Bello sentire il pubblico che affolla la platea del Comunale di
Bologna affermare : “Finalmente si sentono tutte
belle voci come una volta” ed è proprio vero!
Presente alla recita del 12 giugno in una Bologna calda, ma sempre piacevole,
gusto ed assaporo ogni nota di questa monumentale e splendida produzione.
Il catalizzatore del prezioso cast è il maestro MICHELE MARIOTTI,
grintoso, fulmineo eppure poetico nei momenti più intimi e delicati dell'opera.
L'ORCHESTRA DEL TEATRO COMUNALE lo segue fedelmente e con grande maestria
tecnica e coloristica (stupendo l'assolo del violoncello prima di “Ella
giammai m'amo'”) non una sola sbavatura, ma una tavolozza cromatica ben
espressa e una forza poderosa.
DIMITRY BELOSELSKIY è un Filippo umanissimo,
dominato dal freddo e spettrale Grande Inquisitore a cui tenta invano
di fuggire. La voce morbida e ben emessa, la ricerca continua di un ottimo
fraseggio e una buona presenza scenica lo fanno apprezzare dal pubblico.
Il protagonista ha la bella voce tenorile di ROBERTO ARONICA
seppur in alcuni piccoli punti velata da stanchezza la vocalità è luminosa, gli
acuti frecce vibranti, il colore splendido, buona la presenza scenica.
Un Rodrigo da Oscar della lirica quello interpretato dal baritono
LUCA SALSI praticamente perfetto: voce bellissima, rotonda,
bronzea, dizione perfetta e nobiltà di fraseggio.
Stessa considerazione per la splendida Eboli di una bella
VERONICA SIMEONI, fulgida in scena in un ruolo che le sta a pennello.
Nella regia sembra una Veronica Lake o Lana Turner: fatale, sfrontata e dotata
di una voce di cui è assoluta padrona.
Come ne è padrona la splendida MARIA JOSE' SIRI contrapposta
nella sua compostezza al fuoco della Eboli, una Elisabetta
matronale, ma commovente e dolcissima. Una voce luminosa come un diamante, tersa
e cristallina, soave nei pianissimi e molto bella.
LUIZ OTTAVIO FARIA è il Grande Inquisitore. Voce
molto buona e bella presenza scenica, nella regia giustamente quasi sempre in
scena, domina tutto Avrei solo preferito una voce più incisiva in quel
capolavoro di duetto con Filippo.
Voce incisiva ed importante, destinata a ruoli più importanti, quella del
Frate di LUCA TITTOTO.
Ottimo il settore dei comprimari tutti dotati di bellissime voci destinate a
ruoli più importanti : il Tebaldo molto fresco ed accattivante di
NINA SOLODOVNIKOVA, il conte di L'erba squillante ed
incisivo di MASSIMILIANO BRUSCO, come pure l'araldo di
ROSOLINO CLAUDIO CARDILE e la dolcissima voce del cielo
di ERIKA TANAKA.
Direi perfetti ed in completa sintonia i Deputati Fiamminghi:
FEDERICO BENETTI, ALEX MARTINI, LUCA GALLO, PAOLO MARCHINI, ABRAHAM
GARCIA GONZALEZ, CARLO MALINVERNO.
Ottimo il CORO DEL TEATRO COMUNALE DI BOLOGNA, con le
leggiadre signore impegnate anche nella danza nella Canzone del velo, autorevole
e compatto diretto magistralmente dal M. ANDREA FAIDUTTI.
La regia del grande HENNING BROCKHAUS ha momenti
scoperti: ben espresso e condotto il concetto che la chiesa di Roma comanda e
sovrasta con arrogante protervia ogni cosa. Il trono quasi barbarico del Grande
Inquisitore è sempre presente e sovrasta la scena, i sacerdoti sono violenti ed
arroganti. Sappiamo gli orrori compiuti dalla Inquisizione in nome di Dio. Come
mi piace l'importanza data ad Eboli, ben presente in scene dove non è
nel libretto. Non mi piace qualche entrata ed uscita poco curata dei personaggi
come il mischiare nell'autodafe popolani e nobili. Anche se l'azioneè spostata
nei primi del Novecento, non esiste che i nobili siano mischiati in mezzo alla
folla. Ma sono piccoli particolari, compensati dalle belle e funzionali
scene di NICOLA RUBERTELLI, dai favolosi costumi
Belle Époque di GIANCARLO COLIS, ambedue impreziositi dalle
sapienti luci di DANIELE NALDI.
Uno spettacolo prezioso, apprezzatissimo dal numeroso pubblico intervenuto e
che fa sperare sul futuro della nostra amata lirica in Italia
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