AIDA VISTA DALLA PARTE DEGLI ETIOPI
E' una splendida, tradizionale, ma
allo stesso tempo innovativa Aida quella che ho visto ed
apprezzato il 19 luglio in un'Arena non gremitissima (ma ogni teatro
tradizionale al chiuso farebbe 3 pienoni con il pubblico di ieri sera areniano).
La scena è dominata da una grande piramide, da sfingi e da colossi
raffiguranti il Dio Anubi. L'innovazione della regia e scene del grande maestro
FrancoZeffirelli sta nel far vedere il popolo egizio cencioso e
curioso che affolla il palcoscenico vasto e soprattutto nel ridare dignità (e
questo è anche merito dei due favolosi artisti che li interpretano ) ai due
reali personaggi etiopi schiavi si, vinti, ma a testa alta, dignitosi e forti
non i soliti “selvaggi “ prostrati davanti alla magnificenza dei Faraoni.
Un'Aida sostenuta, condotta e governata dalla saldissima mano del
direttore d'orchestra Daniel Oren una garanzia ormai amato e
stimato in ogni teatro. Il maestro sa dipingere con somma maestria ogni nota,
ogni momento rendendolo personalissimo e trovando nuove nuances nel capolavoro
verdiano. Una su tutti quel sublime arresto e pianissimo disteso improvviso dopo
l'accorata e sublime frase di Aida “ Oh patria, patria quanto mi costi…”
o i colossali accenti degli ottoni e delle percussioni nell'atto del giudizio.
Seguito da un'attenta e ottima Orchestra dell'Arena di Verona
che non presenta il fianco a sbavature o intemperanze, ma segue con un unico
intento e colore il maestro israeliano.
Aida è una straordinaria Maria Josè Siri ampiamente
padrona del ruolo e maestra in pianissimi soavi e perlacei. Il suo ”Cieli
azzurri” è da manuale, da brividi, come lo sono gli acuti ben sorretti e
morbidi, mai forzati. La sua principessa schiava è regale, altera, ma anche
feminilissima ed innamorata. Il personaggio sbalza fuori con grande maestria.
Voce da seguire perché ci darà sempre più nuove emozioni e soddisfazioni.
Il suo Radames ha la voce ottima di Carlo Ventre
tenore dal bel timbro e grande professionista, acuti lucenti e baldanzosi, ma si
ha l'impressione che il personaggio non venga fuori, che manchi di personalità.
Ripeto voce notevole, ma mi riservo di sentirlo in altri contesti ed in altri
personaggi.
Uguale impressione anche per la Amneris di Violeta Urmana.
Voce notevolissima, bel colore, ma a mio avviso manca la zampata della leonessa
dei Faraoni. Come esempio porto il suon”Trema vil schiava” nel duetto
con Aida . Non fa tremare per niente anche se la fonazione è perfetta
come per altro tutto l'atto del Giudizio.
Felino regale e maestoso, non solo per altezza e possanza fisica, l'Amonasro
di Ambrogio Maestri anche se qualche volta c'è qualche leggera
propensione verso portamenti, ma la voce, l'intenzione e la resa è ottima, e
l'interprete restituisce grandissima dignità e forza al re vinto ed eroico che
rappresenta.
Notevole il basso In Sung Sim che interpreta un Ramfis
implacabile con voce brunita, che risuona nella vasta cavea areniana con forza.
Ottime le parti minori: Romano Dal Zovo un musicalissimo
Re, Antonello Ceron Messaggero dalla bella voce
tenorile e la deliziosa voce di Arina Alexeeva ottima
Sacerdotessa.
Una garanzia il potente ed uniforme Coro dell'Arena di Verona
che canta con maestria somma in ogni sezione senza alcuna forzatura merito anche
del suo Maestro Vito Lombardi.
Eccellente, importante, con movimenti fluidi e magnificamente espressi il
Corpo di Ballo dell'Arena di Verona brilla nelle coreografie
del mitico Vladimir Vassilev ben coordinato dall'ottimo
coreografo Gaetano Petrosino.
Eccellenti i primi ballerini Beatrice Carbone, Petra Conti e Gabriele
Corrado spettacolari nei momenti coreografici dell'opera (uno su tutti
il brio della Danza dei Moretti con pirouettes e grand batman quasi acrobatici.
I costumi di Anna Anni sono degni del kolossal, molto belli
e colorati, ma non ho gradito molto quelli di Amneris e di Radames,
ricchi ed elaborati fin troppo.
Uno spettacolo stupendo, unico come solo la suggestiva Arena di Verona sa
offrire.
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