Nell'anno in cui il Festival di Pentecoste di Salisburgo
vuole rendere omaggio all'arte dei castrati, Alcina - uno dei
capolavori assoluti di Georg Friedrich Händel - è la compagna
perfetta del Polifemo di Nicola Porpora,
rappresentato nella stessa città e periodo, Londra 1735.
Cecilia Bartoli è una Alcina strabiliante! Ogni
volta che interpreta un ruolo, il celebre soprano si cala pienamente nel
personaggio, portando in palcoscenico una recitazione intensa e sentita,
arricchita da un fraseggio che non ha eguali. La sua Alcina è
innamorata e spietata, impaurita e addolorata, ferita e terrorizzata. La voce è
sempre piegata all'effetto scenico, pur mantenendo un suono cristallino, con una
dizione e un uso dell'accento eccelsi. Al termine di "Sì, son quella, non
più bella" il pubblico in lacrime esplode in una vera ovazione.
Philippe Jaroussky è un Ruggiero eccellente. Il
controtenore dalla voce unica e avvolgente si prodiga in una esecuzione
piuttosto appassionata ed emozionante, tanto da rinunciare alla sua consueta
omogeneità in favore di un effetto drammatico davvero viscerale.
Kristina Hammarström offre una performance molto ben
riuscita, particolarmente efficace nell'interpretazione prima del sanguigno
Ricciardo, poi dell'innamorata Bradamante. La voce vellutata e la
linea di canto morbida sono corroborate da impeccabili fioriture, soprattutto
nell'avvincente "È gelosia, forza è d'amore".
Ottima anche la Morgana di Sandrine Piau che
presenta un personaggio ricco di pathos, dotata di vocalità luminosa e
brillante.
Molto bene anche l'Oronte di Christoph Strehl e il
Melisso di Alastair Miles, entrambi ben focalizzati
sia nell'interpretazione scenica che in quella vocale.
Infine è da premiarsi l'esecuzione di Oberto da parte del
giovanissimo Sheen Park dei Wiener Sängerknabe, che canta con
ottima intonazione e preparazione tecnica al punto da non essere per nulla
inferiore ai colleghi adulti.
Lo spettacolo di Damiano Michieletto centra il punto alla
perfezione. Le storie di Ruggiero, Bradamante, Morgana e degli altri
protagonisti sono raccontate con la giusta enfasi, ma ciò che più colpisce è che
ogni scena dipinge una piccola sfaccettatura del carattere di Alcina,
come se ogni cosa presente sul palcoscenico raccontasse un pezzo dell'intimo
della maga. Molti sono i simboli e i richiami utilizzati, dai più fiabeschi a
quelli cinematografici, perfettamente amalgamati così da creare un effetto molto
originale.
Bellissima la scenografia mobile di Paolo Fantin che,
sapientemente illuminata da Alessandro Carletti, mostra di
volta in volta i diversi piani del moderno antro della fattucchiera.
ccellente il video di rocafilm che assieme alla coreografia di
Thomas Wilhelm crea ulteriori ambientazioni e momenti
metafisici davvero emozionanti. Assolutamente in linea con l'avvincente
spettacolo sono i costumi di Agostino Cavalca.
Bravissimi i danzatori e i mimi, con particolare menzione per Roxana
Rigaud, Angelika Nieder e Wolfgang Rauscher.
Infine è da premiarsi la direzione di Gianluca Capuano -
alla guida dei precisissimi Les Musiciens du Prince-Monaco, con
Robin Michael al violoncello continuo, Miguel Rincón
alla tiorba continua, Marta Graziolino all'arpa continua e lo
stesso Capuano e Davide Pozzi al cembalo continuo - che si
prodiga in una lettura che mette sempre in primo piano l'accento, così da
narrare e descrivere con particolare intensità i vari stati d'animo attraversati
dai protagonisti.
Eccellente anche il Bachchor Salzburg guidato da
Markus Obereder.
|