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Giuseppe Verdi: il ponte operistico romantico

Antonio Guida, 12/02/2008

In breve:

Il 27 gennaio di 107 anni fa moriva a Milano Giuseppe Verdi: colui che costruì il “ponte operistico romantico” tra l'opera buffa e le prime correnti veriste


Giuseppe VerdiPer gioia di chi attendeva una linea mediatica tra flauti magici, tradimenti con finali sorridenti e… le grida disperate di una siciliana, dal matrimonio di un oste e una filatrice, nacque a Roncole, vicino a Busseto (Parma), il 10 ottobre 1813 Giuseppe Verdi, ovvero colui che rivoluzionò il teatro d'opera dell'800.

Come tutti i bambini precoci che si rispettino, anche il piccolo Giuseppe reclamò presto la sua parte, fino a quando il padre gli regalò una spinetta sulla quale il giovane mosse i suoi primi passi; e passo dopo passo, sotto la spinta di Antonio Barezzi, un droghiere romagnolo che decise di investire su di lui, il bussetano si presentò per l'ammissione al conservatorio Milano, dal quale però fu respinto con la motivazione di scarsa attitudine allo strumento.

Egli però non si arrese, e dopo aver sposato la figlia di papà Barezzi ritornò nella capitale del nord ove iniziò a frequentare gli ambienti e le persone che risulteranno significativi sia per la sua formazione musicale, come il maestro Vincenzo Lavigna, sia per la sua personalità artistica, grazie alla conoscenza dei teatri milanesi e del repertorio dei classici viennesi; fin quando decise di presentarsi al Teatro Alla Scala direttamente in vesti da compositore.

Sul libretto di Temistocle Solera, gli fu così commissionato l'Oberto conte di S.Bonifacio; la prima sua opera che andò in scena al Teatro Alla Scala riscuotendo un ottimo successo, tale da commissionargli altri due lavori: Un giorno di regno e Nabucco.

Malasorte però volle che la malattia gli portasse via prima i suoi due figli e poi anche la moglie, mettendolo in uno stato tale da comporre un'opera buffa (Un giorno di regno) in una condizione di lutto, povertà e solitudine.

Dopo così tale insuccesso dal quale decise di chiudere con la composizione, con l'incoraggiamento del giovane soprano Giuseppina Strepponi, Verdi tornò a comporre e portò a termine il suo primo vero capolavoro: Nabucco. Iniziò così da allora un'era operistica suddivisa in un “primo Verdi”, caratterizzato da un fiorente decennio di produzioni di opere lirico di stampo politico, come appunto il Nabucco, I lombardi alla prima crociata, Giovanna d'arco, Macbeth, La battaglia di Legnano ed altre; seguirà poi un “secondo Verdi”, nel quale nasceranno capolavori musicali di fama mondiale tra i quali la trilogia (Rigoletto, Trovatore, Traviata), e anche Simon Boccanegra, Un ballo in maschera; per finire con il tardo Verdi o Verdi della maturità che vide alla luce gioielli come La forza del destino, don Carlos, Aida, Otello e Falstaff.

La morte di Verdi, che avvenne il 27 gennaio 1901, segnò la fine di un uomo che aveva creato un impero operistico destinato per i secoli a venire all'eterna attività annuale nei teatri di tutto il mondo. Non finì con la musica. Verdi infatti sul tramontar della sua esistenza diede anche un letto a tutti coloro che per l'intera vita avevano girato il mondo in vesti di musicisti, creando per l'appunto la casa di riposo dei musicisti a Milano, tutt'oggi ancora attivissima.
Colossale esempio non solo di genio musicale, ma anche di puro altruismo e umanità.

 
 
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