Anche in una città come Parma oggigiorno è più facile eseguire un buon
Rossini che non un buon Verdi.
Il Cigno di Busseto, vittima della sua popolarità, di una lunga e prepotente
tradizione e soprattutto vittima dell'assenza (fino a poco tempo fa) di un vero
centro studi affiancato da un centro produzione e da una scuola di
interpretazione, se non è eseguito ad altissimi e costosissimi livelli è
adombrato dal pressappochismo, così come si è visto fin troppo spesso.
Diversamente il Cigno di Pesaro gode da quasi quarant'anni di tutto ciò che è
prima mancato al compositore bussetano, pertanto si dispone fortunatamente di un
lungo stuolo di valenti interpreti rossiniani.
Tra gli altri, in cima alla lista troviamo l'eccelsa Chiara Amarù,
che non si lascia sfuggire una nota nelle sue agilità ben sgranate, ma
soprattutto piegate all'intenzione e all'uso della parola. La sua Rosina
è sinceramente strepitosa.
Molto più giovane, forse ancora un poco acerbo, ma già sull'ottima strada, è
il bravissimo Xabier Anduaga - si sentono chiaramente i buoni
frutti dello studio con Zedda, Palacio e Florez - sfortunatamente privato di “Cessa
di più resistere”. Se il taglio dell'aria finale di Almaviva è stato voluto
per ragioni artistiche è una vera tristezza, per non dire vergogna, se invece è
stato voluto per ragioni economiche è ancor peggio.
Validissimo anche il Figaro di Julian Kim, che
ormai potrebbe essere definito un riferimento del ruolo, anche se a tratti esce
il suo lato romantico che esula dallo stile di Rossini e, volendo cercare il
pelo nell'uovo, gli staccati non sono così marcati come dovrebbero. La sua è
comunque una prestazione di altissimo livello.
Simone Del Savio è un belcantista molto bravo, musicale,
dotato di buon gusto ed eleganza. Forse non è centratissimo come buffo
rossiniano, ciononostante rende un Don Bartolo molto efficace.
Lo stesso vale per l'espressivo Don Basilio, raffinato e di classe,
dell'ottimo Roberto Tagliavini.
Brava Eleonora Bellocci nel ruolo di Berta.
Concludo in maniera opportuna il Fiorello di Lorenzo Barbieri
e l'ufficiale di Giovanni Bellavia.
Alessandro D'Agostini, alla guida dell'Orchestra
dell'Emilia Romagna Arturo Toscanini, ha il pregio di dirigere con
buona lena, ma è povero di colori e accenti.
Buona la prova del Coro del Teatro Regio di Parma preparato
da Martino Faggiani.
Il ripristino dello spettacolo di Beppe De Tomasi, creato
per il palcoscenico del Regio nel 2005, è un'assoluta ondata di freschezza.
Pur avendo quindici anni questo allestimento fatto di vetro, con scene di
Poppi Ranchetti e costumi di Artemio Cabassi,
resta moderno nella tradizione, efficacie e piacevole sotto ogni punto di vista,
anche grazie al buon lavoro di Renato Bonajuto che riprende la
regia e alle luci di Andea Borelli.
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