Per svariati motivi si parla di questa produzione da oltre un anno e nel
frattempo le aspettative sono cresciute, fintanto che le prime defezioni dal
cast originario hanno iniziato a far riconsiderare le trepidanti attese, poiché
ciò che doveva essere un gruppo di nomi altisonanti si è pian piano intriso di
un po' di provincialità.
Michele Mariotti, star del belcanto e non solo, non è
purtroppo in grado di riprodurre le sue consuete prodezze, che in Mozart
hanno trovato l'apice in Die Zauberflöte. Qui risulta
insolitamente parco d'accenti e di cromatismi, tanto da apparire un poco piatto,
in alcuni punti addirittura noioso.
Simone Alberghini non si smentisce ed è un buon Don
Giovanni. Lontano dal brillare come una stella e non più in possesso della
freschezza vocale di qualche anno fa, porta comunque in scena un vero
protagonista, soprattutto nelle intenzioni e nell'interpretazione.
Lo affianca un bravissimo Vito Priante, vigoroso ed
energico, seppur anch'egli avaro di emozioni.
Donna Anna è Federica Lombardi. Ogni anno le
accademie di tutti i teatri cercano di superare la concorrenza mettendo sul
mercato l'ultima novità, l'ultima scoperta, il o la cantante che ha la stoffa
del fuoriclasse e che diventando celebre possa dire di essere il frutto di
quella scuola. Ma se il campione non si trova, ci pensa il marketing. È una
storia vecchia e che si continua a ripetere. Federica Lombardi ha una voce molto
importante e dal bel timbro, ma nulla di così eccezionale o singolare, nulla di
più di altre colleghe, a cui si aggiunge un bel problemino sugli acuti. Ma un
soprano con difficoltà negli acuti perché dovrebbe fare una carriera
internazionale? Si spera che la cantante, che ancora non è un'artista, sia meno
sprovveduta di altre che l'hanno preceduta e che sistemi la sua tecnica prima
che sia troppo tardi.
Donna Elvira è quel mostro di bravura e precisione di Salome
Jicia, che però in questo ruolo non riesce a sfoggiare le sue ben
conosciute prodezze. La parte la obbliga ad affondi che la snaturano, così come
non le permette mai di sfogarsi verso l'alto come vorrebbe. Molto probabilmente
sarebbe stata un'ottima Donna Anna.
Paolo Fanale, come di suo consueto nei ruoli mozartiani, è
l'emblema di questo stile, fatto di grazia pura, che trova il suo apice nelle
pregevoli mezze voci. Il suo Don Ottavio acquisisce spessore e
intensità.
Stefan Kocan è un ottimo Commendatore, dotato di
vocalità autorevole e solida.
Lavinia Bini è una buona Zerlina, corretta,
equilibrata e omogenea.
Roberto Lorenzi è un efficacie Masetto, anche se un
po' opaco.
Bravissimi gli attori sempre impegnati in scena: Klara Cibulova,
Cyprien Colombo, Federico Vazzola.
Buone le prove dell'Orchestra e del Coro del Teatro Comunale di
Bologna preparato da Andrea Faidutti.
Piuttosto sgraziato e antiestetico lo spettacolo ideato da
Jean-François Sivadier - cui va il solo pregio di un lavoro minuzioso
in merito a gestualità, sguardi, ingressi e uscite, scene e controscene - con
scenografia poco gradevole e fin troppo minimalista di Alexandre de
Dardel, costumi di dubbio gusto di Virginie Gervaise e
luci - comunque attinenti allo spettacolo - di Philippe Berthomé.
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