E' una buona idea la trovata registica del francese Arnaud Bernard,
ma appunto è un francese che vuole spiegare la storia del Risorgimento italiano
a noi italiani. Risulta forzato, pesante e troppo alla ricerca dell'effetto
cinematografico.
NABUCCO non è più ambientato nella sua epoca legittima, ma a
Milano durante le cinque giornate epiche del 1848. Idea certo geniale,
Verdi nel popolo ebreo reso schiavo e privato della sua patria vedeva
il popolo italiano oppresso dall'austriaco invasore, ma risulta almeno a me
molto forzato e pieno di errori e mancanze. La figura e la forza religiosa di
Zaccaria viene meno completamente. Non è più il gadol cohen (gran
sacerdote in ebraico) che con carisma e grande coraggio infiamma gli Ebrei, ma
un capopopolo.
Quando intona “Vieni o Levita il Santo Codice reca” siamo proprio
senza fondamento non fosse per la sublime, altissima interpretazione data
dall'interprete.
Discutibili anche le scene di movimento durante arie o duetti molto belli da
sentire magari in silenzio e non con spari e varie uccisioni o corse sul palco.
Restano comunque stupende e fantasmagoriche le scene a cura di
Alessandro Camera, i costumi curati nei minimi
particolari dal regista stesso e le belle luci di Paolo Mazzon.
L'Orchestra dell'Arena di Verona sembra nel primo atto
restare smarrita e distratta, non riconosco la compagine eccelsa che ho sentito
nelle altre opere. Scollata, sembra arrancare a stento sotto la direzione di
Jordi Bernacer, ricupera poi a stento negli altri atti. Il
Coro dell'Arena di Verona (diretti da Vito Lombardi)
fin troppo bravo tra corse, spari, cannonate e processioni (ben poco milanesi,
forse più adatte al sud Italia) a tenere una corretta linea di canto e un colore
uniforme.
I solisti sono da grande serata a cominciare dal protagonista Luca
Salsi un NABUCCO protervo, maschio e con un fraseggio ed un
accento di grande effetto. Il suo “Dio di Giuda”, premiato anche dalla
visione di una stella cadente luminosissima, è suggestivo, sofferto e da
manuale.
Il soprano Susanna Branchini è semplicemente meravigliosa.
Una voce morbida in ogni registro, anche nell'estremo acuto, disegna un'Abigaille
forte ed umana al tempo stesso. Ed ascoltando lo Zaccaria di
Riccardo Zanellato si capisce perché il M.Riccardo Muti
lo ha scelto come basso di riferimento nelle sue recenti esecuzioni: figura
imponente come la voce di autentica scuola italiana, ben emessa e dallo
splendido colore brunito, ricerca del fraseggio perfetta in ogni nota e
musicalità eccellente. Direi che meriterebbe proprio l'Oscar della lirica…
Buono anche lo squillo e bella la voce del tenore Vincenzo Costanzo
un ottimo Israele (plauso alla Fondazione che schiera quattro belle
voci finalmente italiane nel cast) .
Un po' pallida l'interprete di Fenena, la romena Carmen
Topciu da ascoltare in ruoli più importanti perché il colore della voce
e' molto bello.
Italiani e bravi anche le tre parti di fianco Romano Dal Zovo
(sacerdote di Belo) Carlo Bosi (Abdallo) ed
Elisabetta Zizzo (Anna). Pubblico numeroso e molto
partecipe.
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