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Recensione opera lirica Semiramide di Gioachino Rossini al Palacio Euskalduna di Bilbao

William Fratti, 26/02/2019

In breve:
Bilbao (Spagna) - Recensione dell'opera lirica Semiramide di Gioachino Rossini in scena al Palacio Euskalduna di Bilbao in Spagna il 22 e 25 febbraio 2019.


Per questa produzione di Semiramide al Palacio Euskalduna, ABAO-OLBE sceglie l'allestimento di Luca Ronconi creato per il Teatro di San Carlo di Napoli, già ripreso sul palcoscenico del Maggio Musicale Fiorentino.

I pregi e i difetti restano i medesimi.

Lo spettacolo, egregiamente guidato da Marina Bianchi, con le scene di Tiziano Santi, i costumi di Emanuel Ungaro e le luci di A.J. Weissbard, riassume in sé tutto il classicismo intriso nell'opera, ma non aiuta il pubblico a godere dei momenti corali che renderebbero più scorrevole la lunga vicenda.

Riguardo ai protagonisti, sapientemente scelti dal preparatissimo Cesidio Niño, si potrebbe esprimere un'unica critica: rossiniani veri, che sanno interpretare fino in fondo l'intenzione e il carattere voluti dal compositore, con un efficacissimo uso della parola.

Silvia Dalla Benetta, chiamata all'inizio delle prove in sostituzione dell'indisposta Angela Meade, è una regina solida come la sua tecnica. L'intonazione è perfetta, i suoni sono intensi e tutti appoggiati tanto in basso quanto in alto, dove le volatine sono sostituite da agilità drammatiche che riempiono la sala rendendo un personaggio veramente regale e imponente, arricchito da una recitazione vincente. Ma del suo Rossini si apprezza soprattutto il fraseggio, intensificato con certe variazioni, coi rallentati, ma soprattutto gli elegantissimi filati dell'aria conclusiva, tutti sostenuti da un ottimo uso del fiato.

La affianca un'altrettanto eccellente Daniela Barcellona nei panni di un vigoroso Arsace. Il suo canto è ben rifinito, il suono è ben tornito, la tecnica è magistrale, il giusto terreno per piegare la matematica della musica ad un'espressività davvero superiore. La resa del personaggio non è da meno, efficacemente virile anche nei fraseggi.

Lo stesso vale per l'Assur di Simón Orfila, di carattere autorevole e penetrante. La sua vocalità è sempre morbida e omogenea e in questa occasione particolarmente smaltata e coi suoni ben in punta. La sua aria, così espressa, diventa una vera scena di pazzia, di terrore, resa con ottimi accenti drammatici.

José Luis Sola è un buon Idreno cui è stata ingiustamente tagliata la prima bellissima aria. Si tratta di un ruolo particolarmente complesso, ma il tenore sa comunque farsi notare anche nei concertati dell'introduzione e del finale primo.

Piuttosto rilevante la voce di Itziar de Unda nella piccola parte di Azema.

Concludono la rosa dei solisti Richard Wiegold come Oroe, Josep Fadó nei panni di Mitrane e David Sánchez che fuori campo dà voce al fantasma di Nino.

Buona la prova del Coro de Ópera de Bilbao preparato da Boris Dujin, che purtroppo in questo allestimento è relegato nel golfo mistico.

Ottima la direzione di Alessandro Vitiello alla guida della Bilbao Orkestra Sinfonikoa, che sa creare un giusto dialogo tra buca e palcoscenico, creando il terreno perfetto per la riuscita della lunga vicenda classica, ponendosi a metà strada tra barocco e romanticismo.

 
 
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