseppe Verdi al Teatro Abbado di Ferrara

Maria Cristina Chiaffoni, 21/01/2020

In breve:
Ferrara, il 12 gennaio - Recensione dell'opera lirica Rigoletto di Giuseppe Verdi in scena al Teatro Abbado di Ferrara.


RIGOLETTO IN GABBIA A FERRARA
Il bellissimo teatro Abbado di Ferrara era stracolmo domenica 12 gennaio per la seconda replica di Rigoletto di Verdi coprodottodalla Fondazione teatro Comunale di Modena, Fondazione teatro Comunale di Ferrara e dal Teatro Del Giglio di Lucca. E questo fa gia tanto bene al cuore in un momento dove la cultura offre una sponda di pace e quiete.

Prima di tutto vorrei parlare della musica. Certo, la parte visiva registica ha il suo peso e fascino, ma ricordiamo che l'opera nasce dal recitar cantando, quindi si ammanta e si fregia soprattutto di musica messa in scena. A mio avviso, sta prendendo troppo potere la parte visiva e qui lasciamo decadere il discorso.

L'ORCHESTRA FILARMONICA Italiana ben si destreggia nella filigrana di suoni verdiani, con piccolissime discrepanze nei fiati iniziali e troppe sonorità nei finali “da battaglia” come per il finale secondo atto la famosa e bissata “Vendetta”. Il suo direttore ALDO SISILLO stacca a volte tempi non molto chiari, ma sa tratteggiare ed utilizzare con garbo e professionalità nuances di colori sfruttando con abilità la variegata tavolozza sonora del cigno di Busseto.

Protagonista il baritono DAVID CECCONI, un gigante sofferente come il personaggio che rende in scena. Non annunciato, ma dalla barcaccia noto che il cantante non sta molto bene. Si avverte tuttavia una voce di velluto e potente ed un'ottima tecnica vocale che gli permette di portare a casa la recita tra le acclamazioni del pubblico, concedendo addirittura il bis della Vendetta.

Sua splendida partner il soprano DANIELA CAPPIELLO, una Gilda dalla voce a volte esile, ma sicura ed argentina, musicalissimi e con sopracuti siderali. Degna di nota anche l'attrice, molto presente, non stereotipata, che tratteggia con suprema maestría un'adolescente anche ribelle e forte con occhiate, gesti misurati ma molto incisivi. Vale per tutto l'acuto finale dell'aria Caro nome preso pianissimo, sviluppato in sonorità e poi ridotto ad un sussurro sul fiato. Magistrale davvero!

Il tenore MARCO CIAPONI offre al duca una voce leggera, ben emessa, afflitta da un leggero vibrato, ma accattivante comunque. Manca nell'interprete la guascona spavalderia del nobile libertino che se ne frega di tutti.

Il basso possente RAMAZ CHIKVILADZE, Sparafucile, sembra, e penso sia un volere registico, l'orco Shrek. La voce è molto bella e sonora, l'interprete efficace.

La sorella Maddalena, interpretata con gran fascino ed ampia visione di splendide gambe dal mezzosoprano ANTONELLA COLAIANNI, offre una voce brunuta, ma a volte un po' trattenuta. Quando però la lascia uscire è veramente di un bellissimo colore. L'interprete è leggermente stucchevole nell'essere conscia della sua grande avvenenza.

Elegantissima in scena nel suo breve apparire, bella voce musicalissimi e ben emessa, con apprezzabili note gravi, il mezzo-soprano BARBARA CHIRIACO' che interpreta Giovanna.

Veemente, anche se lo avremmo preferito più incisivo FELIPE OLIVEIRA, un buon Monterone. Come è elegante, musicale e ben tratteggiato il Marullo di ROMANO FRANCI, ben caratterizzato e dalla voce incisiva il Borsa di ROBERTO CARLI e giustamente protervo ed insinuante il preciso Conte di Ceprano di STEFANO CESCATTI.

Puntuali, on buona vocalità anche MARIA KOMAROVA, la contessa di Ceprano, PAOLO MARCHINI , Un usciere, e MATILDE LAZZARONI, un paggio della Duchessa.

Il CORO LIRICO DI MODENA, diretto dal maestro STEFANO COLO', a volte risulta un po esile, ma musicalissimi e compatto.

La regia di FABIO SPARVOLI, sembra alludere ad un mondo di fantasia con tratti quasi disnewiani e gioca la carta dell-incomunicabilita. Gilda è tenuta segregata dal padre in una gabbia che sarà spazzata via dai cortigiani e da quattro corifee che sono in bilico tra Maleficent e Crudelia, onnipresenti nel primo atto. Anche queste signorine dotate di gonne con ampi spacchi con favolose gambe in mostra. Molto bene per il pubblico maschile, ma non vedo cosa c'entrano nel rapimento notturno di una fanciulla innocente.

Ho apprezzato invece la scena scarna dell'ultimo atto e soprattutto le luci fredde e taglienti di VINICIO CHELI.

Eleganti, ma spesso fuori luogo i costumi di ALESSIO ROSATI.

Non capisco perchè i cortigiani sono in costume d'epoca, mentre i solisti sono in vestiti contemporanei.

Essenziali e funzionali le scene di k. Nel complesso uno spettacolo onesto e accolto con ampi applausi dal caloroso pubblico ferrarese.

 
 
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